Scilla, 264 anni fa nacque Mariano Bova: valente incisore di opere d’arte, pupillo del grande Bartolozzi dell’accademia reale delle arti di Londra

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di Enrico Pescatore – Mariano Bova nacque a Scilla l’8 Dicembre del 1757 da Francesco Antonio e di Caterina Dieni. Da giovane non apprezzando gli studi sia letterari che scientifici, impiegava gran parte del tempo libero a disegnare, a pitturare e incidere delle figure su pezzi di legno. Lo scienziato Rocco Bova, suo fratello maggiore, si accorse per tempo che Mariano era predisposto alle belle arti e lo accompagnò a Napoli, presso gli studi del pittore Giuseppe De Dominicis e dello scultore Giuseppe Sanmartino. Attraverso queste frequentazioni artistiche il giovane Bova imparò la “tecnica del bulino”, iniziando a creare con questo utensile graziosi alfabeti in rame. Mariano Bova era di piacevole aspetto, con viso rotondo anche se butterato dal vaiolo, robusto e non molto alto. Per la sua bravura calligrafica e calcografica conquistò l’attenzione di Padre Maestro Antonio Minasi che in quel periodo abitava a Napoli. Nel 1780 gli propose di incidere “La Veduta della spiaggia di Fiumicino” disegnata da Guglielmo Fortuyn e fu uno stupendo lavoro. Il Padre Domenicano, cognato del fratello Rocco, vide in Mariano Bova un promettente incisore e lo raccomandò presso il Governo Borbonico che finanziò il giovane artista con una borsa di studi a Londra. Il 4 Maggio del 1781 il Bova ottenuto il visto dall’Ambasciatore d’Inghilterra presso il Regno di Napoli, Lord Hamilton, partì per Livorno e sopra una imbarcazione veneziana arrivò a Londra il 10 Settembre. Nella capitale inglese si iscrisse presso l’Accademia Reale delle Arti, iniziando un tirocinio di tre anni e una assidua frequentazione artistica con il celebre pittore e incisore italiano Francesco Bartolozzi. Il Bova fu indirizzato dal maestro a nuove tecniche, l’incisione “a granito” e a “lapis” che gli giovò molto in un periodo in cui lo Studio Bartolozzi aveva bisogno della collaborazione di numerosi allievi, essendo in contatto con un crescente numero di editori e di mercanti di stampe. Nel 1784 Mariano Bova divenne Maestro Incisore e approfittando di un mercato inglese in forte espansione nel settore aprì un negozio d’arte nella capitale britannica, ma iniziò a produrre dei lavori mediocri e di bassa qualità e diventando purtroppo un avido negoziante di stampe. Queste lavorazioni monotone, limitate e ripetitive, venivano ripudiate dalle scuole d’Arti italiane, ma in quel momento a Mariano Bova interessava solo il guadagno facile. Una delle prime stampe di un certo valore fu la “Madonna con Bimbo” dipinta dal Parmigianino nel 1784 con dedica di riconoscenza a Ferdinando IV di Borbone e lo stesso anno fra i ritratti stampò le opere di Vincenzo Lunardi. Nel 1785 lavorò alle opere di Ugo da Carpi e del Cipriani, mentre dal 1786 con Richard Cosway e con lo stesso Bartolozzi. Il pezzo più celebrato di Mariano Bova fu “Il Gruppo di famiglia di Ferdinando IV con Maria Carolina e figli” del 1790, dal dipinto della talentuosa Angelica Kauffmann. Si trattava di dodici esemplari da lui riccamente incorniciati, tra cui “Luigi XVI re di Francia” e “L’ultimo incontro di Luigi XVI con la sua augusta reale famiglia”, “La morte del Re Luigi XVI” del 1794, “La prigionia di Maria Antonietta” del 1795. Queste opere ebbero molto successo, poiché gli autori dipinsero le circostanze più dolorose della Regia Corte durante la Rivoluzione Francese, tanto di moda in quel periodo. Importanti incisioni del Bova furono “Thucydides”, “Herodotus” e “Euripides” di Alexander Day del 1796, le copie di “Cornelia la madre dei Gracchi”del Suvée, “La Danae” del Tiziano, “Marte e Venere” del Veronese, “Marte disarmato da Venere” del David. Fra le stampe di genere si ricordano nel 1793 “The Royal family of France” del Pellegrini, nel 1795 “Education Comfort New shoes” di Lavinia Countess Spencer, nel 1795 “The Dauphin forced from his mother” del Pellegrini, nel 1796 “Socrate” di Alexander Day e nel 1797 “Honour” del Cipriani mentre fra i soggetti religiosi, una “Maddalena” dal Dolci e, fra quelli mitologici, “Cimone ed Ifigenia” e “Venere e il Satiro” del 1809 sempre del Cipriani, “Amore e Psiche” del Veronese, “Festa e convito dei Numi” del Raffaello. Incise inoltre “Il ragazzo di Reaper” e “Il ragazzo di Gleaner” di Richard Westall del 1797 del Correggio, opere del Violet, di Guido Reni, di William Locke e di Louis David. Nel 1802 Mariano Bova contando di riprendere un credito in Italia, pensò di partire per un affare a Messina e si mise d’accordo con fratello Rocco, che arrivò in Inghilterra per gestire il negozio di Londra. Da Messina spedì per Londra una grandissima quantità di oggetti d’arte, attraverso una imbarcazione che purtroppo si perse nel Mare di Sardegna e questo episodio lo segno profondamente. Imbufalito per l’accaduto, Mariano richiamò da Londra suo fratello e riprese il suo lavoro di incisore, stabilendosi definitivamente a Messina. Il Re di Napoli sensibile a tutte le disgrazie del povero Mariano Bova e stimandolo come artista, lo nominò Professore di Disegno nel Collegio Reale di Messina con lo stipendio di 300 ducati annui, ma la morte lo colse prematuramente all’età di 56 anni, il 9 Aprile del 1813. Fu sepolto nella chiesa dei Padri Cappuccini di Messina ed il suo ritratto in suo onore del pittore Pellegrini si trova nella Società degli incisori di Londra.

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