Ballarino, cos’è che ancora non è chiaro? A Ragusa parole offensive e umilianti per la Reggina e Reggio Calabria

Reggina, ieri a Ragusa un'altra prestazione indecorosa ma soprattutto le reazioni post partita che appaiono gravemente offensive nei confronti della tifoseria e della città

StrettoWeb

Era il 12 settembre quando scrivevamo al proprietario della Fenice Amaranto, società che ambisce a diventare la Reggina, una lettera che riscuoteva un enorme riscontro di apprezzamento e condivisione da parte della tifoseria: “Caro Ballarino, le presento la Reggina e le spiego perchè lei non ci convince affatto“. Dopo più di un mese e mezzo, però, Ballarino sembra non aver ancora capito nulla di cos’è la Reggina e di come debba agire per rappresentarla ed onorarla in modo dignitoso.

Ieri, infatti, dopo l’ennesima prestazione indecorosa della squadra a Ragusa, il proprietario della Fenice Amaranto si è lasciato andare a dichiarazioni umilianti e offensive nei confronti della tifoseria e della città di Reggio Calabria. Ballarino si è lamentato del fatto che fosse “Impossibile giocare in un campo così” (?) e poi ha aggiunto che “Abbiamo cercato di fare il gol, ma è difficile giocare in questo modo, dove la gente buttava la palla avanti nella speranza che qualcuno degli attaccanti avversari prendesse palla. Noi avevamo il compito di costruire il gioco e là nasceva il problema”. Insomma, Ballarino contesta l’atteggiamento tattico degli avversari e in sostanza si lamenta che il Ragusa non ha fatto vincere la Fenice, provando a fare risultato con la propria strategia.

Anche mister Trocini aveva detto qualcosa di simile pochi minuti prima: “bisogna prendere atto di questo stillicidio. Non siamo riusciti a bucare la loro resistenza. Loro erano sempre a terra, ogni due minuti, hanno preparato la partita per il pari, perdendo tempo”. Ma che il Ragusa giocasse per il pari dopo aver perso un uomo per espulsione all’inizio del secondo tempo era scontato. La Fenice Amaranto, invece, non ha saputo approfittare di tutto un secondo tempo (con 7 minuti abbondanti di recupero) con l’uomo in più. Ma a prescindere dalle considerazioni dell’allenatore che preferiamo non commentare perchè – lo abbiamo già scritto e ribadito – Trocini e la squadra non avranno mai una virgola di contestazione da parte nostra in quanto sono professionisti mandati al massacro senza alcuna responsabilità per questa situazione; è doveroso riflettere sulle dichiarazioni di Ballarino che contesta il campo di Ragusa e l’atteggiamento tattico di un avversario che si è persino permesso di giocare per fare punti!

Ballarino è lo stesso che la sera in cui si è presentato ai giornalisti ha fatto la ramanzina sulla serie D a cui ci saremmo dovuti abituare, andando ad affrontare “Sancataldese, Canicattì, Sant’Agata di Militello“, nel tentativo di portare l’ambiente nel cuore di questa categoria.  Ballarino è lo stesso che arriva da Castel di Iudica, che ha inserito come indirizzo di riferimento nei documenti di acquisto del dominio feniceamaranto una baracca nelle campagne dell’entroterra catanese; è lo stesso che anni fa aveva provato a rilevare l’Acireale (non proprio il Bayern Monaco), e che a Reggio Calabria ha portato come dirigenti tecnici Pippo Bonanno, proveniente dalla Sicula Leonzio, e Maurizio Pellegrino che si è formato nel 2010 in Romania al Bihor Oradea e poi in Italia ha lavorato soltanto nel Catania, per brevi periodi, fino alle due retrocessioni consecutive dalla A alla C macchiate dagli illeciti sportivi tra 2014 e 2015. Poi è tornato nel 2020 giusto il tempo del fallimento della cordata di imprenditori catanesi noti come SIGI che aveva rilevato la società etnea da Pulvirenti.

In campo, inoltre, non ci risulta indossino la maglia amaranto nè Mbappè nè Cristiano Ronaldo. Insomma, non ci sembra che Ballarino e la Fenice abbiano, in tutte le loro componenti, un background tale da parlare come se fossero abituati a giocare all’Olimpico e a San Siro, tanto da lamentarsi del campo di Ragusa che invece ci sembra perfettamente calzante per il livello calcistico della Fenice Amaranto, e proprio per questo da settimane proviamo ad evidenziare che la Reggina è un’altra cosa. E la Reggina a Ragusa dovrebbe vincere e dilagare anche su un campo di sassi.

