“Da troppo tempo ho visto le idee, le speranze e gli ideali della mia generazione tramontare sotto la frase “mi accontento”. Da troppo tempo, recandosi alle urne ho visto gente turarsi il naso, scegliendo il “male minore” pensando di esorcizzare lo spauracchio di un governo locale o nazionale totalmente contrario agli interessi degli ultimi, dei lavoratori, dei più, magari ricercando una vaga ombra socialdemocratica che ricorre nel nome, ma è scomparsa dalle politiche. Ma un compromesso al ribasso è sempre una sconfitta ed è sotto l’egida del “male minore” che sono stati svenduti diritti, calpestate identità, avallati privilegi, ignorate esigenze del popolo, tenuto al guinzaglio in nome di quel “male minore”. Il risultato, è che oggi l’idea comune di politica e soprattutto di chi fa politica corrisponde a un un becero gruppo di persone che con la scusa di amministrare pensa solamente a fare i propri interessi, in barba al popolo che soffre”. E’ quanto scrive il candidato Cheyenne Curatola di “Per un’altra Reggio”.
“Ma per me la politica è quella per i cittadini, senza scranni, titoli o vestiti eleganti di mezzo, è occuparsi della polis, del bene comune, di tutti e non di pochi, per questo – nonostante le difficoltà- ho deciso di mettermi in gioco in prima persona e candidarmi come consigliere di questa città, in passato usata, bistrattata e poi abbandonata da chi era chiamato a governarla. Non ho mai creduto “all’uomo solo al comando”, ai supereroi che con i loro “poteri” salvano la fanciulla che cade dal grattacielo. La mia idea è quella dell’unione che fa la forza. Da soli non contiamo nulla, insieme possiamo tutto. Per questo la mia candidatura non è la cristallizzazione di ambizioni personali, ma un servizio che metto a disposizione di chi non ha voce, di chi ha solo subito e mai provocato i guasti delle precedenti amministrazioni.
In quest’ultimo decennio – prosegue il candidato – la qualità della vita nella nostra città si è decisamente abbassata, fino al punto di ritrovarci senza servizi pubblici, senza attenzione verso le categorie più deboli, senza capacità di offrire opportunità lavorative ai giovani.
Una situazione grave, senza dubbio figlia delle condotte politiche dalle gestioni Scopelliti-Raffa-Arena, che hanno lasciato in eredità un enorme buco di bilancio, il quale ha generato oltre che disservizi alla cittadinanza, vere e proprie carenze (vedi Multiservizi, Leonia, Atam, Ansaldo Breda). Nel frattempo chi è cresciuto, si è ingrassato e ha beneficiato è stata la ndrangheta, omaggiata – ci dicono le inchieste – di pubblici appalti, lavori, consulenze, distribuiti in base ai desideri dei clan piuttosto che nell’ottica di dare il miglior servizio possibile alla popolazione. È ora di dire basta.
Il mio impegno e quello della mia lista, “Per un’altra Reggio”, si inserisce nel solco di importanti esperienze Italiane ed Europee, come il successo delle liste che si ispiravano all’idea di un’Altra Europa con Tsipras , che nella nostra città ha sfiorato l’8%. Vogliamo così unire la voce di chi chiede un’Europa, un’Italia ed una Reggio Calabria diverse e più giuste, a quella di chi (cittadini, associazioni, movimenti) negli anni ha condotto battaglie per spezzare il sistema di potere malato della nostra Città, provando a ridare voce ai cittadini e alle loro istanze, convinti che le politiche che stanno affossando il Paese debbano essere contrastate e completamente ribaltate.
Negli ultimi venti anni, il concetto stesso di gestione di servizio pubblico locale in Italia è stato stravolto. In obbedienza al principio della riduzione dei costi e della presunta maggiore efficienza dell’impresa privata o di forme miste di collaborazione tra pubblico e privato, dappertutto il sistema delle aziende municipali è stato smantellato, per essere sostituito con società miste, società in house, o società totalmente gestite da privati, nonostante milioni di cittadini si siano espressi in maniera diversa attraverso il Referendum sulla ripubblicizzazione di beni comuni come l’acqua.
