Reggina, che tristezza l’esordio della Fenice col San Luca. Ma finalmente possiamo parlare di calcio (o forse no…)

Ieri l'esordio della Fenice Amaranto che non è riuscita a battere neanche il San Luca (una delle squadre più scarse di tutto il torneo). Un messaggio chiaro: non ci daremo mai pace per una Reggina che non possa lottare per la promozione immediata

StrettoWeb

Finalmente possiamo parlare di calcio. O forse no, perchè è importante anche il contesto. Ma partiamo dal campo, e ci chiediamo cosa abbiamo fatto di male per meritarci tutto questo. Dopo appena quattro mesi dai playoff per la serie A siamo finiti a disputare una serie D senza ambizioni. Da Pippo Inzaghi a Bruno Trocini, da Gigi Canotto a Peppe Coppola. Dalle ultime due vittorie consecutive al Granillo, quattro mesi fa, su Como e Ascoli che hanno portato i sei punti utili a conquistare i playoff per la serie A, ad un Granillo che domenica riaprirà a metà e semi deserto per una squadra che dovrà sperare di strappare quello che sarebbe un miracoloso pareggio contro il Siracusa.

Le ultime trasferte erano state, a maggio, quella di Bari al San Nicola e quella di Bolzano nei playoff per la serie A. Ieri, invece, siamo finiti a giocare contro il San Luca, che per fortuna ha lo stadio inagibile e quindi è stato dirottato a Locri in campo neutro. Altrimenti nello stadio comunale del piccolo paesino alle pendici dell’Aspromonte neanche il migliaio di tifosi reggini presenti ieri sugli spalti sarebbero potuti entrare.

E in campo è finita 0-0, contro il San Luca. L’ennesima umiliazione e mortificazione storica per la Reggina – che ufficialmente si chiama Fenice Amaranto – incapace di superare persino la rappresentativa di un borgo di tremila anime della propria provincia. Tra le avversarie meno attrezzate di tutto il torneo, il risultato non è certo di buon auspicio per una squadra che ha l’obbligo di conquistare subito la promozione in serie C anche in base al business plan che la dirigenza del nuovo club ha presentato al Comune, prevedendo il “ritorno in serie B entro tre anni“. Brunetti li ha scelti per questo, ma non è chiaro se fosse previsto anche di non vincere persino col San Luca.

Sia chiaro, con Trocini e con questi ragazzi non ce la prenderemo mai. Perchè non hanno alcuna colpa. Il mister ha avuto l’unica sfortuna di essere libero in questo momento storico, e quindi è finito nel posto sbagliato nel momento sbagliato. I calciatori sono professionisti che hanno avuto l’opportunità di firmare un contratto e fanno il loro mestiere. Non ci sarà mai neanche un momento di questa stagione in cui scaricheremo su di loro quelle che sono responsabilità di altri, altri che a loro – allenatore e calciatori – li stanno mandando al massacro. Molto più triste, appunto, il contesto e cioè tutto ciò che s’è visto ieri intorno al campo, a partire dalle divise dell’allenamento e le polo dello staff con il logo originale della Reggina oscurato proprio mentre gli ultras chiarivano con un grande striscione che il primo obiettivo è proprio quello di recuperare marchio e identità. Il logo storico della Reggina è nelle mani della Reggina 1914 e il Comune potrebbe intervenire per recuperarlo e concederlo alla nuova società, com’è successo a Padova qualche anno fa. La vecchia società intraprenderà l’iter del tribunale fallimentare, e anche lì non sarà difficile potersi riappropriare in tempi strettissimi del logo storico tanto caro a tutti i tifosi amaranto.

Il problema è, e rimane, la società. La Reggina non può pensare di poter rimanere in serie D per un’altra stagione: significherebbe frantumare definitivamente il legame con la propria tifoseria, perdere ogni tipo di appeal commerciale, non avere più incassi da sponsor e stadio, rischiare di rimanere a lungo – molto a lungo – nei Dilettanti, finchè una nuova proprietà non subentrasse con investimenti massicci tali da risvegliare l’entusiasmo perduto. Ecco perchè questa piazza non può accettare una serie D da metà classifica. Il termine più abusato delle ultime settimane in città è stato “un lusso per la categoria” rivolto ai calciatori giunti in riva allo Stretto. Ma quale può essere un “lusso per la categoria” se arriva da svincolato al 20 settembre? E’ possibile che tutte le altre 162 squadre di serie D, di cui almeno 30 con l’ambizione di promozione in serie C e con budget di gran lunga superiori a quelli della Fenice, si siano fatte sfuggire questi grandi lussi? E’ possibile che ci siano ancora persone che pensano che il calcio si possa fare guardando le statistiche sulle tabelle dei siti internet, senza considerare la tenuta fisica, gli infortuni, le caratteristiche di un torneo e le esigenze contingenti di una squadra? La Reggina tra domenica prossima, 1 ottobre, e il 5 novembre, dovrà giocare dieci partite in 35 giorni: tenuta fisica, esplosività atletica e corsa sono gli elementi fondamentali per poter fare bene, per questo servivano calciatori che avevano fatto la preparazione e che avevano esperienza in questa categoria. Che ce ne facciamo di scarti-riserve della serie C, che però in serie C erano sempre in panchina (il portiere) o non segnavano mai (l’attaccante), o non giocavano da anni per gli infortuni, o nelle ultime stagioni hanno sempre giocato in squadre che sono retrocesse? Per dire che “abbiamo un lusso per la serie D“, e quindi ingannare gli allocchi a fare gli abbonamenti? Ma poi sarà il campo, come sempre, a parlare, e già ieri s’è visto un piccolo assaggio di quello che sarà, contro una delle squadre più scarse di tutto il torneo.

