“Reggio Calabria è devastata e sventrata e nessuno dice nulla”: Scopelliti rivendica l’orgoglio del modello Reggio, “era una città che sognava a occhi aperti”

Scopelliti: "Reggio Calabria è una città totalmente spenta che non riesce a trovare motivo di forza e di orgoglio per continuare a dire 'adesso basta'"

StrettoWeb

Piange il cuore a vedere la città svuotata, devastata, sventrata”. Lo ha detto Giuseppe Scopelliti ieri sera, a Villa San Giovanni in occasione della presentazione del suo libro “Io sono libero”. “Cammini e ogni cento metri ci sono quei paletti con la cosa arancione attorno che devi sempre deviare per poter camminare“, racconta amareggiato il padre del ‘modello Reggio‘. “E’ assurdo che nessuno dica nulla – prosegue -. E’ pazzesco tutto quello che accade oggi. Reggio Calabria è una città totalmente spenta che non riesce a trovare motivo di forza e di orgoglio per continuare a dire ‘adesso basta’. Reggio deve cominciare a riprendere il cammino che merita e che stava costruendo“.

E a stimolare questa crescita, secondo Peppe Scopelliti, dovrebbe essere la classe dirigente. “Non solo quella politica – precisa – ma tutti quelli che hanno un ruolo all’interno delle società reggina, che hanno delle competenze e delle funzioni“. Ciò su cui la città dovrebbe puntare, dunque, sono gli stimoli e non “l’aggressione verso qualcuno, non l’intenzione di contestare qualcuno. Ci deve essere solo la volontà di stimolare a fare cose che oggi sono necessarie per dare alla città una prospettiva“.

Sono lontani, dunque, i tempi del modello Reggio, come lo aveva definito Gianfranco Fini, quando la neonata Città Metropolitana aveva ambizioni, sogni, progetti di respiro mediterraneo ed europeo. Un modello che, dopo la vicenda giudiziaria che ha travolto Scopelliti, ha diviso la città, non a metà ovviamente, perché la maggior parte dei cittadini sa e ha compreso il valore dei progetti dell’epoca. I detrattori, invece, accollano tutti gli odierni problemi a quel periodo storico, quando è palese, “carte alla mano” assicura Peppe Scopelliti, che i problemi odierni sono in parte ereditati da chi lo ha preceduto e in parte dovuti all’incuria dell’ultimo decennio.

Più volte, durante il suo intervento, Scopelliti, ha sottolineato la “totale inadeguatezza di una classe dirigente che doveva dare risposte” e non lo ha fatto. Una classe dirigente che non sa più sognare e che ha trasmesso questa “totale situazione di stasi” alla gente, al popolo. E tutto è immobile. “A distanza di 13 anni non ci si può più nascondere. Del Decreto Reggio in nove anni non è stato speso un euro in opere pubbliche. Milioni di euro sono tornati al governo e non sono andati alla città. Oggi ci sono circa 200 milioni di risorse che non vengono investiti, perché non ci sono capacità di investimenti in termini progettuali. Il dramma vero – chiosa Scopelliti – è notare che tutti sembrano terrorizzati dal parlare“.

Il modello Reggio vive tra i cittadini perché era un modello di buon governo, ricorda l’ex sindaco reggino. Eppure oggi tutto ciò che è inerente al modello Reggio viene scartato a prescindere, nonostante ci sia estrema necessità di progetti, di lungimiranza, per evitare che la città continui a spopolarsi. “I giovani vanno tutti via, perché qui non c’è più nessuno che è in grado di regalare loro un sogno. Il modello Reggio aveva dato alla città ambizioni e sogni raggiungibili“. Ovvero quello che manca oggi.

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