Praticò – Falcomatà – Raffa: c’eravamo tanto amati…

StrettoWeb

Reggina, quale futuro per il club amaranto? Società e istituzioni allo scontro frontale, sarà un’altra estate caldissima?

raffa, falcomatà a praticòLa luna di miele tra la nuova Reggina guidata da Mimmo Praticò e le istituzioni cittadine è già finita: pochi mesi e il rapporto rose e fiori tra il Presidente della società, il Sindaco Falcomatà e il presidente della Provincia Raffa è talmente tanto compromesso da emergere al punto di estrema rottura nella durissima lettera aperta diffusa dallo stesso Praticò proprio contro le principali istituzioni reggine. In un momento drammatico per la città e sportivamente ancor più tragico per il suo club calcistico mai così in basso nei 102 anni di storia, emergono ulteriori divisioni e spaccature che a questo punto non sono soltanto interne al nuovo club, ma anche tra il club e la città, o comunque le sue principali rappresentanze istituzionali.

reggina nuova società (1)Mentre le posizioni interne alla compagine societaria sono sempre più distanti su molti fattori, da quello tecnico a quello gestionale, oggi assistiamo alla rottura pubblica anche con il Comune e con la Provincia. Eppure tra Praticò, Raffa e Falcomatà s’era creato un asse molto stretto sin dal luglio 2015 quando Falcomatà lanciava con parole al miele la nuova avventura di Mimmo Praticò annunciando il rilancio del calcio reggino, e seguiva da vicino i primi passi della nuova società ospitando tutte le conferenze del club a Palazzo San Giorgio. Un amore talmente tanto intenso quello tra Falcomatà e Praticò che quando StrettoWeb ha svelato il clamoroso retroscena della telefonata tra Tavecchio e Falcomatà nel momento cruciale in cui si comprometteva l’operazione di salvataggio della vecchia Reggina, da un lato il Sindaco non replicava (per poi confermare pubblicamente l’effettiva telefonata raccontata da StrettoWeb) ma ci pensava Praticò (che non era affatto tirato in causa perchè la nuova società non c’entrava niente in quella storia che riguardava la Reggina Calcio) ad intervenire con una replica in cui prendeva le difese del primo cittadino.

sant'agata regginaSul rapporto con Raffa non vale neanche la pena di dilungarsi: l’amicizia di vecchia data, prima di tutto personale, tra Praticò e il Presidente della Provincia non è mai stata un mistero per nessuno, infatti Raffa ha fatto tutto ciò che ha potuto per portare la nuova Reggina di Praticò al Sant’Agata ma s’è dovuto scontrare con la realtà dei fatti che non può consentire ad alcuno di mettere mani su un bene privato che sorge su un’area a concessione pubblica regolarmente rilasciata e su cui non esiste alcuna irregolarità. A tal proposito, il passaggio della lettera di oggi di Praticò sul Centro Sportivo Sant’Agata è inesatto: la concessione non è scaduta, è stata regolarmente rinnovata nell’autunno 2015, e si tratta esclusivamente di una concessione del suolo, non certo delle strutture sovrastanti che sono un bene privato realizzate dalla Reggina Calcio e di proprietà della Reggina Calcio.

reggina sant'agata 001Ammesso (e non concesso) che la concessione non fosse in regola e che la Provincia decidesse di assegnare il Sant’Agata alla nuova società, potrebbe dare soltanto il terreno (così come l’aveva dato alla Reggina Calcio 25 anni fa) mentre in teoria (ma stiamo fantasticando) la Reggina Calcio potrebbe prendersi tutte le strutture sovrastanti, che le appartengono (i campi da calcio, le palestre, la foresteria, gli spogliatoi) e portarseli in un proprio terreno di proprietà (quello, ad esempio, che rientra nel patrimonio del club nell’area di Bolano in cui la società voleva costruire il nuovo stadio prima che il progetto venisse anche in questo caso freddamente stoppato da Falcomatà). Insomma, si continua a parlare del Sant’Agata come se fosse un bene pubblico: Praticò nella sua lettera (e in mille altre dichiarazioni) ha chiesto alle istituzioni anche “un’altra struttura“, insomma non per forza il Centro Sportivo della Reggina, anche perchè appunto quello è della Reggina non del Comune o della Provincia. Anche perchè il Sant’Agata costa soltanto per la manutenzione circa 300.000 euro l’anno, e la Reggina Calcio sta continuando a gestirlo per varie attività affiliate alla FIGC e alla Juventus di cui s’è già a lungo parlato, in un percorso volto a mantenere in piedi la società evitando il fallimento.

Reggina Sant'Agata Natale 2015 (1)Ma è sulle strutture il problema più grande: una città di 200 mila abitanti come Reggio Calabria, nel 2016, si ritrova priva di strutture in cui la squadra della città si possa allenare regolarmente. E questo Praticò, che è stato per moltissimi anni e fino al 2015 Presidente del CONI Regionale, lo sapeva benissimo anche quando ha intrapreso l’avventura della nuova Reggina. E sapeva anche bene che trovare una soluzione sarebbe stato molto difficile. Ecco perchè probabilmente bisognava avere più cautela: anziché lanciarsi subito a capofitto con Juniores, Allievi, Giovanissimi Regionali ed Esordienti, ci si sarebbe potuti concentrare almeno per i primi anni esclusivamente sulla prima squadra cercando con tutte le forze l’immediata risalita in Lega Pro. Non è affatto vero – come scrive Praticò nella lettera – che c’era l’obbligo di realizzare la Juniores. Sarebbe bastato pagare una piccolissima “multa” di 15 mila euro per non partecipare al campionato Juniores che ha dei costi esorbitanti, superiori per logistica persino a quelli della prima squadra visto il grande numero di trasferte in Puglia.