La Reggina dovrebbe poter competere con il Trapani, essere quindi superiore a Siracusa, Lamezia, Vibonese, e invece nella tifoseria inizia a diffondersi una pericolosa rassegnazione a dover rimanere in serie D anche il prossimo anno. Uno scenario inaccettabile, senza precedenti nella storia della Reggina, a cui non potremo rassegnarci. E’ vero che il Sindaco Brunetti l’ha detto più volte, “meglio dieci anni in serie D ma fatti con dignità“, ma è anche per questo che lo abbiamo duramente contestato. Anche perchè non si capisce che dignità ci sia in queste umiliazioni, e al contrario perchè non possa essere dignitoso stravincere le partite. Ecco perchè non ci diamo pace: per la consapevolezza che è stata tutta una balorda manovra politica.

L’alternativa c’era, la super corazzata per fare meglio del Trapani era già pronta, costruita da due dirigenti di altissimo livello che hanno già dimostrato di avere la Reggina cucita addosso come Emanuele Belardi e Massimo Taibi. L’attaccante era Adriano Montalto, anche lui con la Reggina cucita addosso: due anni fa ha risolto in modo determinante (e spettacolare) tutti i derby di serie B. Il centrale era Ciccio Cosenza, l’allenatore era Pazienza che arrivava non per la D ma per vincere subito anche la serie C e tornare davvero in B non in tre, ma in due anni, con una società forte, solida e composta da persone serie, reggine, tifosi innamorati della Reggina. Gli altri erano tutti calciatori importanti che avevano fatto la preparazione in altre squadre. L’organico era già pronto il 7 settembre, perchè c’era la consapevolezza dei tempi ristrettissimi e delle difficoltà che sarebbero subentrate per fare una squadra all’altezza e quindi avevano giocato d’anticipo. Non si capisce quale possa essere la mancanza di rispetto di prospettare a professionisti, che siano allenatori e calciatori, l’ipotesi di un progetto che dipende dall’esito del bando comunale: se va bene voi ci siete? Altrimenti no. E infatti così Montalto ha firmato con la Casertana dieci minuti dopo l’esito del bando.

Pellegrino, direttore sportivo della nuova società, usa la demagogia del “rispetto” per nascondere le proprie incapacità: ci ha messo quasi dieci giorni a trovare l’allenatore, ad oggi la squadra ancora non è completa, eppure nessuno – nè alcuna forma di rispetto – gli impediva di muoversi in anticipo. Anche Ballarino lo ha fatto, quando ha coinvolto Bonanno e Pellegrino nel progetto della Fenice: il bando non era ancora vinto, eppure loro erano già dentro. E’ stata forse una mancanza di rispetto? Non avrebbero dovuto accettare di far parte di un progetto che “ancora non esisteva“, come ha detto Pellegrino?

Il punto è che per la Reggina giocare col San Luca, con il Canicattì, con la Sancataldese, con la Gioiese, il Locri, il Sant’Agata, la Vibonese, l’Igea Virtus, il Castrovillari, è svilente già di per sé. E’ difficile da accettare già di per sé, e infatti tutti i cori dei tifosi ieri sono stati contro Saladini che è e resta il principale responsabile di questo dramma sportivo. Ma se ci giochi per un solo anno, dominando ogni partita, segnando a raffica, come hanno sempre fatto tutte le squadre paragonabili alla Reggina che negli scorsi anni sono finite in serie D (il Catania un anno fa, il Palermo due anni fa, il Bari e il Cesena tre anni fa, e prima ancora Parma, Venezia, Salernitana, Perugia etc.), puoi anche accettarlo. E’ l’unico modo per accettarlo.

Altrimenti non ci daremo mai pace come città, come tifoseria, come stampa. Nei confronti della società e nei confronti di chi ha scelto questa società.

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