Reggio Calabria, l’Amministrazione è in frantumi: tutti i retroscena sulla faida interna tra Comune e Città Metropolitana

Reggio Calabria, a due settimane dal pronunciamento della Cassazione su Falcomatà c'è una scintilla che ha innescato la bomba che ha mandato in frantumi l'Amministrazione: Comune e Città Metropolitana si fanno la guerra sulla stampa, uno scenario senza precedenti

StrettoWeb

Fuori controllo. La situazione politica di Reggio Calabria è finita totalmente fuori controllo: se quella della Reggina era stata la miccia per far detonare l’esplosivo, la scintilla che ha innescato lo scoppio è arrivata dal caos delle scuole. Il fronte interno all’Amministrazione Falcomatà che da quasi dieci anni guida il Comune e la Città Metropolitana è divampato nelle ultime ore in cui gli amministratori comunali e quelli metropolitani se le stanno dando di santa ragione, pubblicamente, senza freni, in un contesto che non ha precedenti politici anche oltre i confini della città. Di fatto, l’Amministrazione è in frantumi: non esiste più. Non c’è unità d’intenti, non c’è un comune indirizzo politico, non c’è quell’amalgama necessario a guidare una città. La Città Metropolitana diffonde un comunicato contro il Comune, il Comune risponde parlando di “azione illegale” da parte dell’ente “gemello”. Eppure sono consiglieri e assessori degli stessi partiti, del Pd e del Centrosinistra che hanno iniziato a guidare la città nel 2014 e che adesso stanno vedendo il più triste e drammatico epilogo di una stagione amministrativa disastrosa.

Altro che “secondo tempo”: in città c’è qualcuno che per sua fortuna è rimasto fuori per un soffio da questa Amministrazione e oggi tira un sospiro di sollievo. “Menomale che non ho fatto politica con questi, sarebbe stata una macchia indelebile per tutta la mia vita”. La situazione è degenerata al punto che ci sono gli addetti stampa degli stessi enti, scelti in via fiduciaria da Falcomatà, costretti a scriversi comunicati uno contro l’altro per bocca di assessori e consiglieri che ormai hanno un rapporto analogo a quello che c’è tra Israele e Hamas, o tra Putin e l’Ucraina. Avete presente “Due popoli, due Stati”? Ecco, a piazza Italia Comune e Città Metropolitana si sono ridotti esattamente così nonostante gli enti siano gestiti dalla stessa coalizione politica. Manca soltanto la trincea, ma gli scavi ci sono già. Probabilmente neanche se uno dei due enti fosse del centrodestra la distanza istituzionale sarebbe tale a quella odierna. Effettivamente neanche con la Regione, che è di centrodestra, vediamo toni così duri come quelli degli ultimi giorni tra Comune e Città Metropolitana.

La Reggina e il caos scuola: l’autunno caldo di Reggio Calabria

Della Reggina su StrettoWeb abbiamo parlato a lungo. La scelta di Brunetti non è stata assolutamente condivisa con Latella e Versace, che non solo avrebbero preferito l’altra cordata, ampiamente migliore sia dal punto di vista economico che sportivo, ma addirittura l’avevano (tramite Latella) coinvolta nell’interesse della Reggina e della città. Latella ha avuto persino il coraggio di uscire allo scoperto e dire tutto in un’intervista che aveva già lasciato intendere come la situazione all’interno dell’Amministrazione fosse tutt’altro che idilliaca. Versace ha preferito non calcare la mano, anzi pubblicamente ha redarguito il consigliere delegato allo sport – nonostante nel merito la pensasse allo stesso modo – dicendo che avrebbe “preferito il silenzio” per l’evidente necessità di non sputtanare l’Amministrazione. Ma i politici sono prima di tutto uomini ed è più che comprensibile, oltre che condivisibile, l’intenzione di non sputtanare innanzitutto se stessi coprendosi di ridicolo per scelte incomprensibili compiute da altri e non condivise. In ogni caso, Brunetti nel suo delirio contro tutti quando se l’è presa con Lillo Foti, Ciccio Cozza, Massimo Taibi e StrettoWeb, ha risparmiato Latella nel tentativo di traghettare la nave al 25 ottobre senza ulteriori scossoni.

