Messina, speciale elezioni: Renato Accorinti ai microfoni di StrettoWeb “L’abbraccio della gente dopo tanti anni di lotte”

StrettoWeb

accorintiIl conto alla rovescia per le elezioni amministrative a Messina è cominciato e, tra i candidati a sindaco della città, risulta particolarmente interessante il percorso di Renato Accorinti, docente di educazione fisica, da sempre impegnato nelle lotte civili, e per questo motivo molto conosciuto. Dopo un notevole consenso, il 19 gennaio Accorinti ha deciso di presentare la sua candidatura. “Non un’autocandidatura”, come lui stesso ama sottolineare, ma un passo voluto dalla collettività che lo segue e che appoggia le sue battaglie. Personaggio forte, che non può certo passare inosservato, forse per molti spregiudicato, ma che in qualche modo incarna uno spirito di rinnovamento nel quale molti cittadini messinesi cominciano a riconoscersi. Ecco come Renato Accorinti si racconta ai microfoni di Strettoweb.

Chi è Renato Accorinti?

Sono un semplice cittadino, punto. Ho scelto di non stare zitto e di fare quello che dovrebbe fare qualunque cittadino. Cioè il cittadino è quello che non si gira dall’altro lato, che di fronte alle ingiustizie prende parte. Dovunque, non solo in questa città, l’abitudine a partecipare alla vita politica è diventata quasi un’eccezione, e delegare è della maggior parte. Ora, non dobbiamo mai scambiare la maggioranza con la normalità, perché è una maggioranza che ha l’indifferenza, l’ignavia. La sporcizia non è quella che abbiamo nelle strade, è quella che abbiamo dentro. Perciò la vera battaglia è culturale e spirituale. Io dico che non ho paura del default economico, ma ho paura del default culturale e spirituale. Non è quanto possiamo fare, è la qualità e la direzione del percorso che possiamo fare.

All’inizio aveva dichiarato di non avere l’intenzione di candidarsi…

L’ho ribadito per 30 anni di seguito, ho detto: se c’è una convinzione deve partire dal basso. Allora ha un senso. Il senso è che la gente partecipa, vuole un cambiamento reale, ci sono state tantissime persone che mi hanno spinto il 19 gennaio a presentare questa candidatura, collettiva alla fine, ripeto: non è un’autocandidatura. Non ho verità, il senso è nella partecipazione, deve essere un tragitto che ci porta a collaborare con più gente possibile. Dobbiamo far uscire il meglio di ogni cittadino, noi investiamo sulle persone e sulle idee. “Cambiamo Messina dal basso” non è uno slogan, ma l’essenza del tragitto che abbiamo fatto e che faremo.

“Dal basso”: un’espressione che proviene indubbiamente dalle lotte civili, che forse le hanno permesso di avvicinarsi un po’ di più alla politica…

Si, ma la politica è l’arte del bene comune, lottare per il bene comune. Per la tua famiglia lo fai: ti viene istintivo, farlo per qualcosa che appartiene a tutti è quando la tua coscienza è molto più alta e più elevata. Ora, qui, non c’è uno migliore di un altro, siamo tanti cittadini con un percorso ognuno diverso dall’altro, che è una grande ricchezza. Se insieme mettiamo la parte migliore di ognuno di noi questa ricchezza diventa dirompente, deve cambiare l’umanità. Mi attira il senso di comunità, dobbiamo passare da un condominio freddo a uno a comunità. E’ un percorso lento, e mi gioco tutto, anche se so che questo cammino io non lo vedrò mai a compimento, ma a me basta portare tutta l’energia, l’entusiasmo e la gioia e non fermarmi mai.

Cosa è successo, a suo parere, nella mente dei messinesi per lasciare che la città retrocedesse in questo modo?

Dire che “u pisci feti da testa” è facile, io invece ho ribaltato: “u pisci feti dal basso”, perché effettivamente sono i cittadini nella loro ignavia, indifferenza. Il voto per amicizia, che è una cosa veramente immorale, non parliamo del voto di scambio che è anche illegale, ma non voterei neanche mio padre risorto, se sapessi che c’è un’alternativa migliore. Significherebbe dare la possibilità a quel qualcuno di fare male il lavoro e questo ricadrebbe sulla mia coscienza e sulla vivibilità di tutti. L’indifferenza della gente ha procurato questo sfascio, perché abbiamo dato in mano a gente che non doveva rappresentarci, che sono gruppi di potere. Ora qua ci sono sistemi di colore diverso ma sono ancorati a gruppi di potere della città. Questa è la città più difficile che c’è, sicuramente in tutta Italia. C’è la mafia e la ‘ndrangheta, c’è la massoneria potente, ci sono gruppi di potere alto, ci sono caste che sembrano invincibili ma non lo sono neanche loro. C’è traffico di armi e di droga, abbiamo avuto Buzzanca e Genovese, e sembrava una cosa folle vincere qui, ma noi abbiamo già vinto. Il consenso che c’è era non inimmaginabile, di più.  Devo dire di più! E allora vincere con l’utopia, con il sogno di non mettere sotto le scarpe la propria dignità, mettersi dalla parte dei più deboli sembrava poesia, retorica.

