Traghetti nello Stretto di Messina, la rabbia di un pendolare: “due ore per fare 10 km, questa non è civiltà”

StrettoWeb

La testimonianza di un reggino che per motivi di lavoro si trovava in Sicilia: “questa è una battaglia che riguarda tutti gli italiani”

File interminabili agli imbarchi di Messina e Villa San Giovanni. L’attesa per pendolari e turisti è di diverse ore, un incubo con le alte temperature estive. Superato il Ferragosto, in molti stanno lasciando l’Isola per fare rientro nelle proprie città di residenza, così anche per residenti e lavoratori dello Stretto si vengono a creare molti disagi. “Oggi, giovedì 19 agosto, per rientrare a casa, a Reggio, dopo una decina di giorni di lavoro in Sicilia, ho dovuto fare la fila sotto il sole cocente, dentro una macchina con l’aria condizionata guasta (ahimè, è colpa della sfortuna) per la bellezza di un’ora e mezza! Mettiamo anche il traghettamento (tra scarico, viaggio e scarico quasi 30 minuti) ho impiegato due ore due per fare 10 km!”, scrive sui canali di StrettoWeb un lettore molto arrabbiato.

Una situazione che si ripete puntualmente ogni anno e tiene in ostaggio Sicilia e Calabria. L’esempio di due territori totalmente abbandonati, di uno sviluppo mancato rispetto al resto del Paese. “Questo è sviluppo? Questa è civiltà? Ci sono cose più importanti certo, ma non per questo si deve tralasciare questa battaglia di civiltà che riguarda tutti gli italiani (non solo siciliani e calabresi, tutti gli italiani): infatti a fare la coda con me che rientravo da lavoro, c’erano tanti vacanzieri (italiani e stranieri) al rientro ai propri domicili. Che vergogna!”, prosegue ancora il lettore. L’assenza di un collegamento stabile e veloce, come il Ponte sullo Stretto, provoca questo tipo di difficoltà, una condizione inaccettabile per i tempi che corrono e per uno Stato che vuole paragonarsi alle altre potenze europee.

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