Tour del sindacato di Polizia tra le carceri siciliane

Il carcere di Trapani è balzato alla cronaca dopo i fatti che riguardano 25 poliziotti penitenziari

StrettoWeb

In occasione del tour tra le carceri siciliane, iniziato lunedì scorso, il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo domani 27 novembre terrà una conferenza stampa davanti al carcere di Trapani con inizio alle ore 11. “Il carcere di Trapani “balzato” alla cronaca dopo i fatti che riguardano 25 poliziotti penitenziari – sottolinea Di Giacomoè solo il caso più emblematico di una situazione gravissima per il sistema carcerario siciliano ed italiano che si scarica sull’anello più debole e meno tutelato che è il personale penitenziario. È soprattutto il nuovo clima di “inquisizione” che si sta creando intorno al personale siciliano etichettato come “torturatore” che non è assolutamente tollerabile. Per questo motivo– aggiunge– dopo il tour che nei mesi scorsi mi ha portato in giro per numerosi istituti del Paese ho deciso di tornare in Sicilia innanzitutto per incontrare i colleghi coinvolti e per riprendere la “campagna di controinformazione” rispetto a quella che li descrive come “torturatori”. Per noi – continua – è sempre più urgente la modifica radicale del reato di tortura (non l’abolizione), poiché così come previsto, di fatto impedisce di compiere qualsiasi tipo di attività di contrasto alle violenze che quotidianamente interessano tutti gli istituti del Paese. Le aggressioni e i casi di violenza contro il personale di Polizia penitenziaria -che registra una situazione di maggiore sottodimensionamento di organico in tre quarti degli istituti siciliani – nei 23 istituti dell’isola dall’inizio dell’anno sono stati 625 con decine di casi tra mini-rivolte, eventi gravi e tentativi di fuga; il ritrovamento di stupefacenti e di telefonini segnano rispettivamente più 400% e più 600%; i sequestri di droga sono di alcuni chilogrammi in media al mese. E tra i fenomeni più preoccupanti permane la diffusione di telefonini che sono usati da boss e uomini di primo piano nei clan per impartire ordini nei mandamenti ma anche per minacciare ed intimorire persone e continuare nell’attività estorsiva”.

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