Giovanni Bruno, il siciliano bloccato a Kherson: “ci sparano a vista! Scarseggiano cibo e medicine, siamo in trappola”

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Giovanni Bruno è uno dei 34 italiani rimasti bloccati in Ucraina dopo lo scoppio della guerra: il lavoratore marittimo siciliano racconta le difficoltà della sua condizione e di quella dei familiari

Domenica sera, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha parlato di 34 italiani rimasti bloccati in Ucraina dopo lo scoppio della guerra. Fra di essi c’è anche Giovanni Bruno, 35enne originario di Pozzallo, rimasto isolato a Kherson insieme alla sua famiglia. Lavoratore marittimo per una società americana, era tornato in Ucraina dalla famiglia della moglie, insieme alla figlie di poco meno di 2 anni. Adesso non può più uscire di casa: “ce lo hanno proibito: i militari russi, che hanno conquistato subito la città di Kherson, dove siamo, sparano a vista“, racconta a “Il Corriere della Sera”.

Il sentore della guerra, spiega Giovanni Bruno, non c’era: “sono otto anni che vengo qui e ci sono sempre state minacce, allarmi di guerra, ormai tutti erano così abituati che non li consideravano reali. L’unico anno in cui non abbiamo sentito allerta di guerra è stato nel 2020, con la pandemia. Anche stavolta quando siamo arrivati abbiamo sentito i soliti discorsi, ma non ci siamo preoccupati“.

Scappare, adesso, è molto complicato: “ogni giorno. Siamo in contatto costante con la Farnesina, che sta provando a trovare un modo per farci uscire. Ma non passa davvero nessuno. Tutta la città è circondata dai militari, sulla strada verso Odessa ci sono combattimenti, non è prudente muoverci né mandare qualcuno per prenderci, almeno per ora“.

La paura è tanta. “Diciamo che sono preoccupato. Per ora cerco di non pensare troppo a lungo termine. Ma le medicine per la tiroide che prende mia moglie stanno finendo e la farmacia non ha più niente, le scorte di cibo potranno durarci al massimo altre due o tre settimane… E se un attacco distruggesse tutto? Non devo pensarci. Devo concentrarmi sul fatto che per ora siamo al sicuro e che stanno facendo di tutto per metterci al sicuro“, spiega Bruno che poi racconta la prassi in caso di allarme aereo: “ci incastriamo tra due muri, tra i pilastri, con la speranza che reggano. Non ci possiamo muovere, ci hanno sconsigliato di andare nel bunker che ha una sola entrata, presidiata dai militari. E comunque siamo al settimo piano, anche fuggire non sarebbe immediato. Mi sento anche “fortunato” perché la città è stata conquistata subito dai russi, e quindi non è sottoposta a grossi bombardamenti o combattimenti. Ho visto qualche video di morti e feriti nelle strade, ma poco rispetto alle notizie che arrivano dalle altre città assediate“.

Le provviste per ora ci sono, ma non dureranno a lungo: “la casa è in buone condizioni, ci viviamo con i miei suoceri e il 24 abbiamo fatto una grossa spesa per avere provviste a lungo. Abbiamo gas e riscaldamento, non soffriamo il freddo. Usciamo velocemente io e mia moglie, perché io non parlo l’ucraino, per comprare qualcosa di fresco: ci sono i contadini qui vicino che vendono cipolle, patate, un po’ di ortaggi: ma cerchiamo di fare in fretta, è pericoloso stare nelle file a lungo. I supermercati invece sono stati presi d’assalto, gli scaffali sono vuoti“, conclude il siciliano.

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