Reggina, il caso della mensa si infittisce: chi è il nuovo chef con grembiule e cappellino? Il VIDEO

Reggina, un video pubblicato dalla società mostra un signore con grembiule e cappellino al lavoro nella mensa del Centro Sportivo Sant'Agata: è il nuovo chef? Di chi si tratta?

StrettoWeb

Continua a far discutere tutto l’ambiente amaranto la notizia fornita ieri da StrettoWeb sui cambiamenti che la dirigenza della Reggina ha intrapreso per la gestione della mensa del Centro Sportivo Sant’Agata, dando il benservito a tutto lo storico staff e affidando il servizio ad una società di pasti industriali specializzata per le forniture ospedaliere. Il club, dopo aver risposto all’articolo prima con il solito adolescenziale post Facebook del patron Ballarino e poi con un comunicato stampa in cui di fatto confermava tutto, ieri sera alle 22:16 ha pubblicato un video in cui ha fornito le immagini del raduno della squadra al Sant’Agata.

Tutta la parte finale del video è dedicata proprio alla mensa: si vedono le portate, la bresaola con rucola e scaglie di grana come antipasto, la pasta asciutta, le patate e le verdurine.

Reggina, le immagini pubblicate dal club sulla nuova mensa dopo la notizia di StrettoWeb

Ma agli occhi più attenti non sarà sfuggita la presenza in cucina di un signore, apparentemente grande di età e basso di statura, con un grembiule nero e un cappellino bianco, adoperarsi per preparare i piatti. Piatti che – lo ricordiamo – sono forniti dall’azienda a cui il club ha deciso di affidarsi, mandando a casa lo storico e apprezzato staff delle cucine.

Dopo aver visto il video, ci chiediamo e chiediamo al club così solerte a risponderci: chi è questo signore? Si tratta del nuovo chef che ieri – nel comunicato stampa – la società annunciava per il futuro? Il club amaranto, infatti, confermando di aver sottoscritto un contratto con il colosso delle mense ospedaliere per la fornitura dei pasti al Sant’Agata, aggiungeva che “in considerazione del fondamentale ruolo ricoperto dall’aspetto nutrizionale per gli atleti, la società metterà a disposizione di staff e calciatori, uno chef che in loco preparerà tutti i pasti“. Questo chef annunciato dal club ieri pomeriggio in modo generico, senza quindi indicarne nome e cognome, è già stato individuato in poche ore e assunto – almeno in prova – per ieri sera? Ai tifosi farebbe senza ombra di dubbio piacere sapere chi è, come si chiama e quali siano le sue referenze professionali.

L’opportunità della mensa

Nell’indignazione generale della città per una scelta che va a compromettere il ruolo sociale del club quando si priva di lavoratori reggini, si sono alzate le solite voci barricadere a difesa della dirigenza. La minuscola “frangia” – appunto – di tifosi che confonde l’amore per una maglia e una bandiera con il lecchinaggio nei confronti del proprietario di turno. Sono quelli che idolatrano il patron della Reggina a prescindere da chi sia e cosa fa (l’abbiamo visto con Saladini, persino nei giorni in cui palesemente l’imprenditore lametino confezionava la catastrofe), anche se ovviamente di fronte all’evidenza dei fatti sono sempre di meno come dimostra il dato degli abbonati che è clamoroso se consideriamo che ha fatto l’abbonamento soltanto il 45% dei – già allocchi – tremila che di fronte alla palese porcata politica con cui nasceva questa società, avevano comunque deciso di dargli fiducia e poi l’avevano comprensibilmente abbandonata nel corso della stagione.

Mai la Reggina ha vissuto un momento così basso nella sua storia ultracentenaria (due anni consecutivi in serie D), e mai in alcuna stagione e in alcuna categoria ha avuto un numero così basso di abbonati (sono 1.374). Da questa frangia di fedelissimi moicani, partono gli strali contro quella stampa locale che è colpevole di “criticare” raccontando fatti conclamati. Stampa locale che alla Reggina ci tiene molto più di loro e vorrebbe che fosse sempre alla propria altezza, nelle categorie del calcio che conta. E che non si arrende a questa mediocrità. Come quella parte sana della città che non ha perso la speranza di un futuro migliore.

A tal proposito – e qui torniamo alla mensa – gli strali sulla notizia sono sempre gli stessi: dicono che “siamo in serie D, non ci possiamo permettere mensa e foresteria, non ci possiamo permettere il Sant’Agata, siamo in serie D“. Ma quando mai. Tifosi o addetti ai lavori che possono abbassarsi a fare questi ragionamenti sono quelli della Villese (Villa San Giovanni), del Due Torri (Piraino), della Gioiese (Gioia Tauro), della Sicula Leonzio (Lentini). Squadre che vedono nella serie D la loro massima dimensione. Non della Reggina.

