Stretto di Messina, tramonta l’era dell’opzione “0”

La decisione di procedere alla costruzione del Ponte manda in soffitta alcune idee balzane, mettendo fine alla pretesa di lasciare tutto com'è

StrettoWeb

Ricordate i discorsi dell’ex Ministro delle Infrastrutture e Trasporti sostenibili Giovannini a proposito del Ponte sullo Stretto? Tra le scelte possibili (ponte ad una campata, a due o più campate, galleria…), secondo lui, ci sarebbe stata la cosiddetta “Opzione 0″, ovvero non fare nulla e continuare ad affidarsi all’attuale sistema di traghettamento. E per prepararsi adeguatamente, RFI aveva bandito una gara per la realizzazione dei due nuovi traghetti dual fuel destinati allo Stretto di Messina.

I tempi, però sono cambiati: fortunatamente si è scelto di realizzare il Ponte sullo Stretto a campata unica, secondo il progetto definitivo in corso di aggiornamento, e di “opzione 0” non se ne è più parlato. La pietra tombale su questa ipotesi, che avrebbe lasciato i collegamenti Sicilia-continente al medioevo dei trasporti, è arrivata pochi giorni fa, con la notizia che la gara di cui sopra è stata ufficialmente annullata da parte della stessa committente RFI.

Per la costruzione dei due nuovi mezzi – unità veloci dual fuel, lunghe circa 50 metri ed in grado di trasportare fino a 350 persone – da impiegare sullo Stretto di Messina, era stato stanziato un importo di 52,19 milioni di euro, prevedendo anche un’opzione per la costruzione di una terza nave. Dopo una prima procedura di gara che nell’aprile del 2022 andò deserta, RFI ritentò l’aggiudicazione, con un nuovo bando con scadenza ottobre 2022. All’indirizzo dell’azienda erano pervenute le offerte di due cantieri, ma la procedura è rimasta ferma per più di un anno.

Adesso, un avviso pubblicato in Gazzetta Europea informa del fatto che questa si è conclusa senza aggiudicazione per via della “interruzione della procedura”. Il bollettino non fornisce indicazioni sulle ragioni, e non si riesce a sapere nulla neanche da altre fonti aziendali, ma il motivo dell’annullamento va certamente individuato nella volontà dell’attuale governo di procedere alla realizzazione del Ponte sullo Stretto.

La decisione, peraltro, non arriva del tutto inaspettata, e fa il paio con la scomparsa dall’agenda del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti dei “Frecciarossa” traghettabili. Li avevo definiti “Frecciarossa bonsai“.

Un’altra idea balzana, annunciata in pompa magna nel settembre del 2021 dall’allora sottosegretario alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri: si trattava di realizzare, entro due anni, dodici nuovi treni ETR Frecciarossa da 4 vagoni ciascuno (capienza circa 200 posti ciascuna) per servire le direttrici dalla Sicilia verso Roma/Venezia/Milano e viceversa. Il traghettamento di questi convogli, anzi “attraversamento dinamico” sarebbe stato velocizzato grazie alle caratteristiche dei nuovi treni, più corti e quindi in grado di entrare interamente sul ponte delle navi traghetto, senza essere smontati a terra.

Una soluzione che veniva spacciata per geniale, anche se rimandava sine die il “dossier Ponte”, in quanto avrebbe portato subito l’alta velocità in Sicilia. Al punto da far dire a Giuseppe Provenzano, big PD ed allora ministro per il Mezzogiorno, incoraggiato dalle idee del vulcanico compaesano nisseno: “nessuno mi convincerà che in Calabria e Sicilia bisogna aspettare il Ponte per avere l’alta velocità e dare servizi ai cittadini”.

Non a caso, la soluzione aveva incassato l’avallo tecnico di ben sei atenei delle due regioni coinvolte, Sicilia e Calabria, messi d’accordo nel sostenere che i tempi di traghettamento si sarebbero ridotti addirittura a meno di un’ora (esattamente 59 minuti). Numeri impossibili, come dimostravo in un articolo del settembre 2021 sul sito www.siciliainprogress.com: la realizzazione di questi nuovi treni non avrebbe comportato alcuna riduzione dei tempi di traghettamento, essendo necessarie le stesse complesse manovre a cui sono sottoposti gli attuali Intercity Sicilia-continente.

Fatto sta che, a dispetto del plauso di una parte politica e della compiacenza accademica, di questi Frecciarossa “bonsai” nessuno ha visto neanche l’ombra. Possiamo tranquillamente concludere che anche in questo caso, come è avvenuto per le nuove navi traghetto, l’improvvisazione ha lasciato il posto al buon senso.

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