Il poker era stato uno dei capisaldi della vita sociale in età imperiale, contribuendo non poco al mantenimento di quella che passò alla storia come “pax romana”.
Con l’arrivo dei Barbari, si era cercato di insegnare loro le regole del gioco, ma essi rilanciavano ripetutamente e senza alcun criterio, con qualsiasi carta e rendendo praticamente il gioco simile a quello dei dadi e svilendo il significato dei grandi tornei.
Proprio a ciò si deve la definizione di barbaro, che venne data a chi giocava in modo sconsiderato, ancor oggi largamente in uso.
Fu anche a causa di questo che, a poco a poco, si affievolì ogni interesse verso il poker e lentamente, ma inesorabilmente, se ne perse traccia nella società.
L’ultimo torneo di un certo rilievo si tenne presso la corte dell’Imperatore Romolo Augustolo, tanto che il 476, l’anno della sua morte, per tutti gli storici è considerato la data in cui si esaurì ufficialmente la tradizione del gioco del poker nell’antichità, nonché quella della fine l’Impero Romano.
Vennero poi secoli bui, durante i quali, salvo rare eccezioni, il poker fu praticato, come vedremo, solo in determinati contesti, perdendo tutte le sue caratteristiche popolari, che sarebbero state recuperate solo dopo oltre un millennio.
Saverio Spinelli