Le differenze di tendenze per la prima comunione tra Nord e Sud Italia

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prima comunioneSaio o tunica al Sud per non enfatizzare la disparità sociale, più libertà al centro e al nord, dove si lascia la scelta ai bambini che si apprestano a fare la prima comunione. Viaggio tra le parrocchie dal nord al sud del Paese dove, da un’indagine tra i parroci, si registrano parecchie defezioni – fino al 50% – dopo aver ricevuto il sacramento della prima comunione. E se da una parte i ragazzi si allontanano dai sacramenti, si registra una maggior presa d’atto in età adulta per cui sono sempre di più le persone in là con gli anni che decidono di cresimarsi. Più sobrietà, negli ultimi anni, anche nel dopo cerimonia. Con qualche eccezione. Nella parrocchia di Santa Chiara a Roma, il parroco, da un po’ di anni a questa parte, ha deciso di lasciare libertà di scelta alle famiglie dei bimbi che si accingono a fare la prima comunione. “Dopo anni in cui era la parrocchia a fornire la tunica – spiega don Giuseppe – ho deciso di lasciare libertà di scelta anche perchè non si registrano esagerazioni nel modo di vestire tali da creare disparità sociali”. A Santa Chiara, come del resto anche in molte altre parrocchie del Paese, si registra un aumento di adulti che chiedono di essere cresimati. “In molti casi la decisione di cresimarsi è legata ad un puro fatto di fede”, spiega don Giuseppe. Il prossimo 25 maggio, per dire, nella chiesa di piazza dei Giuochi Delfici saranno 25 gli adulti che riceveranno il sacramento della cresima. A Napoli, in diverse chiese, i parroci hanno pensato che i bambini che si accingono a ricevere la prima comunione debbano essere vestiti tutti uguali. Nella parrocchia di Sant’Antonio da Padova alla Pineta, ad esempio, i comunicandi portano un semplice saio. “Una tunica – spiega il parroco – che la parrocchia a volte presta a titolo gratuito, diversamente sono gli stessi genitori a comprarla e a riutilizzarla in caso di altri figli”. Il trend di richieste è sempre piuttosto alto. Ogni volta si registrano richieste di prime comunioni “per un centinaio di bambini”, dice il sacerdote. A Milano si lascia libertà di scelta nel vestire il giorno della prima comunione. E’ quanto accade ad esempio nella parrocchia del Santissimo Redentore dove c’è “libertà assoluta” di scegliere. Tornando al sud, in Calabria, i parroci riscontrano che i genitori dei bambini che ricevono la prima comunione optano per la tunica. “In linea di principio – spiega don Dario, parroco della chiesa di Santa Teresa del Bambin Gesù, a Cosenza – lasciamo libertà di scelta ai genitori ma alla fine scelgono tutti la tunichetta per i figli”. La parrocchia mette a disposizione un servizio di sartoria. Vestiario a parte, il sacerdote calabrese evidenzia una defezione che fa riflettere nel passaggio dalla prima comunione alla cresima. “Mentre in passato i ragazzi si allontanavano dalla chiesa dopo essersi cresimati, ora l’allontanamento si registra già al termine della comunione. La verità – lamenta don Dario – è che diamo i sacramenti a gente che non crede. Quest’anno, tanto per capirci, la metà dei ragazzi che hanno ricevuto la prima Comunione non si è presentata al momento della Cresima. E questi sono dati che devono far fare una seria riflessione”. E se da un lato si registra una maggiore sobrietà nel modo di vestire i bambini, c’è chi non rinuncia a banchetti luculliani nel dopo cerimonia con familiari e amici. Senza dimenticare il book fotografico e le bomboniere. “In certi casi – racconta don Sergio Mercanzin, direttore del Centro Russia Ecumenica nonchè sacerdote pendolare – la prima comunione si trasforma in una vera e propria impresa. Ognuno vorrebbe avere un fotografo personale per immortalare il figlio. Poi c’è chi non rinuncia alle bomboniere”. Insomma, conclude il prete che con il suo pendolarismo vive a contatto con le diverse tendenze dal nord al sud del Paese, “l’impressione è che il Sacramento che i bambini ricevono stia all’ultimissimo posto”.

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