Lo sfogo di una tirocinante MiC della Regione Calabria: “vogliamo riottenere la dignità perduta”

o sfogo di una tirocinante MiC della Regione Calabria: "rivendichiamo semplicemente la possibilità di lavorare e di riottenere la dignità perduta"

StrettoWeb

“Vorrei far conoscere la situazione che una parte di noi tirocinanti MiC Calabria sta vivendo dopo essere stati classificati non idonei a proseguire il percorso di politiche attive iniziato nel lontano 2016 a seguito di un bando regionale, sperando di ottenere la dovuta attenzione e l’intervento delle istituzioni interessate”. E’ quanto afferma una tirocinante MiC della Regione Calabria. “La partecipazione al suddetto bando recante la “Manifestazione di interesse, per la selezione di massimo 627 soggetti, disoccupati e disoccupati in possesso dello status di percettori di ammortizzatori sociali in deroga, per un percorso di qualifica in grado di offrire maggiori opportunità lavorative, in attuazione delle intese raggiunte dalla Regione Calabria e il Segretariato Regionale del Ministero dei Beni e delle attività Culturali e del Turismo per la Calabria” (decreto del Dirigente n. 6160 del 30/05/2016) è avvenuta in seguito al superamento di una selezione per titoli, e nel caso della terza area funzionale anche di una prova orale. Come previsto, abbiamo svolto il tirocinio presso le varie sedi periferiche del MiC”, evidenza la nota.

Dopo qualche tempo dall’aver svolto il tirocinio, dopo una lunga serie di lotte, ci è stata data la possibilità di rientrare nell’ente mediante il famoso bando di concorso “Selezione pubblica per il reclutamento di millenovecentocinquantasei unità di personale non dirigenziale, a tempo determinato della durata di diciotto mesi e parziale diciotto ore settimanali, varie aree, per il Ministero della cultura, il Ministero della giustizia e il Ministero dell’istruzione” (G.U. n.28 del 08/04/2022). La stabilizzazione dei tirocinanti calabresi era uno degli argomenti principali della campagna elettorale dell’attuale maggioranza di governo regionale. In realtà, così non è stato, poiché il requisito che prevedeva lo svolgimento del tirocinio come elemento per poter partecipare al bando è venuto meno dopo alcuni ricorsi al Tar del Lazio, ed è stato, pertanto, aperto a tutti. Inoltre, la prova per noi tirocinanti riguardante i profili di area III f1 (Funzionari) e area II f2 (Assistenti) che si è svolta lo scorso 26 luglio, gestita da Formez, si è dimostrata estremamente rigida e totalmente scollegata dalle competenze acquisite durante il tirocinio e, purtroppo, parte di noi non ha superato il test”, spiega la nota.

Paradossalmente siamo stati dichiarati non idonei a ricoprire le mansioni che abbiamo svolto quotidianamente per un anno (tirocinio in area III) o due anni (tirocinio in area II) presso la sede che ci era stata assegnata. L’impegno assiduo e lo studio accurato delle materie previste dal bando non sono bastati a garantirci un futuro. Siamo stati formati e poi lasciati allo sbando. Per molti di noi questa possibilità poteva essere considerata come l’ultima spiaggia per poter ottenere il meritato lavoro dopo una vita di sacrifici. Circa 250 famiglie sono state abbandonate a sé stesse senza nessun sostentamento. Date le difficoltà riscontrate siamo stati costretti a ricorrere all’intervento di un legale per dare avvio ad un ricorso al Tar Lazio. La nostra problematica è stata più volte denunciata alle forze di governo di maggioranza regionale e nazionale al fine di richiedere una sanatoria che ponesse fine al grande disagio economico e sociale che stiamo vivendo. Un vano tentativo è stato realizzato nel mese di marzo mediante la presentazione al Senato di un emendamento (proposta di modifica n. 8.46 al DDL n. 564) al fine di avviare una procedura che avrebbe potuto rimetterci in gioco”, rimarca la nota.

“L’emendamento è stato dichiarato inspiegabilmente improponibile, nonostante la copertura finanziaria dell’intervento, in quanto una grossa parte delle risorse del PNRR stanziate per il bando resterebbero inutilizzate dato il numero di vincitori inferiore rispetto ai posti disponibili. Noi esclusi ci troviamo in una grave situazione di disagio e rivendichiamo semplicemente la possibilità di lavorare e di riottenere la dignità perduta. La nostra speranza è che chi di dovere ascolti il nostro disperato appello e si impegni a trovare una soluzione, ne va della nostra vita e del nostro futuro”, conclude la nota.

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