Reggio, circoli NCD: “sulla vicenda Scopelliti- Fallara solo infamie per creare scompiglio tra le gente”

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ncdLa vicenda Scopelliti ha del sensazionale – dichiarano attraverso un comunicato stampa i rappresentati dei circoli reggini del NCD, Andare Oltre, Per Reggio e San Giorgio 1 – perché mirata artatamente a far suscitare un notevolissimo scompiglio nell’opinione pubblica già scossa dalla serie di eventi negativi che hanno visto protagonista, indiscriminatamente, il variegato mondo politico.  Era facile su quest’humus innestare subdolamente ogni infamia e spargere maldicenze coartando i sentimenti di quanti disdegnano di essere coinvolti  in partigianerie di comodo.

Per la storia è bene dire che il processo che ha portato alla condanna dell’ex sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Scopelliti ha avuto origine dalle autoliquidazioni per un importo di 750.000 euro che l’ex dirigente dell’Ufficio Finanze e Tributi del Comune Orsola Fallara si liquidò. L’inchiesta  venne poi estesa ad una serie di irregolarità emerse nei bilanci preventivo e consuntivo 2008 e bilancio preventivo 2009, alterati intenzionalmente secondo l’accusa da espedienti contabili di cui il primo cittadino era a conoscenza.

Ad onor del vero preme dire che nel 2008 il Ministero dell’Economia aveva conferito al Comune di Reggio Calabria 817.000 euro di premialità come riconoscimento per la buona gestione dell’Ente. Fino al 2009, infatti, il Comune di Reggio Calabria non manifestava particolari problemi di solvibilità. Sic res stantibus, se il sindaco Scopelliti avesse avuto contezza del reale stato delle finanze del Comune, avrebbe potuto chiedere e certamente ottenere dall’allora governo Berlusconi un finanziamento di 30 – 40 milioni di euro a supporto dell’attività amministrativa, così come avvenne per Catania e Roma.

Le vicende susseguitesi sono di pubblico dominio, come di pubblico dominio è l’accusa di Naccari Carlizzi, il quale, sentito come teste dall’avv. D’Ascola, ammise che il Comune di Reggio Calabria, durante il periodo della sua guida temporanea all’indomani della morte del sindaco Falcomatà, nel 2002, aveva un bilancio gravato da 234 milioni di euro in residui passivi. Il che la dice lunga sulla genesi del famoso buco alle casse del Comune di Reggio Calabria e sulle responsabilità che ne aggravarono i conti nel prosieguo.

Ad avvalorare tale tesi alcune considerazioni: la prima derivata dall’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria nell’ottobre del 2011, che portò al rinvio a giudizio di Scopelliti insieme con i tre revisori dei conti. In quella circostanza, Scopelliti, durante l’interrogatorio riferì ai giudici che già nel 2009 aveva chiesto conto alla dott.ssa Fallara, autocrate dirigente delle finanze del Comune, delle irregolari autoliquidazioni di parcelle, ricevendone come risposta “Mi vergogno, ma è tutto vero”. Da quel momento i rapporti fra i due si interruppero.

La Fallara godeva di una ‘libertà di movimento sulle casse comunali pressoché assoluta’. È il Gup di Reggio Calabria dott.ssa Tommasina Cotroneo che ha delineato il ruolo dell’ex responsabile del settore finanze di palazzo S. Giorgio, morta suicida nel 2010, nell’ambito di un processo stralcio, conclusosi prima di quello che ha decretato la condanna di Giuseppe Scopelliti. Il potere detenuto dalla Fallara è descritto nelle motivazioni di quella pronuncia. Il Gup, infatti, traccia un quadro dal quale emerge che  la dirigente sembrava avesse il controllo assoluto su tutte le attività economiche di Palazzo S. Giorgio, ‘gestendo il delicato settore preposto alla corretta individuazione e gestione delle entrate e delle risorse disponibili per la spesa dell’ente in modo arbitrario e privo di controlli’. Ed ancora, continua il Gup, si coglie a piene mani, tra l’altro, l’illegittimità di cospicue somme di denaro ‘corrisposte’ alla Fallara e da ella ‘apprese’  in forza della posizione di potere e strapotere assunta negli anni di riferimento’.

Di inequivocabile rilievo è la conferenza stampa indetta dalla dirigente poche ore prima del suicidio  che lasciava intravedere i prodromi di un triste epilogo. Infatti, dimettendosi dal suo ruolo di direzione del settore finanze e tributi, Orsola Fallara, ammettendo di avere sbagliato, chiese scusa alla famiglia e a Giuseppe Scopelliti di cui disse: ‘voglio chiamare Peppe proprio perché sono cresciuta con lui e per me è stato un onore lavorare al suo fianco’ aggiungendo ‘Scopelliti, a differenza di altri, è un politico con la P maiuscola e ha fatto bene a dire che non faccio più parte del suo gruppo, perché non ho agito seguendo le indicazioni ed i principi ai quali si è sempre ispirato. Peppe ha sempre lavorato con grande onestà per fare grande questa città’.

Era il grido di dolore misto a rabbia e disperazione per chi ha già divisato di porre fine ai suoi giorni, di chi sa di avere tradito un’amicizia con Peppe Scopelliti nata sui banchi di scuola e proseguita all’Università, di chi ha bruciato per una insana passione i suoi ideali  sull’altare di un egocentrismo  teso a subordinare la comunità al proprio io subordinandovi il bene comune e quel che più conta, l’alto valore dell’amicizia sulla base della quale Giuseppe Scopelliti ha compromesso i suoi ideali mettendo a dura prova l’immagine di politico attorno al quale Reggio e la  Calabria si sono stretti  per rilanciare il progresso e l’avvenire della Regione”.

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