L’allarme Spread e la crisi del vecchio continente; il nuovo governo Monti riuscirà a riportare la fiducia nei mercati ?

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Il nuovo presidente del Consiglio italiano, il prof. Mario Monti

Dopo l’Islanda, la Grecia, la Spagna, il Portogallo e l’Irlanda, anche l’Italia scopre, in gran ritardo, di essere stata colpita in pieno dalla crisi dei mercati europei. I forti crolli di Piazza Affari, avuti nelle scorse settimane, su tutti spicca il dato di Finmeccanica che è arrivata a perdere oltre il -20% (le perdite hanno ormai superato gli utili di questi ultimi mesi) hanno indotto il governo, presieduto da Silvio Berlusconi, a rapide dimissioni concordate con il presidente Napolitano, per fare largo a un nuovo governo, presieduto da soli tecnici, ossia da grandi esponenti del mondo accademico e finanzio nazionale e internazionale, privi di qualsiasi collegamento diretto o indiretto con la politica. L’avvento della crisi, che di sopra assalto ha intaccato il nostro debito pubblico, attraverso le grandi manovre speculative avviate dai mercati, ha fatto schizzare alle stelle, ben oltre la soglia pericolosa dei 500 punti, il valore dello Spread (ormai diventato il primo incubo degli italiani), ossia il differenziale fra i nostri Btp e i Bund tedeschi, che in questo caso vengono usati come misura di riferimento. La corsa dello Spread ha allarmato e continua ad allarmare tutti. Solo ora però si inizia a dedurre che il problema dell’Italia, finita recentemente sotto il tiro dei mercati finanziari, non era Silvio Berlusconi, ma bensì una crisi di sistema che va ben oltre il nostro paese e l’intera Europa, che finora non fa altro che cacciarsi in nuovi guai, scaricando poi le colpe sulle spalle degli stati che secondo Bruxelles non sono in grado di varare le riforme necessarie per attenuare gli effetti di questa tempesta finanziaria su scala globale, nata negli USA e cresciuta a dismisura nell’euro-zona. I fatti però parlano chiaro e gli analisti lo sanno molto bene. E’ vero che i governi degli stati europei in questi ultimi mesi non hanno brillato in qualità di politiche economiche e sociale, avendo sul groppone lo spettro dei tanti debiti pubblici accumulati nell’ultimo decennio.

Giornate di panico sui mercati

Però anche l’Unione Europea ci ha messo del suo, inglobando di tutto e di più negli ultimi anni (paesi che hanno speso nel nulla un enorme mole di finanziamenti senza apportare alcun tipo di miglioramento, ma accrescendo i rispettivi debiti). Ma il guaio più grosso è stato quello di creare una moneta unica, ossia l’Euro, senza il varo di una vera e propria politica monetaria, necessaria per fermare e contrastare i tanti effetti collaterali che ne seguivano negli anni successivi. I nodi sono venuti al pettine con la crisi nata negli USA e Bruxelles, come sempre, continua a reagire in ritardo e male. Basti pensare che in risposta alla crisi e all’andamento negativo dei mercati la Federal Reserve, la banca centrale Inglese, la banca centrale Svizzera e la banca centrale Cinese, stanno cominciando a stampare moneta per tentare di riportare un po’ di fiducia tra gli investitori. La banca centrale Europea, la principale istituzione del mondo finanziario europeo, invece rimane immobile, paralizzata dalle indecisioni della leadership franco-tedesca (del resto sono loro le economie più forti del vecchio continente), Merkel-Sarkozy, che non sa più dove andare e cosa fare. Difatti non è un caso se la grande speculazione dei mercati vada ad intaccare, con estrema facilità, tutta l’euro-zona, spostandosi da Atene, Roma, Madrid, in direzione di Francia e Belgio, ora finiti nel mirino, con uno Spread in costante rialzo (un po’ come avvenne in Italia nei mesi scorsi). Per questo noi siamo convinti che fino a quando la banca centrale Europea non ricorre a drastiche misure per mettere al riparo l’Euro dalla grande speculazione, partorita dalle grandi lobby economiche internazionali, la situazione economica sarà destinata a precipitare ulteriormente in tutto il vecchio continente, con serie ripercussioni anche in quei paesi, come Francia e Germania, fino a qualche tempo fa considerate delle economie solidissime e a prova di attacco.

Una delle tante giornate nere per Piazza Affari

In questo contesto, cosi difficile e complicato, la nuova squadra del governo italiano (tutti tecnici), capitanata dal prof. Mario Monti, una delle più grandi personalità del mondo finanziario (molto stimato in sede europea e negli USA) potrebbe entrare in gioco premendo in maniera decisa e vigorosa contro la fallimentare politica economica adottata fino ad ora da Bruxelles, sotto l’inadempienza del governo tedesco e francese che hanno sottovalutato il rischio dei rispettivi debiti, gonfiati dalla mancata crescita economica. Da Monti ci aspettiamo la stesura di un nuovo piano di politica-economica (quella vera fatta di programmi sul mondo del lavoro, istruzione, investimenti più concreti nell’innonvazione tecnologica e massicci interventi di capitale privato per le grandi infrastrutture) pronto a stimolare la crescita economica dell’Italia nel più breve tempo possibile, con l’obiettivo primario del risamento del debito portato sul groppone già dagli anni 70-80, riportanto la fiducia nei mercati. Insomma un modello tutto italiano pronto ad essere condiviso dal resto d’Europa, l’ultima ancora di salvezza per l’euro-zona, destinata ad un futuro economico nefasto, non certo solo per colpa dell’Italia o dei suoi precedenti governi. Questo ormai sembra chiaro a tutti. Se si continua a pensare il contrario (come sta facendo tuttora l’Unione Europea) non andremo da nessuna parte e la parola “Default”, tanto nominata e decantata dagli amanti delle sventure economiche e dai nemici del capitalismo, diverrà una amara realtà.

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