La partita di Ragusa e la saga degli alibi

Quella di Ragusa da parte della squadra amaranto è stata l’ennesima prestazione indecorosa. Nessuno, infatti, neanche tra calciatori e dirigenti, si è potuto permettere di dire che la Fenice avrebbe meritato la vittoria, perchè non ha fatto neanche un tiro in porta né è mai stata pericolosa nell’area di rigore avversaria nonostante abbia giocato tutto il secondo tempo in superiorità numerica. Anzi. Nel finale la Fenice ha sfiorato un clamoroso autogol da paperissima, e la gara s’è conclusa nel recupero con il Ragusa sempre in attacco.

Non regge nessun alibi a cui la società si arrampica per giustificare i propri pasticci: sono passati ormai 52 giorni dalla scelta di Brunetti che ha concesso alla Fenice Amaranto il gravoso onere di rappresentare la Reggina, parliamo di quasi due mesi. E questo gruppo imprenditoriale e dirigenziale si era presentato tre giorni prima, e aveva preparato i documenti in precedenza, quindi è da oltre due mesi che si appresta a guidare questo club e questa squadra in questo campionato. Se le partite sono ravvicinate e se non c’è l’attaccante dipende solo ed esclusivamente da questa società, che non si è fatta trovare pronta e ha chiesto altri rinvii delle prime gare nonostante la Lega avesse già fatto slittare di dieci giorni l’inizio del campionato e poi ha concesso alla Fenice il turno di riposo alla prima giornata. Se solo per l’allenatore sono passati sette giorni dopo l’annuncio ufficiale del Comune, come si può dare la colpa delle partite ogni tre giorni al destino o a chissà chi? E se la società non è stata in grado di prendere un attaccante, qual è la sfortuna? Quelli che Ballarino & company utilizzano come alibi, in realtà sono soltanto aggravanti della loro totale inadeguatezza a guidare una società che ambisce ad essere la Reggina.

La classifica impietosa e il punto dopo 9 partite di campionato

Dopo nove partite di campionato il campo recita che la Fenice Amaranto si trova a metà classifica, a -12 dal Trapani, -10 dal Siracusa e -9 dalla Vibonese, a -3 dai playoff e a +4 dai playout. Ma oltre ai numeri, di per sé proibitivi per qualsiasi ambizione di vertice ancora sbandierata dalla società non si capisce con quale coraggio, preoccupano molto di più le prestazioni. Perché la Fenice è stata molto fortunata e per quello che ha dimostrato in campo, non avrebbe meritato neanche i punti che ha. Solo due partite le ha vinte in modo convincente: quella col Licata e quella con un Lamezia allo sbando per i problemi societari. Le altre due vittorie, con Portici e Gioiese (entrambe tra le più scarse in assoluto del torneo) sono state più che sofferte, addirittura a Portici con un gol rocambolesco in pieno recupero dopo una partita umiliante in cui il Portici avrebbe meritato il successo (lì però è andata bene, quindi nessuno della Fenice s’è lamentato del campo!). Disarmanti anche i tre pareggi nelle trasferte di San Luca, Acireale e Ragusa, e le sconfitte casalinghe contro Siracusa e Sant’Agata di Militello, la prima molto bugiarda nel risultato in quanto gli aretusei avrebbero potuto dilagare in più occasioni ma hanno graziato la Fenice (fosse finita 1-5 o 1-6 nessuno avrebbe potuto parlare di risultato ingiusto).

Non saranno certo i tre punti a tavolino regalati dal clamoroso errore del Sant’Agata di Militello sull’utilizzo degli under a capovolgere questo scenario: avere 10-12 punti meno delle prime dopo nove giornate, significa in proiezione finire il campionato con 30-35 punti di distanza dalla vetta. Ecco perchè quei tre punti alla fine saranno completamente ininfluenti.

Da evidenziare anche come la Fenice abbia avuto fin qui un calendario facilissimo: ha già affrontato quattro delle ultime sei in classifica, e sei delle ultime nove. Deve ancora giocare con Trapani e Vibonese, due delle tre squadre che stanno lottando per la promozione. E con tutte e tre le big (Trapani, Siracusa e Vibonese) ci sarà il ritorno in trasferta. La Vibonese, che è terza in classifica, le ha vinte tutte tranne lo scontro diretto perso col Trapani (ma comunque combattuto). Il Siracusa è secondo soltanto per aver pareggiato la prima giornata nella trasferta di Canicattì, poi otto vittorie su otto. E il Trapani ha vinto sempre. Tra l’altro con una marea di gol, a differenza della Fenice che di reti ne ha realizzate soltanto 11 in nove partite: il Trapani ne ha fatte 26, il Siracusa addirittura 31 e la Vibonese 23. Persino il Real Casalnuovo (15) ha segnato più della Fenice, oltre a Igea Virtus, Licata e Lamezia Terme (14), Canicattì e Sant’Agata di Militello (12).

