Festa Scudetto Inter, il prefetto di Milano: “Contro 30 mila persone né idranti né transenne, lotta alla pandemia deve considerare anche altri interessi primari”

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Le parole del prefetto di Milano Renato Saccone dopo i festeggiamenti dei tifosi dell’Inter ieri che tante polemiche hanno suscitato

Tiene banco ancora, dopo 24 ore, la questione legata alla festa dei tifosi dell’Inter dopo la vittoria dello Scudetto di ieri. Oltre alla versione dei soliti terroristi in tv, e al parere di Bassetti, sono arrivate le parole del prefetto di Milano Renato Saccone, che sembrano suonare come un appello mirato proprio a quegli “esperti” che da oltre un anno non fanno altro che prevedere tragedie praticamente mai avvenute. “Quando il popolo dei tifosi, in modo assolutamente spontaneo e non organizzato, scende in strada per festeggiare lo scudetto atteso da anni – spiega in una nota il prefetto – bisogna necessariamente coniugare le ragioni della prevenzione del contagio con la gestione dell’ordine pubblico e con la tutela della incolumità delle persone. Abbiamo valutato che chiudere piazza Duomo, spazio urbano ampio e con numerose vie di esodo, sarebbe stato inevitabilmente occasione di ancora più densi e rischiosi assembramenti, sotto ogni profilo”.

In pratica si è fatto avanti il concetto di buon senso che in tanti invocano ormai da tempo. L’assembramento c’era, ma in un pomeriggio di zona gialla con le attività aperte è impossibile bloccare tutto. “Di fronte a trentamila tifosi esultanti, circa diecimila nel picco in piazza Duomo –prosegue ancora Sacconenon si usano idranti, né ha senso transennare una città. Si opera per evitare incidenti di qualsiasi natura, che non ci sono stati, per ridurre nei tempi le manifestazioni di festa, con il rispetto del ‘coprifuoco‘, per salvaguardare le tante attività commerciali e della ristorazione e il diffuso passeggio domenicale di un pomeriggio primaverile in zona gialla, così come è stato. Con questo approccio, sono stati previsti e approntati servizi mirati e flessibili, con la consapevolezza che la gestione dell’ordine pubblico è un delicato equilibrio tra interessi non sempre collimanti, i cui risultati positivi non sono facilmente visibili perché consistono spesso in ‘ciò che non accade’“.

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