Andreotti, Martelli e Scopelliti chiudono il Festival del Sud

La sesta edizione del Festival del Sud si chiuderà con le conferenze di Stefano e Serena Andreotti, Claudio Martelli e Giuseppe Scopelliti

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Volge al termine la sesta edizione di Valentia in festa. Dopo il grande successo delle prime due giornate del Festival del Sud, nel pomeriggio di oggi il Valentianum di Vibo Valentia ospiterà Stefano e Serena Andreotti, Claudio Martelli e Giuseppe Scopelliti.

Alle ore 18, Stefano e Serena Andreotti, figli di Giulio, presenteranno il libro “Cara Liviuccia”lettere alla moglie. Il testo è una raccolta di lettere scritte da Giulio Andreotti e indirizzate alle moglie Livia. Il potente politico democristiano scriveva regolarmente, su fatti pubblici e privati, alla moglie, cui lo legava un profondo rapporto di fiducia, in grado di infrangere la sua innata riservatezza. Queste lettere, raccolte per la prima volta a cura dei figli, coprono l’arco di due decenni e portano alla luce una famiglia sempre gelosamente protetta dal leader democristiano, che concludeva le missive con la postilla «baci ai bambini». Raccontano dei viaggi, dei pranzi e degli incontri con ambasciatori o cardinali, delle riunioni in Parlamento o degli impegni di partito e di quando, in assenza della famiglia, andava a dormire dalle suore sopra le catacombe di Priscilla, sulla Salaria. Le confessioni di De Gasperi, l’ictus di Segni o i retroscena dell’elezione di Montini al Conclave del 1963 si mescolano agli aneddoti sul barbiere di Gronchi a piazza Barberini, alle complicità della vita coniugale o all’orgoglio per i risultati scolastici dei figli.

Claudio Martelli, alle ore 18:45, parlerà del suo ultimo libro intitolato Vita e persecuzione di Giovanni Falcone. Secondo l’ex ministro, “Giovanni Falcone era il più importante, il più capace, il più famoso tra i giudici che hanno combattuto la mafia. Per questo nello stesso giorno in cui fui nominato ministro della Giustizia lo chiamai e gli affidai l’incarico più importante del ministero, quello di direttore degli Affari Penali. Insieme, abbiamo pensato e organizzato la più organica, determinata ed efficace strategia di contrasto a Cosa Nostra. La mafia reagì uccidendo prima Falcone poi Borsellino con una violenza terroristica più efferata e rabbiosa di quella armata in precedenza contro i molti giudici, poliziotti, uomini politici che l’avevano contrastata“.

Pur tra tante affinità – prosegue Martelli – la storia di Falcone è diversa da quella degli altri uomini dello Stato che hanno combattuto la mafia perché solo a Falcone è capitato di essere perseguitato in vita non solo da Cosa Nostra, ma anche di essere avversato da colleghi magistrati, dalle loro istituzioni come il CSM e dall’Associazione Nazionale Magistrati, nonché da politici e da giornalisti di varie fazioni. Ancora oggi di quest’altra faccia della luna poco si sa perché poco è stato detto. Fece eccezione l’amico più caro di Falcone, Paolo Borsellino: ‘La magistratura che forse ha più responsabilità di tutti cominciò a far morire Giovanni Falcone ben prima che la mafia lo assassinasse a Capaci’. Da allora sono passati trent’anni. Per rispetto di Falcone, dei ragazzi che non hanno vissuto quel tempo, degli adulti che non lo hanno capito o lo hanno dimenticato, sento il dovere di tornare a riflettere per raccontare le verità di allora e quelle più recenti che ho appreso insieme al ruolo di chi, nel bene e nel male, ne fu protagonista dentro le istituzioni dello Stato, nella società e nel mondo dell’informazione“.

La sesta edizione del Festival del Sud si chiuderà con la conferenza dell’ex Presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, che presenterà il suo libro Io sono libero. Giuseppe Scopelliti, prima leader nazionale del Fronte della Gioventù, poi sindaco di Reggio Calabria, infine Governatore della Regione Calabria, si racconta in un appassionante libro-intervista curato dal giornalista Franco Attanasio. L’ex Governatore della Calabria ha deciso di aprire lo scrigno dei suoi ricordi mentre ancora non ha del tutto finito di scontare la condanna a quattro anni e sette mesi, per il reato di falso ideologico, relativa ad alcune vicende accadute, tra il 2008 e il 2009, quando era sindaco di Reggio Calabria.

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