Un traghettamento vanificato dopo pochi giorni dalla nuova tempesta dovuta alla scuola. Una situazione ancora più grave e drammatica rispetto a quella della Reggina, perchè coinvolge direttamente tutte le famiglie della città. Ancora una volta a fare i guai è stato il Comune, e la Città Metropolitana stavolta non si è risparmiata nella reazione pubblica. Il durissimo comunicato di martedì sera, dopo giorni di tensioni, ha scatenato la risposta dell’assessore comunale Nucera che è arrivata a parlare di “azioni illegali” da parte dell’ente metropolitano. Eppure l’unico comune di tutta la città metropolitana che si ritrova a metà ottobre senza mensa e senza assistenza ai disabili è quello di Reggio Calabria, a conferma che l’ente metropolitano ha agito correttamente facendo funzionare bene le cose in tutti i comuni della provincia, tranne nel capoluogo a causa delle mancanze di Palazzo San Giorgio. Da qui la faida pubblica a colpi di comunicati stampa, che cela una situazione molto peggiore dal punto di vista politico fin qui mascherata non senza difficoltà.

Tutto quello che è successo prima…

La spaccatura politica interna all’Amministrazione non è una novità di oggi e non l’abbiamo scoperta né con la Reggina né con il caos scuola. Tutto è iniziato due anni fa, il 19 novembre 2021 quando Falcomatà veniva sospeso per la prima condanna nel processo Miramare e sceglieva come sindaci facenti funzioni Brunetti al Comune e Versace alla Città Metropolitana. Una scelta molto diversa nella sua genesi: Brunetti è stato scelto in modo totalmente fiduciario. Si trovava nel primo cerchio dei fedelissimi di Falcomatà sin dalla prima ora, avrebbe garantito lealtà assoluta come poi effettivamente ha fatto. Per il Comune, Falcomatà avrebbe potuto scegliere chiunque, anche un esterno, e quindi ha messo al suo posto un suo uomo che gli dava la certezza di eterna fedeltà. Al contrario, alla Città Metropolitana il Sindaco sospeso non poteva scegliere chiunque, ma doveva pescare tra i consiglieri metropolitani, esclusi i sospesi per la stessa sentenza Miramare. Così alla fine è stato costretto a scegliere Versace, il meno lontano dalla sua cerchia strettissima ma in realtà mai fedelissimo di Falcomatà tanto che nel 2014 alle primarie aveva sostenuto la candidatura a sindaco di Mimmo Battaglia.

Quello che è successo dopo è stata la naturale evoluzione di questa situazione: Brunetti è sempre rimasto fedele soldatino di Falcomatà, mettendo in atto i suoi indirizzi politici (e dalla Reggina alla scuola, ne abbiamo visti i risultati in perfetta coerenza con le politiche di Falcomatà nel suo disastroso “primo tempo”). Al contrario, Versace ha scelto la linea dell’autonomia e in modo lento e graduale nel corso di questi due anni si è sempre più allontanato da Falcomatà e dal suo indirizzo politico. Secondo alcuni osservatori politici questo è dovuto ad un protagonismo che lo vedrebbe proiettato ad un’importante candidatura con Azione, forse alle prossime elezioni Regionali tra tre anni o addirittura in parlamento tra quattro anni, anche alla luce di tutta una serie di operazioni che Versace ha compiuto in Provincia con attori politici, istituzionali ed imprenditoriali, e con la conferma degli importanti eventi che hanno visto protagonisti Calenda e altri big del partito in città. I più cattivi parlano di un sindaco metropolitano che “ha un problema con la gestione del potere, ne è malato, come ubriacato” ma quello che nel mondo della politica viene visto in modo negativo (il fatto cioè di essersi discostato dalle indicazioni di Falcomatà), in realtà potrebbe essere letto in modo più semplice – o forse ingenuo – come la volontà di un politico di fare il bene del proprio territorio non condividendo le scelte imposte dall’alto. Anche perchè se entriamo nel merito delle vicende, tra le più scottanti e recenti proprio Reggina e scuola, la Città Metropolitana senza ombra di dubbio sta dalla parte più corretta a differenza del Comune (questo però non sappiamo se dipenda esclusivamente da Versace).