Il quadro complessivo ci restituisce una Fenice da metà classifica, salvezza tranquilla senza playout per evitare la retrocessione in Eccellenza. Su una cosa Ballarino ha ragione, commentando l’isteria dell’ambiente, di tifosi e alcuni giornalisti che “una partita va benissimo e l’altra no“. Il riferimento è a chi dopo il 3-0 rifilato al Lamezia si era entusiasmato alimentando speranze di vertice. Ballarino ha ragione, ma l’unica follia era stata la reazione carica di entusiasmo dopo la vittoria col Lamezia che è appunto allo sbando più totale e che comunque nei primi 30 minuti aveva messo sotto la Fenice, poi vittoriosa soltanto grazie alle prodezze personali di Zucco. Nessuno, tra i tifosi e gli addetti ai lavori dotati di senno, si era entusiasmato dopo quella vittoria: rimane soltanto il rammarico di vedere mister Pazienza volare verso la serie B con l’Avellino e Adriano Montalto segnare gol a raffica trascinando la Casertana verso il sogno dei playoff per la serie B dopo il ripescaggio. Dovevano essere loro la nuova Reggina, che con quella squadra avrebbe davvero sfidato alla pari il Trapani. E invece no, ma questa non è colpa di Ballarino o Bonanno o Pellegrino ma esclusivamente di chi li ha preferiti ad un’altra cordata molto più forte non solo dal punto di vista economico, ma anche sotto il profilo delle competenze calcistiche oltre che composta da un gruppo di imprenditori reggini che dopo anni di mortificazioni forestiere con Gallo e Saladini, avrebbero finalmente riportato la Reggina ai reggini.

Ballarino, che con Gallo e Saladini è da forestiero in perfetta sintonia, ieri concludendo la sua intervista post partita ha detto: “Ci sono altre 25 partite, giochiamocela. Quando poi non abbiamo più speranze, vediamo”. A cosa si riferisce Ballarino quando dice “giochiamocela”? Ci giochiamo una partita, così tanto per come se fosse un’amichevole? Ci giochiamo un difficile ma non impossibile aggancio al quinto posto che significherebbe poi subire altre umiliazioni in inutili playoff? O ci giochiamo la salvezza evitando la retrocessione in Eccellenza?

Qualcuno ironizza sulla capacità del Trapani e/o di Siracusa e Vibonese di fare 100 punti (sui 108 a disposizione, quindi con due sconfitte e un pareggio) e battere ogni record. I soliti super-esperti che parlavano di “lusso per la categoria” ad ogni svincolato che la Fenice prelevava dal divano di casa sua a metà settembre, assicurano che le big avranno un calo perchè “è fisiologico“. Forse a questi super esperti sfugge cos’è la serie D, sfugge chi sono i proprietari e che progetto hanno le società che si trovano lì in vetta a lottare per la promozione, che calciatori hanno acquistato, quanto hanno speso, e sfugge il fatto che ormai da anni in questa categoria c’è una forbice enorme tra le prime 2-3 e tutte le altre: il calo c’è, e c’è sempre stato, soltanto dopo la promozione che nei fatti è sempre arrivata a marzo. Soltanto lì subentra un rilassamento, vedi Catania lo scorso anno con 88 punti su 102 a disposizione, +31 sul Locri secondo, due partite in meno di questa stagione (altrimenti avrebbe fatto più punti), due sole sconfitte tutte nel finale dopo la promozione già conquistata. E senza rivali: se Trapani, Siracusa e Vibonese continueranno ad essere così vicine, inevitabilmente la sfida le porterà a non perdere colpi e mantenere alta l’attenzione sempre.

Gli allocchi possono continuare ad illudersi, ma staranno soltanto rinviando il momento della presa di coscienza della realtà. Esattamente come avevano fatto di fronte alle evidenti magagne di Saladini: anche lì, per qualcuno, il problema era StrettoWeb (che raccontava la verità), e invece erano loro che stavano soltanto nascondendo la sabbia sotto il tappeto.

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