Reggio, la proposta di Enzo Tromba: “10 comuni-municipi”

StrettoWeb

reggio_calabria_lungomareDi seguito la nota diffusa da Enzo Tromba, osservatorio per la Città Metropolitana:

“Libertà è partecipazione” diceva Giorgio Gaber. Proprio la partecipazione alla vita politica e sociale della città è quello che viene considerato il pericolo più grande per l’istituzione della Città Metropolitana. La politica in questi ultimi 20 anni ha violentato, a livello nazionale e locale, tutte le istituzioni, svuotandole della loro autorevolezza e credibilità, portando gli stessi cittadini a non credere più in esse. La Città Metropolitana rappresenta un’occasione per ripartire da zero, per fare un passo avanti come comunità facendo tutti un passo indietro come singoli individui. È il momento di riconsiderare in maniera totale le Istituzioni, per dare di nuovo un’identità alla nostra città che appare smarrita da anni, per ricostruire credibilità e reputazione. Come abbiamo già detto, nel 1927 esisteva una Grande Reggio che si estendeva dalle spiagge di Pellaro a quelle di Scilla, rappresentando un agglomerato urbano ricco di potenzialità e humus sociale, politico ed economico. Quel progetto fallì per la mancanza di coinvolgimento della popolazione nel processo di costruzione delle istituzioni. Oggi quella sfida si ripropone, e lo spettro della mancanza di partecipazione rimane minaccioso sullo sfondo. Esistono dei modelli per fare in modo di incanalare la partecipazione della popolazione e del territorio alla formazione della Città Metropolitana che altrimenti verrebbe considerata come un’istituzione priva di autorità e prestigio. Come nei comuni di Parigi, Lione e Marsiglia ci sono gli arrondissements (composti da circa 60mila abitanti), o più semplicemente a Roma i diversi municipi, nella nostra città si potrebbe utilizzare lo stesso metodo. Facciamo un esempio: tutti i comuni della vallata del Gallico e del Catona, Villa S. Giovanni, Campo Calabro, Scilla diventerebbero un solo comune, un solo agglomerato dal punto di vista istituzionale. Così si dovrebbe fare per altri quattro territori, dividendo la Città ed i paesi limitrofi in 5 comuni da circa 30-40mila abitanti. Questi comuni rimarrebbero autonomi dal punto di vista delle infrastrutture, delle concessioni edilizie e della gran parte dei provvedimenti che riguardano i cittadini e i servizi. I comuni eleggono i sindaci o presidenti ed i rispettivi consigli. Così facendo il sindaco metropolitano verrebbe eletto direttamente dai cittadini, con un meccanismo simile all’elezione del presidente della Provincia. In questo modo la comunità avrebbe comunque una rappresentanza diretta del territorio e renderebbe il processo di integrazione, costituzione e partecipazione della e alla Città Metropolitana molto più diretto e attivo da parte della popolazione. Tutto ciò si potrebbe replicare in tutta la provincia, passando così dai 97 comuni a 10 comuni o municipi di circa 50mila abitanti, che costituirebbero la Città Metropolitana. Così facendo si garantirebbe efficienza, efficacia, semplicità, trasparenza e semplificazione, infatti nei 97 comuni si spendono ogni anno solo per le anagrafi, gli uffici elettorali e gli uffici tecnici circa 208 milioni di euro. Liberando queste risorse si abbasserebbero le tasse, migliorerebbero i servizi e si rilancerebbe l’economia. Come dicevamo però bisogna fare tutti un passo indietro per farne uno avanti come comunità e allora non bisogna pensare solo al proprio giardino e al proprio territorio in maniera miope, ma osservare tutto con una visione d’insieme per recuperare il tempo sprecato e per ridare slancio al nostro territorio. Il rischio di fallimento è alto, considerando il sistema politico locale e la possibile mancanza del sostegno da parte della società civile ma l’opportunità di inserire una marcia più alta c’è e nessuno di noi dovrebbe farsela sfuggire.

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