Inoltre le elezioni regionali e politiche sono così lontane nel tempo, e il partito di Azione è così fragile e inconsistente, che davvero bisognerebbe essere ubriachi per poter assumere oggi delle scelte politiche su prospettive così tanto lontane e nebulose. Si può perdere così tanto la ragione? Ci sembra francamente difficile, anche se alcuni recenti abbagli di Versace mostrano scarsa lucidità. E quindi tutto è possibile. Fatto sta che per un motivo o per un altro, Versace nel corso di questi due anni si è molto allontanato da Falcomatà creando un solco che adesso si è trasformato in quella trincea di cui parlavamo all’inizio.

Cosa succederà il 25 ottobre?

Forse l’Amministrazione Falcomatà è andata così tanto in frantumi proprio per la consapevolezza che tutto sta per finire. In ogni caso, infatti, tra due settimane esatte – il 25 ottobre – questa stagione amministrativa vedrà i titoli di coda: se la Corte di Cassazione considererà inammissibile il ricorso del primo cittadino avverso la condanna della Corte d’Appello sul processo Miramare, il 26 ottobre Reggio Calabria si risveglierà con i commissari prefettizi e tornerà al voto entro pochi mesi, in primavera 2024. Se, al contrario, la Cassazione ammetterà il ricorso di Falcomatà, il primo cittadino tornerà al suo posto proprio quando mancheranno due anni alla fine della consiliatura, dopo tre anni dalle elezioni del “secondo tempo” e dopo due anni dalla sospensione che ha visto Falcomatà sostituito da Brunetti e Versace. Ed è proprio in questo secondo caso, il ritorno di Falcomatà, che ne vedremo delle belle dal punto di vista politico.

Il ritorno di Falcomatà: uno scenario totalmente impazzito

Il ritorno di Falcomatà significherebbe il totale reset di tutti gli assetti politici attuali sia al Comune che alla Città Metropolitana. Una specie di trottola impazzita che rivoluzionerebbe totalmente lo scenario comunale e metropolitano. Con Falcomatà, infatti, tornerebbero anche tutti i consiglieri sospesi per la stessa condanna, e tra questi ci sono diverse figure che intanto sono passate all’opposizione. Dal consiglio comunale, inoltre, andrebbero a casa i consiglieri che avevano preso il posto dei condannati: Gianluca Califano, famoso per il caso della Fenice Amaranto, e Lavinia Marino, entrambi della maggioranza di Centrosinistra. Al loro posto, rientrerebbero i due ex vice-Sindaci di Falcomatà, Saverio Anghelone e Armando Neri, che intanto sono passati con l’opposizione di Centrodestra. Tra i rientri, da valutare anche cosa farà Zimbalatti: non è affatto scontato che rimanga in maggioranza. Una maggioranza che dalle elezioni del “secondo tempo” ha già perso Mario Cardia e Antonino Castorina: non è difficile che con il ritorno di Falcomatà il Sindaco del Pd si ritrovi senza più la maggioranza del consiglio comunale.

Particolarmente emblematico il caso di Armando Neri, ex fedelissimo di Falcomatà che alle ultime elezioni ha ottenuto oltre mille voti nella lista civica ‘Reset’ costruita proprio da Falcomatà cavalcando la campagna elettorale basata sullo slogan “Reggio non si lega” e che adesso è ritenuto dai ben informati ormai proprio interno la Lega di Salvini. L’adesione dovrebbe essere formalizzata a breve.

