“Solo la nebbia, avete solo la nebbia” è un vecchio coro da stadio con cui i tifosi delle squadre del Sud prendevano in giro, goliardicamente, quelli delle squadre del Nord. C’era anche la variante più ritmata: “Noi abbiamo il sole, noi abbiamo il mare e voi, voi solo la nebbia” sulle note del cult degli anni ’90 “Sotto questo sole“. Sfottò tipici del contesto da stadio, che è folle considerare offensivi. Si tratta di goliardia, tanto è vero che ad ottobre 2013 tre consiglieri comunali di Milano hanno esposto uno striscione nel civico consesso meneghino con su scritto “Abbiamo solo la nebbia” per protestare contro il regolamento anti-razzismo della Figc che ha vietato questo tipo di esternazioni in pieno boom del declino sociale che ha visto diffondersi il bavaglio e l’assurdità del politicamente corretto.
Ovviamente quello della nebbia al Nord Italia è soltanto uno dei tanti stereotipi meteorologici del nostro Paese. E in ogni caso la nebbia caratterizza determinati microclimi al punto da esserne parte integrante anche sotto il profilo sociale e culturale: appartiene a quei territori, rappresenta poesie e suggestioni, ricordi e antiche leggende. Nessuno si è mai sentito offeso per queste parole.
Il problema, però, è un altro. E si sta materializzando in questi anni. Ci riferiamo al fatto che questo tipo di considerazione è uscita dalle curve degli stadi, dove invece poteva starci benissimo, ed è dilagata nella società “bene” dell’Italia del Sud. Assumendo connotati deliranti. Che al Nord in generale, e a Milano in particolare o comunque nelle principali città della pianura Padana, “ci sia solo la nebbia” mentre “noi abbiamo il sole, noi abbiamo il mare“, è diventato il mantra con cui tanti meridionali, tanti calabresi, tanti siciliani, in ogni caso totalmente ottusi, commentano le notizie sulle classifiche e graduatorie relative alla Qualità della Vita. Non si tratta più di uno sfottò da non prendere sul serio e utile soltanto a colorare il contorno di un gioco come il calcio, ma di una convinzione assurta con presunzione da super mega laureati del Sud convinti di vivere nel posto migliore dell’universo.
Vannacci direbbe che questo “è il mondo al contrario“, ed effettivamente è proprio così. Che l’Italia del Sud abbia un clima migliore di quella del Nord, perchè più mite, più soleggiato e più luminoso, è pacifico. Peccato, però, che la qualità della vita non si misuri con questo, altrimenti avremmo un’emigrazione al contrario: sarebbero i milanesi, i bergamaschi, i torinesi, i bolognesi, i veneziani, i liguri, a fare le valigie e scendere al Sud per respirare aria pulita e prendere il sole in riva al mare a dicembre. E invece sono i meridionali che, in massa, ogni anno, continuano ad emigrare al Nord in cerca di un futuro migliore.
Come funzionano le classifiche sulla Qualità della Vita
L’ultima classifica sulla Qualità della Vita nelle città italiane è stata realizzata da ItaliaOggi e Ital Communications ed ha fatto il giro dei media due settimane fa: prima Milano, poi Bolzano, Monza, Bologna e Trento. Ultima Reggio Calabria, insieme a Caltanissetta, dietro – nell’ordine – a Palermo, Crotone, Siracusa, Messina, Cosenza e Agrigento. Gli ultimi 8 posti sono tutti di Calabria e Sicilia, i primi cinque di Lombardia, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna.
Sono tanti gli enti e le istituzioni che ogni anno realizzano questo tipo di classifiche e graduatorie, in Italia e nel mondo. Si tratta di analisi scientifiche, che hanno un enorme riscontro nella realtà dei territori. Non c’è nessuna strana manovra, nessun complotto, nessun imbroglio dietro queste statistiche che sono realizzate da centri di ricerca ufficiali e autorevoli e raccolgono il consenso e l’apprezzamento unanime a livello internazionale. Tutte le ricerche internazionali, infatti, evidenziano come le città al mondo con la migliore qualità della vita siano Vienna, Zurigo, Ginevra, Vancouver, Auckland, Sydney, Melbourne, Toronto, Helsinki, Monaco di Baviera, Copenaghen, mentre negli ultimi posti ci sono Lagos, Caracas e altre metropoli dal clima di gran lunga migliore rispetto alle città dove si vive meglio.
Per documentare la reale qualità della vita, infatti, i fattori principali da tenere in considerazione sono quelli economici e sociali. Il benessere si basa su questo, e l’umanità di sviluppa e si muove da sempre in base a questo e non certo inseguendo le aree con il clima migliore. Lo studio che ha certificato pochi giorni fa come Milano sia la città con la migliore qualità della vita in Italia, e Reggio Calabria la peggiore, analizza 9 dimensioni: affari e lavoro, ambiente, reati e sicurezza, sicurezza sociale, istruzione e formazione, popolazione, sistema salute, turismo, reddito e ricchezza. In questo modo si può certificare il benessere dei propri abitanti: le qualità principali che devono contraddistinguere le città sono servizi, soglia di reddito, infrastrutture, vitalità del tessuto produttivo, sostenibilità ambientale, alti livelli di sicurezza e benessere.
