Reggina, la Fenice e quella ridicola “sfida” agli imprenditori reggini: qualcuno pensa che siano scemi?

Reggina, l'incomprensibile "ultimatum" di Ballarino e le frecciate agli "imprenditori reggini". Ma cosa sarebbe successo se Brunetti avesse scelto Bandecchi?

StrettoWeb

C’è ancora qualcuno che gioca con l’intelligenza delle persone. E c’è una città che glielo consente. Il proprietario della Fenice Amaranto nella conferenza stampa di qualche giorno fa ha posto una sorta di “ultimatum” non si sa rivolto a cosa e rivolto a chi. Ha più volte nominato genericamente gli “imprenditori reggini” invitandoli a palesarsi “entro cinque giorni” se volessero rilevare la sua società, tanto che in giro c’è persino chi ha preso sul serio questa scadenza e sta facendo il countdown fino a domani come se potesse davvero succedere qualcosa. Ma chi sarebbe così pazzo da rilevare oggi una società che non ha entrate, ha spese enormi e non ha alcuna prospettiva almeno fino alla prossima stagione? Concludere il campionato di serie D fino a giugno significa spendere soldi, tanti soldi, senza incassare nulla. E perchè qualcuno dovrebbe farlo, pagando di tasca propria le scelte di altri? E’ ovvio che nessuno vuole la Fenice Amaranto: non entro cinque giorni, non entro fine anno, non entro fine del campionato. E probabilmente neanche dopo. A Ballarino lo avevamo scritto il 12 settembre: “se pensa a un passo indietro, lo faccia oggi o poi sarà troppo tardi“. E adesso è troppo tardi.

Se c’è qualcuno che vuole ripartire con il calcio a Reggio è più probabile che si interessi al Centro Sportivo Sant’Agata e al marchio della Reggina (quella vera) con tutta la sua storia e il palmares, per poi iscrivere la squadra il prossimo anno in qualsiasi categoria rilevando una licenza (perchè no, se c’è l’occasione anche in serie C). Che senso avrebbe oggi palesarsi alla Fenice? Nessuno. Meno di zero. Significherebbe suicidarsi, andare ad affrontare enormi spese senza alcun beneficio. Ecco perchè chi parla ironizzando degli “imprenditori regginidovrebbe sciacquarsi la bocca: a Reggio Calabria persone che potevano fare quello che sta facendo la Fenice ce ne sono centinaia. Se non si sono presentati al bando del Comune è soltanto perchè non sono riusciti a costruire qualcosa di migliore, qualcosa di degno della Reggina. Perché gli imprenditori reggini sono consapevoli della grandezza della Reggina. Ma fare un campionato di metà classifica in serie D a Reggio Calabria sarebbe stato facile per tanti: è stata una scelta consapevole quella di non presentarsi neanche con queste “ambizioni” (se così si possono definire), proprio per la consapevolezza della grandezza della Reggina e del fatto che è improponibile per la dignità della Reggina creare una società che possa vivacchiare nei Dilettanti. Ci hanno provato, gli imprenditori reggini, a costruire qualcosa di più serio. Non ci sono riusciti, o almeno non da soli (una buona parte di loro si erano poi affiancati a Bandecchi in un progetto, quello sì, molto più ambizioso) e hanno preferito non presentarsi anzichè costruire qualcosa di mediocre. Proprio perchè sanno bene che la Reggina è un’altra cosa rispetto a Mazara del Vallo, Sancataldese, Igea Virtus, Belpasso, Acireale…

Quello che oggi ci chiediamo è cosa sarebbe successo se Brunetti avesse scelto l’altra cordata, quella con Bandecchi e gli imprenditori reggini. Di certo la squadra starebbe quantomeno lottando per la promozione; di certo nessuno se la sarebbe mai potuta prendere con Brunetti, anche in caso di fallimento del progetto sportivo, perchè lui avrebbe comunque scelto quelli palesemente migliori, di gran lunga superiori come risorse economiche e competenze tecniche, come accaduto a Catania o a Bari di recente. Lì i sindaci hanno scelto i migliori, e nessuno si è mai permesso di contestarli anche quando i risultati non sono arrivati. Immaginate qualcuno che, con la società di Bandecchi che incontra qualche difficoltà, possa rimpiangere il fatto che Brunetti non aveva scelto Ballarino e la sua Fenice? Assolutamente no, ovviamente, così come oggi nessuno rimpiange la mancata scelta della domanda di Francesco Agnello, che pure si era presentato al bando comunale. Scegliendo i migliori, Brunetti si sarebbe messo al sicuro in ogni caso. Ballarino sarebbe finito nel dimenticatoio di Reggio, anzi neanche lo avremmo conosciuto, esattamente come Agnello, e ogni responsabilità di eventuali fallimenti della società sarebbe stata tutta di Bandecchi. Adesso, invece, tutte le responsabilità sono di Brunetti e non di Ballarino, perchè è stato lui a sceglierlo consapevole di tutti i suoi limiti.

In ogni caso, gli stessi lacchè che oggi tengono la Fenice sul piedistallo avrebbero fatto la stessa cosa con Bandecchi, così come hanno fatto con Saladini fino a poco tempo fa. Oggi è troppo facile, per tutti, prendersela con “le precedenti società” ma fino a poco più di due mesi fa quando StrettoWeb raccontava quotidianamente le nefandezze con cui Saladini aveva distrutto il calcio a Reggio, la pletora di babbei che oggi sostiene la Fenice era schierata a difendere Saladini, eccitandosi per i suoi “comunicati ufficiali“, dando fiducia a quel “genio della finanza” con la convinzione assoluta della riammissione in serie B. Con Bandecchi, invece, noi saremmo stati vigili e attenti proprio come abbiamo fatto con Saladini e come stiamo facendo con la Fenice, a maggior ragione dopo gli scandali delle ultime gestioni, affinché la Reggina non venisse mai più umiliata e mortificata come invece sta succedendo ancora.

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