Le difficoltà di Falcomatà per la nuova Giunta

Ma a prescindere dalle scelte dei singoli, il dato politico è che Falcomatà farà una fatica enorme a costruire la sua nuova Giunta. In base ai comportamenti politici di questi due anni, riteniamo che per lui l’unico intoccabile sarà proprio Brunetti. Se Falcomatà lo confermerà in Giunta, avremo la conferma che dietro la scelta della Reggina c’era l’indirizzo del sindaco sospeso. Altrimenti lo scandalo della Fenice sarebbe troppo grave per confermare Brunetti nell’Amministrazione. Partendo da Brunetti, per Falcomatà sarà inevitabile uno scontro con il Pd che oggi ha 4 assessori in Giunta oltre al Presidente del Consiglio Comunale e con il ritorno di Falcomatà avrebbe nuovamente anche il Sindaco. Sarebbe più che logico che due dei quattro assessori dem saltassero: i più deboli sono Nucera e Martino, ma sono entrambe donne e c’è il problema delle quote rosa quindi alla fine a saltare rischia di essere Rocco Albanese che pagherebbe la debolezza della corrente di Sebi Romeo, ormai ai margini del partito. L’estromissione di Albanese sarebbe però uno smacco gravissimo perchè si tratta di una figura storica del partito e perchè alle elezioni era stato il più votato dopo Castorina, che però aveva avuto numerose preferenze anche da morti e allettati e in ogni caso oggi non fa più parte del Pd. Albanese, quindi, è il più votato del principale partito di maggioranza e per giunta con la nomina ad assessore ha visto decadere definitivamente il ruolo di consigliere comunale che aveva democraticamente ottenuto alle urne: davvero Falcomatà potrà mandarlo a casa così, come se nulla fosse? Al contrario Mimmo Battaglia, che è un assessore esterno, potrebbe essere confermato grazie al peso della corrente di Irto e Demetrio Battaglia, ma è evidente che queste scelte non potranno che generare ulteriori malumori all’interno di un partito i cui equilibri sono già particolarmente fragili.

Quello di Falcomatà sarà un risiko molto complicato: il problema del Pd dovrà incrociarsi con quello degli altri partiti e gruppi politici. Delfino, Calabrò e Palmenta ovviamente, pretenderanno di rimanere in Giunta. Completare il puzzle sarà molto difficile per il Sindaco che dovrà affrontare un vero e proprio rompicapo, con ripercussioni anche alla Città Metropolitana dove Versace tornerà ad essere un consigliere come tutti gli altri e verrà certamente indebolito e depotenziato.

Il nuovo processo di Falcomatà

Ma anche con l’eventuale ritorno e la successiva rivoluzione, l’Amministrazione rimarrà appesa ad un filo. Falcomatà, infatti, è di nuovo sotto processo nel Miramare bis, stavolta come unico imputato e stavolta con un’accusa da cui è praticamente indifendibile. Il procedimento sarà quindi più veloce e gli avvocati potranno soltanto provare a chiedere qualche rinvio, ma la nuova condanna appare scontata entro 10-12 mesi. Significa che entro un anno dal rientro è altissimo il rischio che Falcomatà venga nuovamente condannato e sospeso, un’altra volta, e a quel punto non potrà che dimettersi. Con queste prospettive la domanda appare più che lecita: a chi fa piacere che Falcomatà torni sindaco? Probabilmente neanche a lui stesso. Significherebbe doversi arrovellare il cervello soltanto per prolungare l’agonia di un’Amministrazione ormai in frantumi, continuare a tenere la città nelle disastrose condizioni di degrado e abbandono in cui versa per l’incapacità manifesta di questa classe dirigente ed allontanare ulteriormente la politica – in modo particolare quella della maggioranza di centrosinistra – dalla propria gente e dal proprio elettorato.

Reggio ha già subito troppe umiliazioni. Risparmiatele quest’altra sciagura.

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