Anche Messina ha i suoi Don Chisciotte. Il murale/mulino a vento della Casa del Portuale

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streetartnews_blu_messina_italy-11Don Chisciotte della Mancia combatteva contro i mulini a vento. Una metafora, scritta oltre 400 anni fa, che intendeva porre l’uomo davanti uno dei suoi maggiori difetti: l’ottusa ricerca di un nemico dove nemico non c’è, travisare la realtà, ignorare i veri problemi. Una metafora oltremodo attuale.

Anche Messina – nel suo piccolo, ma non troppo – ha i suoi Don Chisciotte. Individui che si intestardiscono su problemi che oggettivamente appaiono inesistenti o comunque veniali, se confrontati con altri ben più gravi e imminenti. La Città dello Stretto, di fatto, si trova in uno dei periodi più bui della propria storia. Casse pubbliche vuote, disservizi di vario genere, disoccupazione.
blu_messina_italy_mural_09Eppure da qualche mese, un po’ a sorpresa ma non poi troppo, si respira a Messina un’aria diversa. Renato Accorinti è diventato, contro ogni pronostico, sindaco di Messina, sconfiggendo avversari ben più blasonati e con un maggiore background politico, oltre a un più solido, almeno sulla carta, sostegno della base. Certo, si può come no, appoggiare l’uomo Accorinti, il suo stile, le sue idee. Ma è innegabile che la sua elezione è una potenziale rottura con un modo di fare politica e di amministrare che, da molti anni a questa parte, non aveva in alcun modo contribuito a far rialzare la testa alla città. Potenziale, perché bisogna ricordare i ricorsi al TAR che potrebbero ribaltare il risultato elettorale e perché comunque si devono attendere risultati concreti da parte della suddetta amministrazione.

Ben prima di Accorinti, abbiamo avuto modo di conoscere l’esperienza del Teatro Pinelli, un’altra “novità” nel panorama civile e sociale messinese. Un gruppo di ragazzi che hanno deciso di restituire alla città uno spazio pubblico, un bene comune abbandonato da decenni, qual’era il Teatro in Fiera. Letteralmente “buttati fuori”, e diventati “itineranti”, hanno individuato in un altro edificio, la Casa del Portuale, il loro nuovo spazio permanente di protesta costruttiva. Non è questo il luogo, né vogliamo noi in prima persona dibattere sulla legittimità dell’occupazione prima del Teatro in Fiera, poi della Casa del Portuale. Si vuole qui discutere invece di un problema sollevato nelle ultime settimane, che a nostro modestissimo avviso in realtà non si pone: quello dei murales della Casa del Portuale.

L'opera di Blu nella sua interezza
L’opera di Blu nella sua interezza

blu_messina_italy_mural_03Blu, un writer di fama internazionale, in luglio ha voluto prestare la sua arte alla causa del “Pinelli”, realizzando un murale che ricalca il suo riconoscibilissimo stile. Blu infatti coglie lo spirito del luogo, reinterpretando in chiave critica e palesemente provocatoria problemi sociali e culturali di ogni genere. I murales di Blu possono essere definiti “grotteschi” e “caricaturali”, e gli hanno valso nel 2011 l’ingresso nella top ten dei writers di tutto il mondo, realizzata dall’Observer. C’è però chi definisce Blu un “graffitaro da centri sociali”, e addirittura ne mette in discussione la paternità dell’opera. Di più, si è sollevato un problema, una questione morale, secondo la quale l’opera di Blu è addirittura blasfema, e offende la religione cattolica.

In particolare ad essere incriminato è un amo a forma di croce, che pesca uomini con le mani giunte in segno di preghiera. Una chiara allegoria critica nei confronti della Chiesa. Ci sono appunto alcuni Don Chisciotte che contro questo murale si stanno scagliando, chiedendone, quasi pretendendone la cancellazione. Una battaglia che non ci sembra avere un vero e proprio fine logico. Sulla questione si è addirittura dibattuto in una riunione della X Commissione Consiliare. Ma si è arrivati a un nulla di fatto. E allora qualche considerazione la avanziamo noi.

blu_messina_italy_teatroInnanzitutto il murale in questione può e deve essere classificato come forma artistica. In secondo luogo, volendo proprio tirare la cosa per le orecchie, l’unico reato commesso è quello di “atti vandalici”. Ma può un disegno che abbellisce un muro grigio e sporco – a detta degli stessi consiglieri – essere considerato un “atto vandalico”. Semmai, al contrario, è un atto di abbellimento pubblico e soprattutto gratuito. Inoltre non basta un disegno considerato blasfemo per rendersi responsabili di reato di vilipendio di religione. Su questo punto vogliamo entrare un attimo nello specifico: ci si rende responsabili di tale reato quando si offende una religione tramite vilipendio di una persona; quando si danneggiano oggetti e/o manufatti considerati sacri da una religione; quando si turba di funzione e/o esercizio di una funzione religiosa. Il murale in questione si è reso responsabile del suddetto reato in una delle sue forme? Non ci sembra affatto.

blu_messina_italy_mural_01L’opera può piacere o meno, può essere considerata grottesca e pungente, o anche di pessimo gusto. Non possiamo giudicare o dar torto a nessuna delle due parti. È ben diverso però pretenderne la cancellazione per motivazioni che non hanno una base concreta. L’Amministrazione Comunale ha comunque tracciato la sua rotta. Già nella famosa riunione della Commissione Consiliare l’assessore all’ambiente, arredo urbano e beni comuni, Daniele Ialacqua, ha annunciato delibere pro beni comuni e pro writers. Il membro della Commissione Ivana Risitano (Cambiamo Messina dal basso) si è detta stupita che un murale fosse al centro di un dibattito del genere.

blu_messina_italy_mural_08Per quanto riguarda le altre forze politiche, ci sembra, da quanto emerso, che effettivamente l’opera di Blu non sia esattamente al centro della questione “Pinelli”. In realtà preme più capire quale sia la validità legale dell’occupazione, e se ci sono modalità per regolarizzarla o porvi termine. Non ne discuteremo qui, come già anticipato. Per concludere la questione del murale, oggi l’assessore alla cultura e alle identità, Sergio Todesco, ha scritto alla Soprintendenza ai beni culturali, chiedendo provvedimenti atti a valorizzare la Casa del Portuale e le sue opere, considerandola un’istallazione, un laboratorio artistico permanente.

Una presa di posizione chiara e precisa, che dovrebbe porre la parola “Fine” ad una querelle nata e sviluppatasi esclusivamente nelle menti – ci azzardiamo a dir eccessivamente moraliste – di alcuni Don Chisciotte messinesi. E che forse vuole evitare la stessa gaffe del 2001, quando il celebre writer Phase 2, che si trovava in città, dipinse una parte del muro esterno della Fiera. Il graffito però venne prima oscurato con un cartello pubblicitario e poi il muro venne addirittura abbattuto. Blu ha indubbiamente contribuito a far entrare Messina nel circuito delle città toccate dagli street artist. Chissà che non possa essere un punto di partenza per realizzare eventi e valorizzarne altri angoli abbandonati.

(Le foto sono tratte da Waitmag.com e da Visualtherapyonline.com)

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