Reggio, i numeri shock di Falcomatà: “il debito del Comune è di oltre 860 milioni di euro”, ma quelli sono i residui passivi…

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Reggio, la nota del Sindaco Falcomatà sul debito del Comune: “è di oltre 860 milioni di euro”

Il Sindaco Falcomatà dà i numeri sul bilancio del Comune: dopo che la sua maggioranza ha approvato in Consiglio Comunale il bilancio consuntivo 2014 che certifica un disavanzo di 87 milioni, ha diffuso una nota stampa ufficiale con cui intende “zittire le speculazioni” provando a “fare chiarezza sul vero debito del comune, che in realtà è di oltre 860 milioni di euro“.

renzi falcomatà (18)Falcomatà, in modo anche duro, tuona: “c’è chi ancora gioca con i numeri del bilancio, e lo fa per ignoranza o in mala fede, cercando di far passare all’opinione pubblica il concetto che il disavanzo ed il debito siano sinonimi della stessa grandezza. Purtroppo non è così. Infatti, il disavanzo non è altro che una differenza algebrica di valori contenuti nel bilancio, e non rappresenta il debito in carico all’ente. Il debito complessivo a carico del Comune di Reggio Calabria è rappresentato dagli oltre 740 milioni di euro di residui passivi rimasti ancora da pagare, come è possibile rinvenire nei documenti relativi all’approvato rendiconto. Ma se ciò non bastasse, a tale debito vanno aggiunte le somme a specifica destinazione per 80 milioni di euro che, usate negli anni passati per spese correnti, devono essere ancora ricostituite per portare aventi le opere pubbliche che si trovano oggi senza possibilità di essere pagate. E siamo già a 860 milioni di euro: ben oltre, quindi, i 679 milioni del 2012. A tale situazione debitoria, si aggiungono giorno per giorno tutti i debiti fuori bilancio, molti di questi per sentenze da esproprio milionarie, che portano l’Ente a dover coprire, ad oggi, oltre 13 milioni di euro. È una montagna di debiti, che questa Amministrazione si trova ad onorare senza poter contare su una adeguata attività di riscossione che, al netto delle difficoltà economiche delle famiglie, sconta decisioni e prassi adottate nel passato“.

comune reggio calabria palazzo san giorgioChe il disavanzo sia la differenza algebrica tra varie voci, lo sanno anche i bambini. Che ci insegnano come i residui passivi possono essere anche di miliardi, ma non significa nulla in termini di debito: se io ho un esercizio con 100 miliardi di euro di uscite ma con 99 miliardi di entrate, in realtà il debito è di un miliardo. Il vero bluff, orchestrato da anni a Reggio Calabria, è quello di parlare dei residui passivi come se fossero il debito, senza considerare i residui attivi e le entrate che portano poi alla cifra reale del disavanzo (che in ogni comune d’Italia equivale al buco, debito, chiamatelo come volete), che a Reggio è di 87 milioni di euro come certificato dallo stesso consiglio comunale. Anche perchè se veramente la situazione fosse così pesante (oltre 860 milioni di euro di passivi non coperti da alcun attivo), il dissesto finanziario sarebbe già stato dichiarato da tempo.

palazzo_san_giorgioSparare queste cifre, ovviamente, in questo momento per Falcomatà è fondamentale. Così facendo, da un lato ingigantisce la reale situazione debitoria cavalcando la giustificazione che fino ad oggi, nei primi 7 mesi di amministrazione, ha accompagnato tutti i tifosi del Sindaco, e cioè quel “poverino, si sono mangiati tutto, non ci sono soldi, non può fare niente“. Una scusa che può reggere 6 mesi, 7 mesi, magari anche un anno. Ma poi? Considerare irrecuperabile una situazione è in contraddizione con la stessa scelta di candidarsi a Sindaco e scendere in campo, per poi trascorrere magari un’intera legislatura a fare spallucce e dire “non posso fare niente per colpa di chi c’era prima“.

palazzo-san-giorgioQDall’altro, Falcomatà in questo modo si para il culo dai cittadini che in modo sempre più pressante gli chiedono di ridurre le tasse. “Ho 860 milioni di debiti, come potete pensare di pagare di meno?“. In realtà le tasse potrebbe abbassarle eccome, basterebbe riavviare quell’attività di dismissione del patrimonio edilizio che a suo tempo aveva dato ottimi risultati, e dare un po’ di ossigeno alle famiglie reggine e ai cittadini. Basterebbe riattivare quell’adeguata attività di riscossione che è nelle competenze del Comune e che proprio con la Sati, tra 2011 e 2012, aveva dato risultati egregi. E di soluzioni, per un amministratore giovane e volenteroso, sicuramente ce ne potranno essere mille altre che lui da Sindaco sarà certo più bravo di noi ad indicare.

palazzo san giorgioInfine c’è un aspetto che Falcomatà, con questa dichiarazione-shock, non ha considerato: se i residui passivi (che – per intenderci e semplificare – sono solo i debiti al netto dei crediti, quindi non possono certo essere considerati il “buco” del Comune!) sono oggi di 860 milioni di euro, e nel 2012 erano di 679 milioni, significa che negli ultimi due anni durante il commissariamento sono aumentati addirittura di 200 milioni. E proviamo anche a fare una previsione: negli anni di sindacatura Falcomatà aumenteranno ancora, già il prossimo anno con i dati del bilancio 2015 potremo leggere cifre vicine se non addirittura superiori al miliardo.

falcomatà e de lucaCaro Sindaco, adesso serve coraggio. Che non sarebbe stata una passeggiata di salute lo sappiamo tutti ma lo sapeva anche Lei; a prescindere dai reali numeri del disavanzo se i reggini dovevano continuare a subire le aliquote massime previste dalle leggi senza alcun servizio che possa considerarsi adeguato agli standard di un mondo civile, a questo punto si tenevano i commissari. Abbiamo gioito per il ritorno alla democrazia, ma adesso serve il coraggio di quelle scelte che possano essere finalmente dalla parte della città. Serve il coraggio di andare a Roma a battere i pugni sui tavoli che contano, anzichè farsi scattare le foto con De Luca “l’impresentabile”. Serve diventare portavoce dei bisogni della gente, della gente di Reggio. Una città che negli ultimi anni ha soltanto subito soprusi e ingiustizie imposte dall’alto, e che vuole tornare ad essere padrona del proprio destino, vuole vedere una luce in fondo al tunnel del degrado in cui è decaduta nel silenzio e nell’indifferenza generale, mentre la politica pensava solo a farsi la guerra…

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