Le viene negata casa perchè è calabrese: “qui porteresti la mafia e la droga”. In padania? No, in Abruzzo …

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Ada è una giovane di Reggio Calabria che ha studiato in Abruzzo e vive da anni a Chieti, dove lavora da freelance. E’ in affitto da tempo insieme al suo compagno, e con i proprietari di casa ha sempre avuto un ottimo rapporto, tanto da raccontarci che “siamo quasi coetanei, qualche volta siamo stati loro ospiti a cena e viceversa, ci hanno invitato a vedere la loro casa nuova. Un rapporto, insomma, che non definirei di amicizia ma almeno di simpatia e cordialità“.
Ma mai, Ada, avrebbe potuto pensare cosa le sarebbe accaduto quest’estate. Tornata a Reggio per le sue vacanze estive, a Chieti si verifica un nubifragio che devasta la sua casa provocando danni ingenti. I proprietari la chiamano subito spiegandole che dovranno fare dei lavori, e che i due ragazzi saranno costretti a trovare un’altra soluzione vista l’inagibilità dell’abitazione. In quel momento inizia il calvario, che ancora oggi non è finito perchè Ada è rimasta bloccata a Reggio e non può tornare al suo lavoro perchè non ha dove dormire. Perchè è calabrese.
Sì, è di Reggio Calabria e quindi in Abruzzo non la vuole nessuno. “Sono rimasta sconvolta da una telefonata terribile, la mia vita è cambiata e adesso non riesco a darmi pace. La mia ex proprietaria di casa mi disse che era stata chiamata da uno dei proprietari delle case con cui ero stata in contatto che, ho saputo in quell’occasione, è un suo amico. Lui le disse che per niente al mondo avrebbe affittato casa ad una persona originaria di Reggio Calabria per timore che questa potesse portare il malaffare dentro casa sua. La mia ex proprietaria – continua Ada – mi fece capire che lei e il compagno si erano fatti convincere dall’amico e che anche loro adesso avevano paura di tenermi in casa. Mi disse che, stando all’altissima percentuale di malavitosi nel reggino, era impensabile che io non avessi qualche amico mafioso nel mio giro di amicizie e che loro non potevano avere la certezza che prima o poi i mafiosi sarebbero entrati in casa loro, così come non potevano avere certezza che io non portassi droga in casa. Così dopo anni io e il mio compagno, teatino, siamo stati buttati fuori. Io perché reggina, lui perché accompagnato da una reggina“.
Ada, dopo un primo momento di scoramento, s’è infuriata e ha intrapreso una battaglia legale: citerà in giudizio gli ex proprietari di casa con un avvocato di Reggio Calabria: “voglio che a difendermi sia un professionista della mia città, non uno qualunque“. Ed ha deciso di rimanere a Reggio, per “raccontare la mia storia, voglio che questa città sappia cosa essa rappresenta al di fuori delle sue stesse mura. Voglio essere d’aiuto alla mia città ma soprattutto voglio che questa sappia che non mi sta tutelando“.
E’ evidente che ancora oggi l’immagine della Calabria che riusciamo a trasmettere fuori dai nostri confini Regionali non è positiva, e solo denunciando episodi così drammatici possiamo sperare in un futuro migliore, più sereno e rispettoso nei confronti della dignità e dell’orgoglio di chi nasce in questa terra e vive quotidianamente all’insegna di onestà e legalità. Come Ada. E come tantissimi altri che lei oggi rappresenta.

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