La Reggina in serie D può starci solo di passaggio. Al volo. Come ha fatto il Trapani l’anno scorso, o il Catania due anni fa. E il Trapani l’anno scorso faceva le trasferte con un jet privato, mentre il Catania di Pelligra non ha mai badato a spese per gli impianti con l’obiettivo dichiarato di conquistare in pochi anni la serie A. Vincere un campionato di serie D costa almeno 3 milioni di euro, e soltanto chi ne ha la disponibilità può pensare di rilevare un club che debba vincere questo torneo. In alternativa ci sono tante altre piccole squadre che possono accontentarsi di una salvezza tranquilla con un investimento di 500-600 mila euro annui. Tra l’altro, la Reggina non potrebbe neanche accontentarsi di andare in serie C per poi arrancare, salvarsi all’ultima giornata o fare i playout, come ha fatto dopo il ripescaggio con i Praticò tra 2016 e 2019 arrivando sull’orlo dell’ennesimo fallimento (sventato in extremis da Gallo) dopo tre anni di umiliazioni nei bassifondi della C, appunto. Servono dirigenze facoltose, importanti, progetti seri, al passo con i tempi, e tanti tanti soldi per andare almeno in serie B e mettere i presupposti per mantenersi ad alti livelli con un forte settore giovanile e cifre importanti da sponsor e stadio che in una bassa serie C, e tantomeno in D, non ci saranno mai.

Cosa vuole essere la Reggina? Cosa pretendono tifosi, giornalisti, addetti ai lavori? Certo, se dobbiamo rimanere a tempo indeterminato in serie D, è sacrosanto che non ci potremo permettere mensa e foresteria, tantomeno il Centro Sportivo Sant’Agata. Ma se ci sono altri progetti, come quelli illustrati nell’ormai famigerato business plan di settembre 2023, allora quelli di Sant’Agata, mensa e foresteria sono solo pochi spiccioli ininfluenti e, anzi, la base per i successi futuri. Come dimostra la stessa storia della Reggina che con Lillo Foti ha basato la sua trionfale epoca ormai mitologica e leggendaria proprio dalla realizzazione, e poi virtuosa gestione, di quel Centro Sportivo.

Adesso è diventato un peso? Soltanto per chi non ha alcuna altra prospettiva che non sia l’infinito Dilettantismo. Altrimenti è proprio da lì che bisogna partire. Ed è lì che questa dirigenza aveva promesso di investire, quando voleva il titolo sportivo dall’Amministrazione Comunale. E invece dopo meno di un anno manda a casa il personale e lavora al risparmio anche sugli spiccioli. E secondo quella minuscola frangia di lecchini non dovremmo neanche dirlo perchè loro – forse – sono contenti di questa mediocrità. A furia di andare dietro a Brunetti e Ballarino, hanno dimenticato che la Reggina è un’altra cosa.

La Reggina è Tonino Raffa che ieri sera durante il Bergafest sul Lungomare racconta con la propria viva voce il gol di Bonazzoli al Granillo contro l’Atalanta ai tempi di Tutto il Calcio Minuto per Minuto. La Reggina è l’amichevole estiva con il Real Madrid di Fabio Capello. La Reggina è le masse di Giapponesi in ogni angolo della città per Shunsuke Nakamura. La Reggina è il ritiro estivo a Brusson o Saint-Christophe.

La Reggina è Simone Perrotta Campione del Mondo e Giovanni Di Lorenzo Campione d’Europa. La Reggina è Simone Giacchetta. La Reggina è Franco Colomba. La Reggina è Simone Missiroli e Nicolas Viola, l’ultima generazione di talenti del Sant’Agata contestati dai palati fini della gradinata prima di andare ad insegnare calcio in grandi piazze di tutt’Italia.

La Reggina è Emanuele Belardi che il 19 dicembre 1999 al 90° para un rigore a Shevchenko a San Siro al suo esordio in serie A salvando il 2-2 finale. La Reggina è il gol del definitivo 0-2 di Bruno Cirillo all’Olimpico di Roma il 19 marzo 2000 di fronte a 10 mila tifosi reggini contro i giallorossi. La Reggina è Massimo Taibi che l’1 aprile 2001 segna di testa all’Udinese. La Reggina è l’impresa di Walter Mazzarri dal -15. La Reggina è la doppia “carcagnata” sul Messina in serie A nel 2006 e nel 2007 seguita da quella dei playout di serie C nel 2015.

Adesso siamo con Ballarino, Praticò e Bonanno, incapaci di battere due volte su due il San Luca, profanati al Granillo dal Real Casalnuovo, e vorrebbero pure che gli battessimo le mani…

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