Strage di migranti a Crotone: gara di solidarietà per aiutare i superstiti

Strage di migranti a Crotone: il grande cuore del popolo calabrese, gara di solidarietà dopo il naufragio

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Il grande cuore dei calabresi non si smentisce mai. In tantissimi si sono presentati presso il Cara di Isola Capo Rizzuto, per portare generi di prima necessità e vestiti vari. La stessa cosa si è verificata all’ospedale di Crotone, dove sono ricoverati alcuni superstiti dove sono arrivati giocattoli e vestiario.

Da rimarcare che numerose associazioni calabresi hanno messo a disposizione psicologi, mediatori, tutti i posti letto di cui disponevano. A pagare vari pernottamenti per i parenti ci hanno pensato anche vari imprenditori che hanno voluto restare anonimi. “Sono orgoglioso della risposta della mia gente, la gente di Calabria, davanti a questa terribile tragedia. La popolazione si è mobilitata tutta intera: per salvare i poveri naufragi; per cercare i dispersi; per consegnare generi di prima necessità ai superstiti; per confortare i familiari delle vittime, per piangere i morti”, afferma all’Adnkronos Francesco Verri, avvocato di Crotone, che rappresenta legalmente alcune famiglie delle vittime. “Migliaia di persone di ogni età hanno salutato e omaggiato con rispetto e commozione le bare allineate nel palasport – prosegue – E’ come se ognuno di noi avesse perso un familiare in quella notte tremenda. Non c’è differenza fra ‘noi’ e ‘loro’. Non deve più esistere il ‘loro’. Questo è il messaggio mandato – con ferma compostezza – da una Calabria civile, dignitosa, profondamente umana. E con la stessa serietà, con fiducia e senza isterismi, Crotone attende anche di conoscere i risultati delle indagini della magistratura che sta ricostruendo cos’è accadute in quelle ore maledette”.

L’avvocato Salvatore Celso, Presidente Aiga di Crotone, aggiunge: “ci sono eventi tragici che commuovono tutti noi, siamo, purtroppo, abituati, ad accendere la Tv e in quell’attimo in cui viene divulgata la notizia sentiamo un nodo al petto. Poi ascoltiamo i commenti, le polemiche e magari finiamo per farci anche la nostra idea più o meno critica sulle responsabilità e su ciò che si sarebbe potuto o dovuto fare”. “Poi una mattina capita di svegliarsi e quello stesso TG che ascolti tutte le mattine ti fa apprendere che uno di quegli eventi è accaduto proprio dietro l’angolo di casa, senti che un barcone carico di persone è naufragato sulle coste della tua città – rimarca l’avvocato- Le notizie si susseguono, nei giorni a seguire vedi direttamente con i tuoi occhi il dolore di chi ha perso figli, fratelli, genitori o semplici compagni di quel maledetto viaggio. A quel punto non hai più il filtro della TV o della lettura tramite un giornale ed il pensiero è solo per quelle persone, quei fratelli per chi crede in Dio, e le polemiche a cui ti interessavi quando la notizia non l’avevi vissuta direttamente, perdono, almeno in questa fase, quella centralità che spesso gli avevi attribuito”. “In questa circostanza hai visto i gruppi di messaggistica diventare vettore di richieste di ciò che poteva essere utile fare e inizi a comprendere un senso di comunità fra i tuoi concittadini e di empatia con chi vive quel dramma, che non sapevi neanche tu potesse essere così forte – conclude – Non c’è stato un solo concittadino con cui abbia avuto modo di parlare o di confrontarmi che non abbia avuto quale primo pensiero “come possiamo renderci utili?” “cosa possiamo fare?”. In tutto questo dolore, possiamo però affermare che tutti noi Crotonesi non abbiamo esitato un solo secondo nel sentirci fratelli, sorelle e amici di tutte quelle persone direttamente coinvolte e che con loro stiamo condividendo il dolore di una tragedia che altri uomini, evidentemente, privi di quel senso di umana fratellanza hanno causato”. 

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