Falcomatà e Pd sempre più lontani dopo il caso Marcianò: il giovane Sindaco di Reggio Calabria verso l’addio (con il Movimento 5 Stelle dietro l’angolo)

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Il giovane Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, rompe con il Partito Democratico dopo la mancata nomina nella Segreteria Nazionale dove Renzi gli ha preferito Angela Marcianò

falcomatà (4)Il giovane Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, 34 anni tra due mesi, primo cittadino della città calabrese da quasi tre anni, ama seguire il calcio e fare il fantacalcio. E noi, in quest’articolo, parleremo di politica e di fantapolitica tra dati di fatto, ipotesi e scenari futuri.

Sono giorni caldissimi per Falcomatà, che nel cuore dell’estate ha deciso di defenestrare l’assessore più apprezzato della sua Giunta, Angela Marcianò. Anche lei giovane, in questi tre anni era diventata un’icona di legalità e trasparenza. Nominata da Falcomatà nell’autunno 2014, aveva visto addirittura raddoppiare le sue deleghe pochi mesi fa, dopo il primo rimpasto di Giunta del giovane Sindaco che pensava di far nuovamente sbocciare la “primavera” e invece dopo tre anni non riesce neanche a garantire l’ordinaria amministrazione ad una città depressa, provata e sempre più in crisi. Una città che tre anni fa lo votava in modo plebiscitario, consegnandogli il 61% delle preferenze, e che oggi si trova smarrita, perduta, senza alcun punto di riferimento ne’ politico ne’ istituzionale. Quel maxi-consenso non è bastato a Falcomatà per governare Reggio, forse proprio quel numero così esagerato ha alimentato l’ego del giovanissimo primo cittadino eletto per una fiducia data sulla carta, in quanto figlio del compianto Italo, e – fattore da non sottovalutare – anche per l’inconsistenza delle altre forze politiche cittadine al momento delle comunali del 2014.

Reggio Calabria Falcomatà MarcianòAdesso Falcomatà sta fornendo la peggiore immagine che un politico possa dare: essere legato a nomine, poltrone e carriere. L’allontanamento della Marcianò, infatti, altro non è se non la “vendetta” per la nomina dell’Assessore nella Segreteria Nazionale del Pd. Una scelta che avrebbe dovuto inorgoglire Falcomatà, in quanto la Marcianò era una sua creatura, un Assessore esterno della sua Giunta, da lui individuata e nominata senza indicazioni e veti di partiti. In un Pd sempre più renziano, moderno, liberale e progressista, dove gli steccati ideologici sono finalmente superati, può succedere che una persona giovane e brillante diventi dirigente nazionale pur non avendo la tessera di quel partito. E’ il caso della Marcianò. Renzi ha fatto una scelta di merito, anzichè nominare il Sindaco di una città malgovernata, ha individuato l’unica figura apprezzata della sua Giunta. Una scelta difficile e coraggiosa, ma fatta nell’interesse politico del partito.

premier renzi sindaco falcomatàMa Falcomatà quel posto lo voleva. E’ stata una delusione pazzesca, si è sentito tradito, ha iniziato a remare contro Renzi all’interno del Pd, anche pubblicamente, con prese di posizione clamorose che neanche gli scissionisti… Eppure fino a due mesi fa, Falcomatà era il più renziano dei renziani, evidentemente non per convinzione dei contenuti professati da Renzi, ma anche in quel caso per mere logiche di interesse personale e strategie di potere. Che tristezza.

Adesso, dopo la prepotente cacciata della Marcianò, la rottura tra Falcomatà e il Pd sembra definitiva. Ieri sul tema è intervenuto persino il coordinatore della segreteria del Pd, uno dei più vicino consiglieri di Renzi, Lorenzo Guerini: “[…] la revoca delle deleghe all’assessore Marcianò da parte del Sindaco Falcomatà non è stata autorizzata dal Pd, anzi, io personalmente ho provato a favorire un chiarimento che potesse far superare i problemi creatisi […] e sono dispiaciuto che non sia stato possibile […]“. Probabilmente passerà ancora un po’ di tempo, ci sono le elezioni politiche all’orizzonte tra qualche mese, ma è evidente come per Falcomatà in questo Pd non ci sia più spazio. Per palese scelta del Sindaco, che si sente talmente tanto forte da poter fare il gradasso all’interno del suo partito per una mancata nomina, senza rendersi conto di non avere in pugno neanche gli elettori della propria città.

E’ questo il fatto politico più importante, le dichiarazioni di Guerini suonano in modo molto chiaro. Il Pd sta con la Marcianò. Persino a Palazzo San Giorgio, i consiglieri di maggioranza stanno con la Marcianò. Falcomatà con questa mossa s’è messo tutti contro, nel suo partito, nella sua coalizione e nella sua amministrazione.

falcomatà (5)Ecco perchè il futuro di Falcomatà sarà altrove, a meno di improbabili cataclismi interni al Pd. Che il Sindaco strizzasse l’occhio agli scissionisti che hanno creato il nuovo movimento di sinistra (i vari D’Alema, Bersani ecc. ecc.) è storia ormai vecchia. Potrebbe riposizionarsi lì il giovane sindaco reggino. E se invece finisse nel Movimento 5 Stelle? Ecco, questa è l’ipotesi più assurda e inverosimile che potessimo fare. La “fanta-politica” di cui parlavamo ad inizio articolo. Ma se quest’anno persino Bonucci è passato dalla Juve al Milan, non ci sorprenderemmo certo di vedere un Falcomatà grillino. Se non fosse per il fatto che il Movimento 5 Stelle preferisce evitare transfughi di altri partiti (soprattutto del Pd), ma gli indizi sono diversi. Innanzitutto a Reggio il Movimento 5 Stelle è inconsistente, praticamente inesistente, e intorno a Falcomatà e al suo staff potrebbe costruire una base che manca. Ma soprattutto, Falcomatà è grillino nello spirito, nell’anima, nei comportamenti. L’abbiamo scritto più volte in questi anni, che da quando è stato eletto Sindaco è sembrato più grillino dei grillini. E’ una Raggi dello Stretto, con i capelli un po’ più corti ma sempre lisci e stirati in modo analogo. Anzi, spesso e volentieri curati meglio della Sindaca Capitale. Falcomatà è grillino nel dna: è grillino nella sua cultura teorica e nell’inesperienza della vita politica e amministrativa, che richiede quella praticità che manca tanto a Falcomatà quanto ai grillini. E’ grillino nella presunzione dei comportamenti, è grillino nell’utilizzo smodato dei social network, è grillino nel rapporto saccente e distaccato con la gente, è grillino nelle clamorose gaffe di cui si rende protagonista (l’ultima, imbarazzante, sui crolli degli alberi provocati dagli incendi).

Probabilmente non succederà mai, ma la sua più corretta collocazione sarebbe proprio nel Movimento 5 Stelle.

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