Reggina Sant'Agata Natale 2015 (12)Chiaramente – come ha dimostrato la storia della Reggina – anche il nuovo club per sostenersi e costruire le basi dei nuovi successi avrebbe dovuto puntare tutto sul settore giovanile, ma forse sarebbe stato meglio fare tutto in modo graduale, evitando di compiere il passo più lungo della gamba com’è effettivamente poi accaduto. Il settore giovanile della Reggina Calcio, che ha sfornato grandi talenti protagonisti in serie A, con la maglia della Nazionale, persino Campioni del Mondo, è nato soltanto dopo la realizzazione del Centro Sportivo Sant’Agata (primi anni novanta), diversi anni dopo dalla nascita del club (1986). Prima ci si è dotati delle strutture, poi si sono “allevati” i talenti. Qui invece si è tentata l’operazione contraria: “alleviamo” i talenti senza strutture. E adesso che i ragazzi stanno “scappando“, come ha scritto Praticò nella lettera, la colpa è ovviamente di Sindaco e Presidente della Provincia che non hanno trovato le strutture. Ma la Reggina, tanto la nuova quanto la vecchia, è un’azienda privata e di problemi pubblici gli enti che si affacciano su Piazza Italia ne hanno già fin troppi. Anzi. Con questa Reggina sono stati molto generosi (vedi Granillo), a fronte di tutta una serie di porte chiuse negli scorsi anni e fino all’ultima estate che hanno contribuito al triste epilogo della vecchia società, con il consiglio regionale che bocciava l’emendamento di Alessandro Nicolò per sovvenzionare l’aspetto sociale ed educativo della Reggina, il Sindaco che accoglieva Nick Scali con quel “non vogliamo nuovi Manenti” e addirittura l’intenzione dell’assessore Zimbalatti di stralciare la vecchia convenzione per lo stadio nei confronti della Reggina. Una convenzione che in realtà era molto più favorevole al Comune rispetto a quanto non lo sia quella nuova.

Zito_Domenico_tecnico_junioresIl passaggio della lettera di Praticò che più può inorgoglire i tifosi è l’elenco delle posizioni in classifica delle varie squadre giovanili: Juniores seconda, Allievi, Giovanissimi Regionali ed Esordienti prime. Guarda caso, sono in tutti i casi i ragazzi della Reggina Calcio, i ragazzi del Sant’Agata, che la scorsa estate sono passati alla nuova società con tanto di preparatori, allenatori e staff. Insomma, l’unica cosa che va bene è l’eredità della Reggina. Probabilmente sarebbe andata bene anche la prima squadra se anzichè voler creare un solco profondo con il passato, la nuova società avesse scelto la strada della continuità. Ripartire da Giacomo Tedesco e dai ragazzi dell’impresa di Messina, su tutti Aronica e Cirillo ma anche Di Lorenzo e Ungaro in difesa, Zibert, Salandria e Maimone a centrocampo, Balistreri e Masini in attacco avrebbe certamente potuto consentire alla squadra di competere quantomeno alla pari con le varie Cavese, Siracusa e Frattese, se non addirittura di guardarle dall’alto verso il basso.

E siamo convinti (ma è soltanto un nostro libero pensiero) che se la nuova società avesse scelto questa strada, avrebbe risolto da se’ il problema degli impianti perchè non si sarebbero create le fratture con Foti e al Sant’Agata avrebbero avuto le porte aperte nel segno della continuità. Più che con il sindaco e con le istituzioni, quindi, la nuova Reggina faccia “mea culpa” per i propri errori. Anche Raffa e Falcomatà ne avranno commessi tanti, ma non adesso: più di quello che hanno fatto, francamente, non si capisce cosa avrebbero dovuto fare. Invece probabilmente non si sono impegnati come dovevano quando bisognava salvare la società in Lega Pro, un anno fa, convinti anche loro che ripartire e vincere nei Dilettanti sarebbe stata una passeggiata.

Reggina Juniores ZitoInfine il paragone con il Noto che Praticò porta a modello, è qualcosa di raccapricciante. Stiamo parlando di una squadra che ha disputato la sua storia tra Prima e Seconda Categoria, che sta vivendo un momento epico perchè da 6 anni milita in serie D ed è qualcosa che per Noto equivale a quello che è stato il periodo d’oro della Reggina in serie A. Ma oggi la Reggina è ridotta al punto che Noto diventa un elemento di paragone addirittura a modello perchè il Comune avrebbe concesso 40.000 euro alla squadra per disputare il campionato.

Difficile capire come si uscirà da questa situazione, con una Reggina che adesso rischia di finire la stagione fuori dai playoff per mano della Vibonese. Come abbiamo già scritto un mese fa, l’impressione è che tutto tornerà presto nelle mani del Sindaco e dovrà essere lui a darsi una mossa per farsi perdonare i pasticci della scorsa estate individuando una soluzione che possa davvero rilanciare il calcio a Reggio. La lettera con cui Praticò palesa la rottura sembra dire proprio questo tra le righe: qui sta andando tutto allo sfascio e la colpa è vostra. Il percorso per il disimpegno, forse, è già iniziato.

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