“Squalificateci perchè…”: il messaggio del presidente della Viola in un PalaCalafiore deserto

In un PalaCalafiore deserto a causa della squalifica, il presidente della Viola, Carmelo Laganà, alza un cartello nero e arancio: "Squalificateci perchè..."

StrettoWeb

PalaCalafiore spettrale. Si sente la voce del telecronista della Viola, Giovanni Mafrici, anche quelle del tavolo a bordo campo. Si sentono distintamente le chiamate arbitrali e i messaggi dalla panchina. Perchè? Perchè Viola-Matera si è giocata a porte chiuse. L’ultima volta che abbiamo assistito a un triste spettacolo del genere era ai tempi della pandemia di Covid quando al palazzetto potevano entrare solo i giornalisti.

E si badi bene, lo spettacolo è stato triste solo perchè mancava una cornice di pubblico che, visti gli ultimi accadimenti e le 2000 persone presenti contro Messina, essendo anche sabato sera, avrebbe sicuramente firmato il nuovo record stagionale. La Viola ha vinto firmando un netto 11 su 11, commentare il campo ormai è superfluo.

Commentiamo gli spalti. Fra i seggiolini vuoti si alza in piedi un uomo, piccolino, ma con la forza di un gigante. Solleva un cartello nero e arancione. È il presidente della Viola, Carmelo Laganà, ex medico che ha risollevato la squadra dal baratro, impedendole di morire, sostenendola con le sue forze e la sua passione, con i suoi soldi soprattutto. E non parliamo di proprietà quali Armani o Segafredo-Zanetti.

Il presidente Laganà, colui che “prima voglio un giocatore educato, poi forte”, tiene in mano un cartello con scritto “squalificateci”. Un messaggio chiaro e tondo, come il pallone che tanto amiamo. “Perchè la Viola non soltanto è contro il RAZZISMO ma è anche contro: la violenza di genere; l’omofobia; la violenza sui minori, il bullismo; i genocidi; la guerra“. Un messaggio chiaro che ricorda perchè nessuno ha preso provvedimenti sulla denuncia di Efi Idiaru a cui è stato urlato “neg** di mer**. Un messaggio che ricorda i valori del basket e di una società sana e soprattutto vincente. Perchè il campo è sempre, e comunque, il giudice più imparziale di tutti.

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