Reggio Calabria, tutti i transfughi della sinistra nel centrodestra: manca solo l’originale…

Reggio Calabria, che imbarazzo nella politica: dopo Anghelone, Neri, Cardia e Strangio anche Albanese ha ufficializzato il passaggio dal Pd al Centrodestra. Ex vice Sindaci e Assessori di Falcomatà tutti dall'altro lato della barricata

StrettoWeb

Il passaggio di Rocco Albanese dal Partito Democratico a Forza Italia è un terremoto nella vita politica della città di Reggio Calabria: nonostante fosse nell’aria da tempo, l’ufficialità e le parole dello storico esponente del Pd sono come una scossa di magnitudo 7 nei palazzi del potere reggino. “Mascalzoni, sono dei mascalzoni, Falcomatà e quella specie di partito che è il Pd. Mi hanno preso in giro, il Sindaco mi ha detto che l’ho cresciuto, ed è vero, che i suoi figli mi chiamano zio, ed è vero, e poi me l’ha messa in culo con la complicità del Pd! Mi hanno preso in giro, mi promettevano la permanenza in Giunta, che doveva essere scontata visti i voti che avevo preso, e invece erano già d’accordo per farmi fuori. E adesso dicono che sono vecchio e non farò più nulla: gliela farò vedere io! Dicevano così anche tre anni fa, e sono stato il più votato con mille e duecento voti! Gliela farò vedere io dove devo andare, gliela farò vedere io! La mia decisione l’ho condivisa con i miei grandi elettori, con gli amici, con la famiglia. Intanto alle Europee voterò Tajani e Giusi Princi, poi vedranno alle Comunali. Il passaggio in Forza Italia nasce dal legame con il consigliere regionale Pietro Giacomo Crinò, con lui sono legato da oltre 50 anni, partendo da quell’anima socialista che ci accomuna e che ci fa guardare al futuro. Vedremo se rinascerà il Partito Socialista. Di certo Forza Italia oggi è un partito moderato di centro in cui mi ritrovo. La mia decisione è stata molto sofferta e non è di natura politica, ma legata esclusivamente all’aspetto umano, al tradimento che ho subito da Falcomatà e dal Pd“.

Il legame con Crinò è così forte che solo un mese fa, dopo due anni e mezzo di legislatura regionale, il consigliere ha assunto il figlio di Rocco Albanese come segretario generale. Ma questi sono dettagli. Che Albanese non potesse accettare il trattamento di Falcomatà e del Pd, su StrettoWeb lo avevamo scritto in tempi non sospetti, lo scorso anno, durante il teatrino per la formazione della nuova Giunta Comunale. Albanese era una colonna portante del Partito Democratico reggino, in cui ha scritto la storia politica della città per quasi 60 anni. Ed era stato il più votato nella lista del Pd alle ultime elezioni comunali di quattro anni fa con quasi 1.200 voti di preferenza. Con la nomina ad Assessore, aveva perso il posto da consigliere quindi non confermarlo in Giunta è significato lasciarlo in mezzo alla strada dando uno schiaffo a quelle 1.200 persone e quindi alla democrazia. Per giunta se questo è avvenuto con prese in giro che hanno tradito la fiducia di Albanese, è più che comprensibile la sua reazione.

Che Falcomatà abbia un problema con la gestione dei rapporti umani non è una novità e non lo scopriamo certo con Albanese, basti pensare che negli anni ha già perso tutti i suoi vice: Anghelone, Mauro, Neri (che era stato addirittura suo testimone di nozze). Ha litigato anche con Versace, l’unico fedele (fin qui) è rimasto Brunetti. Ha rotto anche con Angela Marcianò, con Cardia, con Zimbalatti, con Angela Martino e con l’avv. Giuseppe Strangio – storico dirigente e già segretario del Pd – anch’esso da poco passato a Forza Italia. E con tanti altri che non sopportano i comportamenti “ambigui” del primo cittadino sotto il profilo umano.