Quali pensa siano i punti di forza del suo programma?

La vignetta realizzata da Uollascomix per Renato Accorinti
La vignetta realizzata da Uollascomix per Renato Accorinti

Adesso le persone stanno cominciando a crederci, belle competenze, come Gaetano Sciacca e Calogero Cirino, Guido Signorino, l’economista, ci lavorano delle Associazioni ambientaliste rappresentative d’Italia, e anche pensare a Giovanni Impastato, Pietro Campagna, Gianluca Manca, Fabio Repici, l’avvocato di tutti i processi di mafia, Sonia Alfano, della Commissione parlamentare antimafia, la dice lunga sul consenso. Artisti, come Roy Paci, che ha voluto dare la sua adesione. Tutti loro, uomini e donne liberi che hanno un percorso così rappresentativo, così forte, e ci mettono la faccia, non è un caso, evidentemente credono in questo percorso, e quindi sono arrivati i progetti, concretissimi. La Rada di San Francesco e la Flotta Comunale, sono due cose che possono cambiare questa città. Si dice sempre che la ricchezza di Messina è lo Stretto, ma fino a oggi questa ricchezza dov’è stata? Dal punto di vista economico è andata a finire solo a due famiglie, a Genovese e ai Franza. Io non ho nulla contro queste famiglie, però do giudizi precisi e politici su quello che possono fare, questo è chiaro. E’ un mio diritto e soprattutto anche un mio dovere. Però questa ricchezza non è mai andata al comune, e allora già 6-7 anni fa avevo pensato  di realizzare delle navi del comune. Sembrava una banalità eppure poi si è rivelata una cosa potente, economicamente fattibile e ci hanno lavorato economisti, gente che conosce i trasporti, ed è possibile prendere queste navi in leasing, con due navi e una di riserva la spesa sarebbe di 13 milioni e mezzo, ma ne entrano molti molti di più. Fare entrare fondi al comune, ma soprattutto far capire che in esso le cose possono funzionare, è un cambio culturale straordinario. In altri comuni ci sono cose che funzionano benissimo, che creano profitto, dal comune. Ci hanno fatto credere che questo non è possibile e questo è un danno culturale irreparabile. Il secondo passaggio della flotta è quello di far pagare poco ai residenti di Messina e Reggio Calabria. Ad esempio i residenti alle Isole Eolie pagano poco per viaggiare da Milazzo, mentre noi dobbiamo pagare il biglietto pieno. A Capri, a Venezia, in Sardegna, i residenti pagano poco. E’ giusto così. Così la grande area metropolitana di cui tanto si parla sarebbe realizzabile. Reggio e Messina diventerebbero un’unica città, come scambio di cultura. Questo fiume che è lo Stretto non deve dividerci, deve unirci.

Messina e il dissesto finanziario, come affronterebbe questa situazione?

Intanto avevo chiesto a Croce di essere chiaro e di dichiarare il dissesto se c’è, e di non nasconderlo. Lavoreremo prima di tutto per gli ultimi, per la gente che è in mezzo alla strada, perciò saranno agevolate tutte le associazioni che fanno volontariato, che possono stare accanto ai barboni, agli stranieri che non hanno niente. E poi i bambini, perché per migliorare una famiglia, una città bisogna fare un lavoro culturale, educativo, proprio a partire dai bambini. I centri culturali e le biblioteche che non sono mai stati fatti, noi dobbiamo realizzarli in ogni quartiere. Abbiamo pensato all’Assessorato dell’autogestione dei beni comuni: dare alle associazioni l’autogestione in segno di responsabilità enorme. Si può fare anche una biblioteca senza soldi. L’idea è che la gente regala un libro al proprio quartiere e allora la biblioteca è fatta col bene comune. Quando la gente dice: non abbiamo l’appartenenza, prima va fatto un percorso per avere l’appartenenza.

Che soluzione proporrebbe per la Rada San Francesco? E per l’emergenza tir?

Per il porto nuovo commerciale di Tremestieri ci vorranno ancora molti anni. I dati che abbiamo dall’Autorità Portuale, dai traghettatori, dicono che nel 2009/2010 passavano 860mila tir più o meno, e l’80% li assorbiva Tremestieri. Ora c’è un calo pazzesco, per l’autostrada del mare che parte da Palermo, sono 660 mila. Stiamo studiando la soluzione del molo Norimberga, stiamo studiando gli orari, soprattutto per la vivibilità delle persone, stiamo lavorando con gente competente perché io credo che lo smaltimento del traffico qui può essere risolto con Tremestieri che lavora al 100%. Già a dicembre si può fare un salto di qualità a Tremestieri per liberare la rada san Francesco. E si può creare anche un porto turistico che dia posti di lavoro. Si può fare anche un attracco diretto alla Fiera, con poco costo, stiamo verificando anche queste cose. Però quello diventa un luogo di bellezza, un posto dove comprare cose tipiche, dove poter vedere come lavorano gli artisti, il made in Sicily. Con un tasso agevolato, si dà questo spazio che è un’attrazione per i messinesi ma anche per i turisti. Chiederemo agli artisti di fare dei corsi per i cittadini. E così il palazzo della cultura (vergogna che per farlo 35 anni): il terzo, quarto e quinto piano sono dedicati agli uffici, li spostiamo e saranno tutti luoghi per associazioni culturali e di volontariato, forze sane che possono cambiare realmente la città. Io sono felice perché vedo che questo percorso si è avviato con l’apporto di tutti, ed ecco perché abbiamo già vinto.

