Il Pd fa dietrofront su tutta la linea, Falcomatà blinda la maggioranza: c’è l’accordo sulle new entry in Giunta

Falcomatà vince su tutta la linea lo scontro interno al suo partito: i vertici del Pd si piegano alle volontà del primo cittadino per evitare la sfiducia in consiglio comunale. Una pessima figura per il partito, mentre ora il Sindaco sarà più forte

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Finisce a tarallucci e vino la crisi interna alla maggioranza di centrosinistra che guida il Comune di Reggio Calabria: il Partito Democratico ha compiuto nelle ultime ore un dietrofront su tutta la linea, piegandosi alle volontà del Sindaco Giuseppe Falcomatà. Una pessima figura per i vertici del partito calabrese, che aveva attaccato duramente il Sindaco parlando di atteggiamenti “antidemocratici e individualisti” non appoggiando la nuova Giunta del primo cittadino, senza poi dare continuità a questa posizione già dopo pochi giorni.

E’ bastato un incontro serale tra il consigliere regionale Giovanni Muraca, fedelissimo di Falcomatà, con Giuseppe Marino e Mimmetto Battaglia per trovare la sintesi definitiva. Che è esattamente ciò che Falcomatà aveva già proposto al partito la scorsa settimana, prima di presentare la nuova squadra di governo in cui adesso entreranno lo stesso Mimmetto Battaglia e Lucia Nucera per il Pd, e un altro assessore esterno scelto da Falcomatà sempre in area Pd (con ogni probabilità sarà Anna Nucera).

Con quest’accordo, Falcomatà esce vincitore su tutta la linea dallo scontro avuto con il segretario regionale del partito, Nicola Irto, e con De Gaetano che rimane completamente senza assessori. Tuttavia per il Pd continuare questa sfida al proprio Sindaco nella città più importante e popolosa della Regione, una delle 10 Città Metropolitane d’Italia, era impossibile: come avrebbe potuto votare la mozione di sfiducia del centrodestra? E come avrebbe giustificato la caduta di una delle sue amministrazioni comunali comunque più importanti d’Italia per il prestigio della città, che appunto è una delle 10 Metropolitane del Paese? Con quali motivazioni nello specifico, a fronte di un Sindaco del Pd, di un Presidente del Consiglio del Pd e di una squadra di Assessori in cui ci sono 5-6 elementi su 9 tra tesserati e/o comunque nell’orbita dem?

A sugellare l’accordo sono arrivate in serata alcune parole concilianti proprio da parte di Falcomatà: “Come ho avuto modo di affermare durante la presentazione della giunta  è importante completare in tempi brevi la composizione dell’esecutivo. Ho atteso i tempi necessari alla politica per determinarsi e credo sia giunto il momento di essere consequenziali, anche perchè la città ha atteso anche troppo. Il Partito Democratico è sempre stato, ed è tuttora, casa mia. Appartenere ad una comunità politica significa condividerne i valori e come in tutte le comunità possono esserci dei momenti di discussione e di confronto, anche acceso, ma in politica è necessario saper fare sintesi. Il dialogo naturalmente non si è mai interrotto, ma ora credo sia necessario vedersi al più presto, per raggiungere un punto di incontro sulla politica, nell’esclusivo interesse della città e dei cittadini che ci hanno dato fiducia e meritano di essere amministrati da una squadra solida e rappresentativa. Ovviamente credo che sia importante ascoltare tutti e quindi vedere, in un momento immediatamente successivo, gli altri partiti della coalizione“.

Per quanto riguarda i malumori degli altri partiti minori, Falcomatà conta di risolverli con le nomine di sottogoverno. E così la mozione di sfiducia delle opposizioni difficilmente raggiungerà il risultato sperato. In ogni caso è servita a smascherare i giochi di potere di chi a parole si era opposto al Sindaco, per poi fare subito dietrofront non appena si è paventato il pericolo di andare tutti a casa. Una figuraccia colossale per il Partito democratico reggino, che probabilmente avrebbe dovuto utilizzare maggiore cautela quantomeno nelle dichiarazioni pubbliche dei giorni scorsi. Adesso non solo Falcomatà avrà i suoi ultimi due anni di governo della città, ma sarà anche decisamente più forte sotto il profilo politico.

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