Le contestazioni politiche sono particolarmente accese, e legate alle condizioni della città. “Cos’è cambiato in questi anni? Va sempre tutto peggio” dichiara Zimbalatti che sta ancora valutando cosa fare e deciderà dopo le elezioni europee. Di certo il suo futuro non è più nel centrosinistra di Falcomatà. Ha sempre dimostrato di essere un uomo libero “e nel mio caso non c’è nessun figlio assunto, nulla che nessuno può dirmi che faccio per interesse, a me interessa solo il bene della città. Se riusciamo a sistemare le buche, se arriva l’acqua nelle case, se funziona la raccolta della spazzatura, io sono felice perchè vivo in una città migliore. Invece qui va sempre tutto peggio. Non ho la certezza che con altri andrà meglio, ma ho la certezza che con Falcomatà e questa classe dirigente è un disastro irreversibile. Quindi dobbiamo provare a cambiare“. Lo ha fatto Angela Marcianò, un altro personaggio assolutamente libero da ogni condizionamento dato da interessi personali tanto che con enorme coraggio e coerenza ha deciso di candidarsi in solitaria alle scorse elezioni comunali raggiungendo il 13,9% dei voti senza liste, senza partiti, da sola contro tutti. Ed è rimasta da sola anche adesso, tra gli scranni dell’opposizione, fuori dai partiti ma sempre con la schiena dritta.

Ognuno reagisce come da propria coscienza, di certo c’è che tra le varie Giunte di Falcomatà ci sono almeno una decina di ex Assessori, vice Sindaci, consiglieri, dirigenti di partito e collaboratori che hanno abbandonato la coalizione e si sono schierati contro il Sindaco. Questo certamente sarà determinante per il risultato delle prossime elezioni comunali, ma non è tutto oro quello che luccica. Analizzare questa situazione limitandosi alla superficie, e cioè ai traditi da Falcomatà che passano al centrodestra o comunque si schierano contro di lui, e quindi immaginare una facile vittoria dell’attuale opposizione alle prossime Comunali, è troppo semplicistico. Intanto la politica non è un calcolo matematico: se Armando Neri, Mario Cardia, Rocco Albanese, Giuseppe Strangio & company alle scorse elezioni hanno portato tot. voti alle liste del Pd, non significa che riusciranno alle prossime elezioni a portarne altrettanti nella Lega o in Forza Italia. E’ vero che gli elettori seguono la persona e il candidato ma è anche vero che c’è tutto un contesto politico da considerare: in alcuni casi potrebbero anche prendere più voti di prima, in altri di meno. Ma non è così scontato che vadano a rafforzare i partiti di centrodestra in cui sono transitati.

Nella Lega, ad esempio, è forte e cova da tempo il malcontento dei militanti e dirigenti della prima ora che non hanno mai apprezzato l’arrivo dei transfughi della sinistra, anche e soprattuto perchè nel caso di Neri e Cardia si tratta di stretti ex collaboratori di Falcomatà che poco più di tre anni fa conducevano la campagna elettorale “Reggio non si Lega” con una dialettica molto accesa. Quale potrà mai essere la credibilità di questa operazione? Per il candidato sindaco voluto da Salvini, Antonino Minicuci, ma anche per il segretario provinciale Franco Recupero, storico fondatore della Lega a Reggio, è un boccone molto duro da digerire. Ed è così anche per tutti i militanti e per la base del partito. Il mancato svolgimento del congresso provinciale testimonia quanto sia tormentata la situazione interna alla Lega reggina.

Ma il problema più grande che bisogna porsi pensando al futuro è un altro. Questi movimenti che stanno stravolgendo di volta in volta la politica cittadina, a cosa porteranno? Alle prossime elezioni comunali nei principali partiti del centrodestra avremo tra i candidati Neri, Cardia, Anghelone, Albanese, forse Zimbalatti e chissà quanti altri transfughi della sinistra. Inevitabilmente, se prenderanno tanti voti, diventeranno Assessori di una nuova eventuale Giunta di centrodestra. Che quindi sarà composta dagli stessi personaggi che hanno già avuto i più importanti incarichi delle (fallimentari) Giunte di Falcomatà. Certamente il disastro di Reggio negli ultimi dieci anni non è stato determinato dai singoli Assessori, ma immaginare una Giunta Comunale di Centrodestra con due ex vice Sindaci e 3-4 ex Assessori di Falcomatà appare davvero raccapricciante per la credibilità della classe politica.

E’ possibile che la destra reggina non abbia più una sua classe dirigente? A questo punto perchè non transita dall’altro lato anche lo stesso Falcomatà? Ah, già: dopo due mandati non potrà più candidarsi. Ma c’è sempre la carta Pasquale Caprì: con fascia e parrucca è identico. E non ha mai nascosto le sue simpatie politiche: certamente sarebbe più credibile dell’originale.

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