Eppure noi calabresi dal Veneto abbiamo solo da imparare

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Il caso del tifoso del Vicenza, poi la conduttrice TV Sara Pinna: i calabresi si indignano senza motivo con polemiche alimentate dai moralizzatori perbenisti, eppure dal Veneto la Calabria ha solo da imparare

Il doppio spareggio calcistico che ha incrociato Calabria e Veneto per difendere e conquistare la serie B tra Cosenza e Vicenza nei playout cadetti e Catanzaro e Padova nella semifinale playoff di serie C, ha alimentato un turbinio di polemiche sfociate in vere e proprie tempeste mediatiche al punto che in Calabria (e solo in Calabria) se ne sono occupate persino le massime autorità istituzionali della Regione. Nel mirino sono finite dapprima le presunte esternazioni “razziste” di un tifoso vicentino, successivamente una battuta di una conduttrice televisiva. Tutti conoscono i contenuti delle dichiarazioni che hanno sollevato questo gran polverone, innescando l’indignazione di molti calabresi e persino dei loro massimi rappresentanti politici come l’attuale governatore Occhiuto e il suo predecessore Spirlì, attivissimi contro i veneti rei di aver “offeso la Calabria” e tanti bla bla bla vari, decine di note ufficiali, comunicati stampa, retorica e prosopopea moralizzatrice.

Quello che a molti invece è sfuggito, è il contesto: nel primo caso era soltanto un giovane tifoso allo stadio, e se andiamo a registrare ciò che i giovani tifosi cosentini, reggini o catanzaresi dicono sugli spalti ogni domenica contro le loro avversarie troviamo certamente molto di peggio, ma non è certo un reato in quanto sfottò e goliardia sono l’anima del calcio e dello sport. Nel secondo caso è stato quel “verrete tutti in Pianura a cercare lavoro” a fare così rumore soltanto per un motivo: è la sacrosanta verità.

Entrambi i protagonisti hanno chiesto scusa, comprensibilmente con gli stessi toni e la stessa convinzione dei soldati russi catturati dagli ucraini, e l’hanno dovuto fare soltanto perché viviamo nella sempre più gretta, falsa e ipocrita società in cui la forma prevale sulla sostanza, la società in cui devi stare attento a non infrangere il mantra del politicamente corretto: non puoi più neanche dire la verità, se è cruda e fa male, perché devi essere “politically correct“, come va di moda oggi. Devi riempirti la bocca di “Sindaca”, “Assessora”, “Omosessuale”, e hai la coscienza a posto anche se poi nella quotidianità femmine e ricchioni li maltratti davvero. E invece se li chiami femmine e ricchioni, com’è etimologicamente corretto, diventi un mostro anche se nella quotidianità sei il più rispettoso ed egualitario. E così vale anche per la Calabria: da permalosi e vittimisti quali siamo, abbiamo strumentalizzato fatti banali e scontati, cori da stadio isolati, una constatazione TV assolutamente realistica, sentendoci offesi. Eppure nella nostra quotidianità viviamo subendo violenze di gran lunga peggiori, di cui non ci preoccupiamo: siamo sommersi dalla spazzatura, in emergenza ormai perenne. In molte città manca l’acqua nelle case, le strade sono impraticabili per buche e voragini, i trasporti non funzionano, la sanità è al collasso e il modo migliore per curarsi è pregare Gesù Cristo che non ci capiti mai nulla di male altrimenti rischiamo di morire anche per una banalità, in assenza di cure e strutture adeguate. Per tutto questo non ci indigniamo così tanto, non scendiamo in piazza, non facciamo le barricate, non protestiamo, non pretendiamo le scuse. Però l’importante è che i veneti non ci prendano in giro per una partita di pallone per giunta in bilico tra serie B e serie C!

E’ la Calabria del formalismo e delle strumentalizzazioni: noi calabresi siamo sempre stati così, consapevoli dei nostri problemi al punto da lamentarcene ogni giorno, ma poi subito pronti a fare le barricate se qualcuno ce lo dice dall’esterno. Non è forse vero che andiamo in massa in pianura Padana a cercare lavoro? E’ così da decenni e purtroppo sarà così anche in futuro, inevitabilmente. Sara Pinna con la sua banale constatazione s’è conquistata anche Il Caffè di Gramellini, che da giornalista esperto e navigato chissà quante volte ha scritto articoli ed editoriali sostenendo esattamente quello che ha detto Sara Pinna, e cioè denunciando e raccontando la disperata emigrazione economica dei meridionali al Nord. Adesso, però, contesta Sara Pinna con paragoni arditi e improbabili per un solo motivo: non è stata politicamente corretta, ergo merita la gogna dei perbenisti e moralizzatori radical chic.

Ma il punto più importante di tutta questa triste vicenda è che noi calabresi dal Veneto abbiamo solo da imparare. Il Veneto, infatti, è oggi una delle Regioni più ricche d’Italia grazie al “modello economico veneto” che è frutto di uno sviluppo sfrenato molto recente. A differenza di Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Lazio, infatti, il Veneto anche dopo il secondo dopoguerra era una delle Regioni più povere d’Italia e con un alto tasso di emigrazione. Invece negli ultimi decenni è riuscito ad avere la più grande espansione economica del nostro Paese, un boom che – a differenza degli altri territori – prosegue anche negli ultimi anni, trainato dal turismo. Il Veneto, infatti, è la Regione in assoluto più visitata d’Italia perché ha saputo valorizzare al meglio le straordinarie bellezze naturali che possiede, dal mare alla montagna fino alle città d’arte. Bellezze di cui, in tutti i settori (il mare e l’archeologia storica soprattutto, ma anche la montagna e l’arte cittadina), la Calabria non è assolutamente da meno, ma invece è molto deficitaria sotto l’aspetto della loro valorizzazione. Basti pensare che noi in Calabria – come ha di recente spiegato il nascituro Movimento “No Merda” – scarichiamo la cacca in mare: è come se a Cortina d’Ampezzo i veneti anziché sparare la neve, dai cannoni spruzzassero merda.

E noi calabresi, anziché vederli come un modello da seguire ed imitare, ci indigniamo perché i veneti ci dicono in faccia la verità: quando capiremo che proprio per colpa di questa mentalità sottoculturata saremo condannati al sottosviluppo e all’emarginazione, sarà finalmente la volta buona per liberarcene e progredire.

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