Oggi, purtroppo va detto, la Reggina è lo zimbello della Calabria calcistica. E’ diventata lo zimbello della Calabria calcistica, perché prima non era così. Oggi la Reggina è in Serie D e si appresta ad esserlo per il terzo anno di fila, salvo miracoli. Non ha ottenuto la C sul campo perché inferiore a Trapani e Siracusa. Non ne ha le capacità economiche, non ne ha le competenze. Si è ritrovata a lottare quest’anno, con armi ridotte (e di molto) rispetto agli aretusei, grazie al miracolo di Trocini e allo zoccolo duro di diversi reggini nati al Sant’Agata e comunque già presenti in città, per le famiglie o per la gestione di attività commerciali proprie. Reggini che in altri casi sarebbero rimasti probabilmente a spasso e che comunque fino a gennaio facevano una fatica matta a rendere fisicamente in campo.
Insomma, dilettantismo puro. Fallimento l’anno scorso, disastro quest’anno. Senza dubbio mitigato dal miracolo di cui sopra, ma comunque certificato. Perché la Reggina in D non può starci neanche un anno, figuriamoci due. E se fallisce, non deve trovare alibi. Invece oggi Reggio Calabria si ritrova una proprietà che, per mascherare le proprie inefficienze, litiga con quattro società in meno di un mese, accusa gli arbitri o le avversarie di comprare le partite o di “scansarsi”. Peccato che non parliamo di Juventus, Milan o Inter, ma piccole squadre dilettantistiche di provincia. In Serie D.
Reggio Calabria si è ridotta così. E’ caduta così in basso. Con la gentilissima complicità della politica che ha scelto questo club (e che oggi supporta), di una parte di stampa e di una parte di tifoseria. E’ vergognoso, oltre che poco dignitoso, finire – in negativo – al centro delle cronache dei media calabresi per il comportamento di ieri. La Reggina accusata di mancanza di rispetto e dignità in Serie D, per degli episodi contro l’amica Vibonese. Ed è poco dignitoso perché la Reggina, nella sua ultracentenaria storia, si è anche ritrovata (e non parliamo del Medioevo) a sedersi al tavolo dei grandi club. Non solo in campo, affrontando le big della Serie A, ma a sedersi nel vero senso della parola, letteralmente, fisicamente.
Il racconto di Lillo Foti, il “peso” della Reggina nell’Italia del calcio e quell’idea della Superlega italiana
Il riferimento è a un aneddoto raccontato qualche anno fa dall’ex presidente della Reggina Lillo Foti, colui che Reggio l’ha fatta veramente sognare ad occhi aperti; colui che l’ha portata all’apice, al punto più alto, lì dove nessuno ci era mai riuscito, rendendo orgogliosa non un’intera città o provincia, ma un’intera regione, in alcuni casi anche l’intero sud Italia. Quella Reggina era considerata strategicamente importante anche dalle grandi società del nord, che all’epoca vincevano le Champions League.
Il racconto di Foti riguarda un fatto accaduto nel 2003. Lo ha svelato quattro anni fa, nel 2021, nei giorni caldi in cui si parlava del progetto Superlega. La dichiarazione è stata resa al giornalista Giusva Branca, nel corso del format “Sport Heroes”: “un giorno ricevo una telefonata, era il 2003. Mi dicono: ‘c’è una riunione in un albergo alle 10, c’è bisogno della tua presenza’. Così vado a Milano e mi ritrovo 8 società, le massime espressioni in Italia, ma non ero a conoscenza dell’oggetto. C’era il Milan, la Juventus, l’Inter, il Bologna, e c’era la Reggina. Delle piccole realtà in Serie A c’eravamo solo noi. L’argomento? Era già quello di uscire fuori dalla Lega, di creare una a sé. Già all’epoca c’era la volontà di uscire fuori da un sistema chiuso”.
Non se ne fece più niente, almeno guardando ad oggi. Però l’idea di una lega a sé c’era. E con essa c’era anche la Reggina, unica realtà di provincia considerata tra le grandi d’Italia a partecipare a un campionato a sé. Questo era il “peso” della Reggina a quei tempi. Questo era riuscita a costruire. Lottare e battagliare con le grandi, ma anche sedersi assieme. Capite perché oggi, leggere di liti e screzi con Vibonese, Locri, Siracusa e Castrumfavara non fa altro che aumentare la frustrazione rispetto a ciò che la Reggio calcistica era e che ora è diventata…







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