“Per la sanità ho rischiato di essere ammazzato”. Scopelliti racconta la verità: “i 18 ospedali non li ho chiusi io”

Quei diciotto ospedali la cui chiusura viene imputata a Scopelliti hanno tutt'altra storia e l'ex governatore non ebbe tempo sufficiente per venirne a capo

StrettoWeb

Peppe Scopelliti rischiava, se non fosse stato arrestato, di morire ammazzato“, ha detto ieri sera il direttore di StrettoWeb, Peppe Caridi, moderando la presentazione del libro di Scopelliti a Villa San Giovanni. “Poteva andarmi anche peggio“. Lo scrive chiaramente l’ex sindaco di Reggio nel suo libro. “Da governatore della Calabria avevo avviato un profondo cambiamento soprattutto nella sanità, un settore nel quale gli interessi delle lobby sono fortissimi, inimmaginabili e in questo cambiamento avevo anche incluso il prezzo della vita“, ha raccontato ieri sera .

Dopo un anno e mezzo dal mio insediamento ho iniziato a lavorare ad una temperatura altissima. Ogni volta che c’era un morto in qualche ospedale, dopo 48 ore il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, mandava una lettera al commissario Scopelliti” per chiederne contezza, racconta a titolo di esempio. “C’era una sorta di accerchiamento e dovevo lavorare con l’acqua alla gola, perché si cercava in tutti i modi lo scoop per condannarmi. Si era costruito artatamente tutto questo intorno alla figura del presidente della regione“, spiega.

I 18 ospedali chiusi, ma da chi?

“La sanità era la partita che avevamo di fronte. Oggi molti dicono che Scopelliti è quello che ha chiuso diciotto ospedali. A volte la gente ignora la verità, diventa ignorante, volutamente o meno. Ma la verità è che il piano di rientro che prevedeva la chiusura degli ospedali non fu sottoscritto da me, bensì da Agazio Loiero. Anzi. Io qualche ospedale sono riuscito a salvarlo, perché ne volevano chiudere di più“. E c’è un altro dato. “Dei 18 ospedali chiusi 12 dovevano essere riconvertiti in case della salute o in punti di primo intervento. Ma dove sono? Da quando io sono andato via non ce n’è nemmeno uno. Perché non sono state fatte queste riconversioni? Tra Palmi, Vibo e l’ospedale della Sibaritide, solo quest’ultimo si sta realizzando“, precisa ancora.

Nei miei obiettivi, una volta portato a termine il piano di rientro, c’era il potenziamento e il miglioramento di molti ospedali“, ricorda Scopelliti. Ma i lati oscuri, nella sanità, erano molti e l’ex governatore lo racconta senza filtri: “in Calabria la sanità aveva un avanzo di circa 3000 unità di dipendenti in più. Erano ventitremila su una necessità di ventimila, ma non si occupavano di aspetti sanitari: erano addetti generici come giardinieri e simili“. Un’ambiguità non da poco sulla quale Peppe Scopelliti, se ne avesse avuto il tempo, avrebbe voluto vederci chiaro. Ma venne fermato prima. E forse questo gli salvò la vita pur affossando la sanità calabrese ancora di più.

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