A Corigliano-Rossano arriva la raccolta differenziata ma il cittadino medio è confuso: “e se abito al terzo piano?”

Una storia semi-seria sul calabrese poco incline ai cambiamenti: "io, la spazzatura, la lancio dal balcone!"

StrettoWeb

Che meraviglia, la Calabria: diversi pezzi, editoriali e comunicati, per raccontare della forza dei calabresi, della loro ‘capatosta’, della scelta di rimanere in una terra che, volenti o nolenti, è sempre un passo indietro. Eppure ci provano anzi, ci proviamo, a tenere il passo con gli altri, a non essere sempre gli ultimi arrivati. Ma capita, purtroppo, che nella terza città più grande della Calabria, frutto di una innovativa fusione, ci si perda in un bicchiere d’acqua. E’ il caso della famigerata raccolta differenziata con il servizio porta a porta.

Città grande, spazzatura ingombrante

Corigliano-Rossano ha una gestione “strana” dei rifiuti: nell’area coriglianese esiste la cosiddetta raccolta “porta a porta” da tempo; a Rossano, invece, funziona a macchie – ma non ad olio -: in alcune zone esiste, tipo Lido Sant’Angelo o Donnanna, in altre è arrivata da poco. E già qui, ci sarebbe molto da dire: non è concepibile, infatti, che nel 2024 siano ancora presenti i famosi “cassonetti” dove, nonostante una sommaria divisione, esiste poi il solito bidone grigio dove la gente butta di tutto.

Ma è comunque l’alba di una nuova era: la zona rossanese, contando sull’aiuto di Ecoross che, in questi giorni, sta consegnando i kit per la raccolta differenziata presso i domicili dei cittadini – con relative istruzioni e sacchetti – finalmente si può sperare in una cittadina più “pulita” e sostenibile. Ma il rossanese medio, da calabrese “capatosta”, si è mostrato poco incline al cambiamento.

La polemica sui social: “dove la tengo la spazzatura?”

La distribuzione dei kit e del relativo calendario di raccolta ha, infatti, generato non poche polemiche. I gruppi Facebook si sono infiammati al grido di “e mo’ come facciamo?”. Come se prima, l’immondizia, gliela portasse fuori il valletto in livrea della Ferrero Rocher, il signor Ambrogio. Mentre scrollo sul cellulare, mi soffermo a leggere il post di una signora, stupefatta da questi aggeggi colorati a forma di pattumiera.

Una veloce lettura e ho partecipato, affranta, alla sua tragedia che si potrebbe riassumere così: “mia mamma è anziana e abita al terzo piano senza ascensore. Come deve portare giù i secchi? Non è possibile poi ritirare l’umido due volte a settimana: decidono loro quando devo mangiare carne o pesce?”. Un dramma incommensurabile, quella della signora, che se Barbara D’Urso fosse ancora a Pomeriggio  5, minimo le avrebbe concesso un’intervista di spalle e con la voce robotica.

Il busillisi di cammileriana memoria

Le domande, dopo aver letto più volte lo sfogo della signora, mi riempiono la mente. Come in un meme, vedo numeri ed equazioni che mi girano intorno. E non resisto: le pubblico qui, in bella mostra, sperando che la povera donna mi legga e mi aiuti a risolvere questo busillisi di camilleriana memoria.

  1. la madre della signora, prima dell’avvento della differenziata, lanciava l’immondizia dal balcone?
  2. se la signora abita al terzo piano senza ascensore, come migliaia di milioni di cittadini del mondo, dovremmo fermare la differenziata?
  3. perché la figlia non aiuta la signora mamma e si offre di portarle giù i “secchi?”
  4. quanto pesce mangia la signora? Ha, forse, una pescheria?

Domande lecite, le mie, ma che non avranno risposta perché l’amministratore del gruppo, capendo di aver commesso uno scivolone, ha cancellato il post. Ma ho comunque fatto in tempo a leggere alcuni dei commenti: e, mentre qualcuno rinsavito le diceva che funziona pressappoco così in tutto il globo terracqueo, quale calabrotto medio come lei le dava, invece, man forte e cercava soluzioni alternative.

Tra le più gettonate, leggiamo: “dica a sua madre di appendere i secchi ad una corda e di calarli dal balcone ma ad un metro da terra se no ci si ‘appizzano i gatti”, il commento di un’altra lady. E ancora: “hai ragione! Io non posso tenermi la puzza della spazzatura in casa, come dobbiamo fare??”, il grido disperato di una mamma pancina. E poi lui, il genio di turno: “è colpa del Comune!! Se ci avete fatto caso la spazzatura è aumentata, perché??”.

Poesia per le mie orecchi sanguinanti: se, da un lato, mi diverte leggere di queste quisquiglie e penso “beati loro, il cui unico problema è quando gettare la plastica e la carta”, dall’altro penso che un po’, ad essere perculati, ce lo meritiamo.

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