Gli indicatori analizzati nello studio
La prima analisi della ricerca è basata su affari e lavoro, che comprende otto indicatori che riportano informazioni sul mercato del lavoro (tasso di occupazione e disoccupazione distinti per sesso), sulla nati-mortalità aziendale, sull’importo dei protesti per abitante e sulla incidenza di startup e Pmi innovative. Poi c’è l’ambiente, i reati e la sicurezza, l’istruzione che significa l’analisi del tasso di partecipazione alla scuola dell’infanzia, la percentuale di popolazione in possesso almeno di un diploma di istruzione secondaria superiore, la percentuale di persone laureate e la percentuale di studenti in possesso di adeguate competenze alfabetiche e numeriche. Attenzione: anche in questo caso, tutte le città migliori in graduatoria sono quelle del Nord, e le peggiori sono al Sud.
Abbiamo poi l’analisi del numero medio di componenti delle famiglie e il numero medio di figli per donna, e uno degli indicatori più importanti riguarda i servizi sanitari. C’è anche un focus su turismo, intrattenimento e cultura che determina le città con maggiori attività e attrazioni, quindi luoghi di cultura, musei, biblioteche, mostre, eventi, cinema, librerie, sport di alto livello, insomma, le “cose da fare“, e anche in questo tutte le migliori città sono quelle del Nord (con Roma al quarto posto), mentre le ultime sono quelle del Sud. Ci sono molte più “cose da fare” persino nelle medio-piccole città del Nord rispetto alle grandi città del Sud. Infine, ci sono i dati di reddito e ricchezza. Sono questi gli indicatori che formano queste classifiche, e come è palese comprendere, il clima non viene giustamente neanche menzionato. C’è invece l’ambiente, e anche su questo il Sud Italia è molto indietro rispetto alle città del Nord che compensano la sfavorevole posizione orografica con enormi parchi e oasi di verde, una distribuzione di alberi e verde pubblico che rende armonioso il contesto urbanistico rispetto alla cementificazione selvaggia e incontrollata delle città del Sud.
Le deliranti reazioni del Sud: quando non si vuole vedere la realtà
Ebbene, in tanti al Sud hanno reagito alla classifica come se fosse un sopruso. Come se non fosse realistico. Come se il mondo, appunto, fosse al contrario. A supporto delle bislacche teorie “meridionaliste“, dilagano le immagini e i Meme che vorrebbero enfatizzare il degrado di Milano mostrando prezzi elevati per piccoli monolocali, messi a confronto con… la cameretta a casa di mamma e papà per ultra 35enni ancora in cerca di lavoro in Calabria e Sicilia! Pazzesco.
C’è stata poi la guerriglia notturna del Corvetto, dove qualche giorno fa è esplosa una rivolta dei clandestini che hanno messo il quartiere a soqquadro. Ma questo scenario è frutto dell’immigrazione incontrollata e si rileva ovunque, in tutte le città. E’ ovviamente più diffuso laddove le città sono più grandi e più ricche, basti pensare a Parigi. Ma nessuno si è mai azzardato a vaneggiare che a Parigi si vive male perchè ci sono le banlieue.
E poi, per rendere l’idea, il Corvetto è per Milano ciò che Arghillà è per Reggio Calabria. Non è che a Reggio Calabria, o a Messina, o a Catania, o a Catanzaro, queste situazioni non ci siano. Abbiamo raccontato nei giorni scorsi su StrettoWeb della situazione di illegalità diffusa e degrado al Lido Comunale di Reggio Calabria, sul Lungomare, nel salotto buono della città. E’ come se a Milano ci fossero gli accampamenti dei clandestini a piazza Duomo. E neanche due mesi fa un 14enne è stato pestato a sangue nel pomeriggio sempre sul Lungomare reggino. In proporzione, a Reggio Calabria c’è molto più degrado, c’è molta più insicurezza e c’è molta più criminalità che a Milano.
L’aggravante delle nostre responsabilità: risorse migliori, non adeguatamente valorizzate per l’invidia sociale e la cultura del sospetto. Una questione di mentalità
Certo, è vero: al Sud abbiamo un clima migliore, probabilmente anche scenari naturali e beni archeologici di gran lunga superiori. Abbiamo una ricchezza enorme data dalla storia e da Madre Natura che al Nord non c’è, non almeno in questi termini. E questa constatazione è soltanto un’ulteriore aggravante di quanto siamo colpevoli del sottosviluppo, della povertà, del degrado, dell’arretratezza che contraddistinguono il nostro territorio e le nostre città. Basterebbe un briciolo di operosità, una mentalità positiva volta allo sviluppo e al progresso per valorizzare tutto ciò che di buono abbiamo, invece siamo nel 2024 e ancora non c’è neanche il Ponte sullo Stretto (e molti si oppongono alla sua realizzazione!), tanto per parlare di infrastrutture, di lavoro, di benessere e ricchezza. Viviamo in una società di invidie e gelosie, in cui gli uni sono contro gli altri e chi ha successo viene additato automaticamente come imbroglione. Siamo la società in cui non esiste il merito ma soltanto il degrado dell’esaltazione della mediocrità. E’ solo una questione di mentalità, la stessa che ci porta a reagire alla classifica della Qualità della Vita non come una scossa per migliorarci ma prendendocela con chi fa queste statistiche. Come lo studente impreparato che viene bocciato all’esame e anziché studiare di più se la prende col professore.
Eppure chi vuole stare meglio è costretto ad andare al Nord a cercare fortuna e benessere. Andiamo a vivere dove c’è la nebbia, “solo la nebbia“.