A Reggio, le cosiddette “esternalizzazioni” sono state l’occasione per produrre clientele, lottizzazione partitocratica, servizi insoddisfacenti, aumento dei costi e inefficienze. In più l’infiltrazione delle cosche in tali attività rende ancora più allarmante la situazione ed impone a tutti una seria riflessione su questo tipo di gestione. Sono convinto che si debba marcare un punto e a capo in questo campo, tornando ad una gestione rigorosamente pubblica dei settori dei trasporti, dei rifiuti, della manutenzione, eliminando le società inutili riconducendone le funzioni (gestione tributi, servizi informatici) all’interno degli uffici comunali.
Tutto a Reggio è stato occasione di guadagno sulle spalle dei cittadini: dalla raccolta della spazzatura alla manutenzione, dal sistema idrico alla gestione dei tributi. Persino il tapis roulant, opera costosa e oggi funzionante a singhiozzo è stata occasione di lucro. È ora di dire che sui servizi non si deve più speculare e che una istituzione democratica deve innanzitutto farsi carico di questo principio.
È necessario che Reggio esca dalla crisi, ma senza scaricarne i costi sulle spalle della collettività. Al contrario, è necessario ristabilire il rispetto dei diritti per tutti, a partire dal diritto ad un lavoro dignitoso, in questi anni prostrato alla necessità bipartisan della classe politica di gestire clientes, grandi elettori e sostenitori politici. Proprio la grave situazione occupazionale, l’altissimo tasso di disoccupazione, di lavoro nero e precariato, che pesa sui giovani in particolare, impone di ricostruire il senso del vivere assieme assumendo il principio della trasparenza e del diritto al lavoro per tutti.
Inoltre, è essenziale riaffermare i diritti di cittadinanza per tutti, facendo delle differenze un valore, di qualsiasi differenza si tratti: di opinione, di genere, di scelte. Puntare all’istituzione del registro delle coppie di fatto, promuovere strumenti di democrazia come la consulta delle donne, il bilancio di genere, e l’affermazione dei diritti sociali per i più deboli ed impegnare il Comune a costituirsi parte civile nei processi riguardanti trattamenti discriminatori a danno dei cittadini.
Ritengo che il primo compito di una amministrazione comunale, nell’epoca del fiscal compact e dello strangolamento degli enti per effetto del combinato delle politiche europee e nazionali, debba essere quello di guidare la cittadinanza e rappresentarne gli interessi contro tali politiche di tagli e di svuotamento di funzioni amministrative e di controllo democratico.
Il mio auspicio – conclude Curatola – è che si possa siglare, attorno a questa nuova filosofia di gestione amministrativa, un grande patto per la chiarezza e il cambiamento, che dia reale consistenza alle aspirazioni generali ad una città più giusta, a comportamenti amministrativi improntati alla trasparenza e alla responsabilità. Non sto parlando dell’ennesimo inciucio fra partiti, né di accordi al ribasso, ma di un patto con la gente che vuole dare un volto nuovo a questa città anche scegliendo una nuova qualificata classe dirigente politica e tecnica, libera da collusioni e condizionamenti di qualunque genere. Senza padroni o padrini. L’obiettivo è quello di costruire insieme una democrazia partecipata in cui la grande maggioranza della popolazione possa sentirsi finalmente coinvolta permanentemente nella gestione della cosa pubblica.
Bisogna ridare speranza e dignità alla comunità reggina. È per questo che chiedo a quanti si riconoscono in questi principi di raccogliere questo appello perché unendo le forze sane, si possa contribuire a rendere concreto il cambiamento determinando una svolta per la Nostra Città.
Molto c’è da fare, per invertire la rotta a Reggio Calabria, ma non voglio restare a guardare, voglio determinare il futuro della mia città ed assieme ad ognuno di voi possiamo farlo”.