Per la gestione delle società partecipate che alternativa proporrebbe?

Credo che sia necessario pareggiare dei bilanci che sono disastrati, chiaramente i 20 autobus devono ritornare ad essere almeno 120, perché è il livello minimo per fare un servizio serio, però con un controllo anche da parte dei cittadini, che devono fare la loro parte. Bisogna agevolare le famiglie per arrivare in città, al centro, con un mezzo pubblico. E anche con le biciclette, perché faremo una pista ciclabile immediatamente. Sulla questione Atm, ci sono tre cose: la parte dell’officina, che deve essere qualificata e non solo per l’Atm, ma per qualunque tipo di mezzo pesante, perciò questa officina specializzata può vendere questo prodotto,  chiamiamolo così, anche ai privati, questa officina comunale può avere un ritorno economico. Il secondo punto è la pubblicità, che è stata sottostimata e fatta male, e infine i parcheggi, che hanno un enorme introito.

E invece sull’emergenza dei rifiuti?

Quelli che sono ai vertici di una città non sono stupidi. L’affare di Mazzarrà Sant’Andrea, che nel trasporto costa almeno 13 milioni per riversare in un buco inquinando, dietro ha il malaffare mafioso. Allora è per questo che non parte la differenziata. Non perché ci vuole chissà quale scienza, si può copiare quello che fanno altre città virtuose. Noi partiremo subito a tappeto con il porta a porta, e vorrei ricordare che è stato fatto un esperimento a Santa Lucia sopra Contesse, e l’80% dei cittadini ha risposto bene. L’immondizia è una risorsa, non è uno spreco, come facciamo noi. Perciò la differenziata porterà a vantaggi, a soldi, non inquinamento e non collusione con le mafie. Il messinese non è un essere con tre teste, è un essere umano come tutti gli altri, è stato massacrato da chi non gli ha dato servizi e spinte culturali.

Perché la gente dovrebbe votarla?

Io non chiedo il voto, io chiedo di più, dico alla gente: se siete convinti di questo percorso, vi dovete spellare e lavorare per questa cosa fino a giorno 9, e dopo continuare, perché il percorso non si ferma dopo la vittoria elettorale o meno, io chiedo di passare da sudditi a cittadini, di passare dalla delega alla partecipazione. I cittadini sono tutti quelli che hanno a cuore la comunità, lottare per il bene comune, per i valori e partecipando alla vita collettiva, pensando di cambiare la città ognuno col proprio tassello che metterà in questo bel mosaico. Chi l’avrebbe mai detto? Per trent’anni mi hanno preso per un terrorista, per pazzo, per uno che aveva l’utopia nel cuore e io sono felice che mi abbiano detto tutte queste cose. Ora, chi mi aveva preso per pazzo, mi è accanto per lottare insieme. Ecco, sono un maratoneta, ho aspettato più di trent’anni . Ora c’è un percorso che è di una bella parte di cittadinanza, non di pochi. Sono stato accanto ai lavoratori della Triscele, con i quali ho un rapporto straordinario, chiederemo alla Regione una spinta per fare iniziare in cooperativa i lavoratori, perché loro hanno il know how, che è la ricchezza. Può cambiare il padrone, ma il know how è insostituibile. Hanno il potenziale di fare andare avanti un’azienda, e quello che chiederemo alla Regione è una spinta per fare ripartire dei prodotti siciliani, con cittadini messinesi. Stare accanto a loro come sindaco: lo farò con il doppio del piacere, diventa un fattore naturale. Da sette – otto anni è nato questo consenso spontaneo, di gioia, da parte delle persone. Questa candidatura è una cosa solo recente, loro conoscono tutto il mio passato, quando mi incontrano mi abbracciano. E’ dai quarant’anni di lotta che arriva l’abbraccio.

  1. Messina, speciale elezioni: intervista al candidato Sindaco, Gianfranco Scoglio
  2. Messina, speciale elezioni: intervista alla candidata del M5S Maria Cristina Saija
  3. Messina, speciale elezioni: intervista al candidato Sindaco del movimento ‘Reset!’ Alessandro Tinaglia
  4. Messina, speciale elezioni: intervista al candidato Sindaco del centrodestra Vincenzo Garofalo
Condividi