Clamoroso “Il Fatto Quotidiano”: “Falcomatà infiltrato di Renzi nel Pd, strizza l’occhio al centrodestra”

Clamoroso "Il Fatto Quotidiano" su Falcomatà: "sindaco Pd che tifa Ponte sullo Stretto e ddl Nordio: ha cacciato la giunta, ora strizza l’occhio a Renzi e al centrodestra"

StrettoWeb

Quello che è successo a Reggio Calabria da ottobre ad oggi è alquanto anomalo. Da un punto di vista politico il ritorno di Giuseppe Falcomatà, dopo la sentenza sul caso Miramare, ha provocato un’enorme polverone all’interno della coalizione di Centro/Sinistra. Dopo oltre 70 giorni di stasi, il sindaco ha formato una Giunta senza partiti, escludendo Pd, Dp, Italia Viva, Socialisti. Il primo cittadino è riuscito a vincere su tutti i fronti la guerra interna al Partito Democratico, mettendo all’angolo Nicola Irto e Nino De Gaetano e adesso può esultare perchè è più forte politicamente e può ragionare con calma sul futuro.

Su “Il Fatto Quotidiano”, l’analisi del giornalista Lucio Musolino, è estremamente dura:

“Ormai sono in molti a Reggio Calabria a domandarsi se il sindaco Giuseppe Falcomatà sia ancora iscritto al Partito democratico. Leggendo la cronaca politica degli ultimi giorni, sia quella cittadina che nazionale, infatti, per dirla con le parole di un navigato esponente dem, la sensazione è che piuttosto sia “un infiltrato di Renzi all’interno del Pd”. Se sia effettivamente così, il tempo lo dimostrerà. Al momento l’unica certezza è che a un anno e mezzo dalle comunali il rischio è di consegnare la città al centrodestra che, a Palazzo San Giorgio, ha già presentato una mozione di sfiducia”.

Scopelliti assessore e la giravolta sul Ponte sullo Stretto

Il giornale fondato da Marco Travaglio analizza la scelta di Falcomatà di mettere in Giunta Rosanna Scopelliti, ex Pdl, nonchè la virata sul Ponte sullo Stretto.

“Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire cosa sta succedendo tra il sindaco e il “suo” partito, dopo che già in passato gli aveva “perdonato” l’aver messo in giunta un’ex deputata del Popolo della Libertà dopo aver cantato “Bella ciao” per festeggiare la vittoria elettorale. L’ultima, in ordine di tempo, è la questione del Ponte sullo Stretto. La giravolta di Falcomatà prende slancio nel 2014, quando nel programma elettorale aveva scritto che “è evidente che la futura amministrazione della città metropolitana opporrà un secco ‘No’ al ponte sullo Stretto”. “La nostra terra – sosteneva – non ha bisogno di altre cattedralinel deserto, di altri pacchetti Colombo per sopire la coscienza dei cittadini dell’area metropolitana dello Stretto”. Dopo la prima elezione, il sindaco aveva ribadito il concetto ai microfoni di Sky e rassicurato i suoi elettori: “La mia posizione è che non serve un ponte per unire le due sponde. Sono molto convinto che rendere finalmente lo Stretto patrimonio dell’umanità possa, in termini di risonanza mondiale, in termini di pubblicità, essere molto più importante di qualsiasi infrastruttura”. Nel 2019 il “volteggio” del politico reggino prosegue (“Bisogna fare uno sforzo culturale, uscire dalla logica ‘Ponte sì, Ponte no’, ma ragionare sul Ponte”) fino ad arrivare a mercoledì quando la piroetta di Falcomatà si è chiusa con la partecipazione al convegno “Palermo/Helsinki: il corridoio con il ponte sullo Stretto per lo sviluppo sostenibile del Mezzogiorno d’Europa”.

Falcomatà ed il reato di abuso d’ufficio

Sull’abuso d’ufficio, il sindaco Giuseppe Falcomatà, anche alla luce di quanto ha vissuto durante il processo Miramare, ha una posizione molto vicina al Governo che al Partito Democratico.

“Falcomatà risulta più vicino al Centro/Destra anche sull’abolizione del reato di abuso d’ufficio voluto dal ministro Nordio e dal governo Meloni con il voto contrario di Pd, M5S e Alleanza Verdi e Sinistra. “Se il provvedimento è proposto da un ministro di destra e si ritiene sia giusto, non vedo perché il Pd debba mettersi di traverso”, è stato il commento di Falcomatà al Corriere della Sera all’indomani della sentenza della Cassazione che lo ha assolto dal reato di abuso d’ufficio restituendogli la poltrona di sindaco dopo due anni di sospensione in seguito alle condanne in primo e secondo grado rimediate nel processo Miramare”.

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