Però quando Minicuci non sapeva parlare erano tutti scandalizzati…

Gli avversari politici di allora, i futuri vincitori, "sfottevano" o richiamavano Minicuci per le parolacce nei confronti pubblici, o per gli sproloqui successivi in Aula. Le parole sono importanti, dicevano. Ora invece non lo sono più?

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Ce lo ricordiamo bene, allora. Minicuci non sa parlare”, dicevano. “Minicuci non lo capisco”, ripetevano. “Minicuci parla in dialetto in campagna elettorale, come faccio a votarlo?”, continuavano. E poi: “io uno che parla così non lo voto”. E infatti hanno votato Falcomatà. E così ora la città è guidata da uno che sa parlare, di bella presenza, che ha dizione e dialettica. Come? State dicendo che non c’è? Ah sì? Ah, giusto, è stato sospeso. Come? Dite anche che “il Comune teni cu scotch”, per dirla alla Cannizzaro? Non ho capito: dite anche che tanti elettori non hanno votato Minicuci perché non sa parlare e ora in Consiglio ce n’è un altro che farfuglia e finisce su Canale 5? Strano!

Eppure io ricordo che anche gli avversari politici di allora, i futuri vincitori, “sfottevano” o richiamavano Minicuci per le parolacce nei confronti pubblici, o per gli sproloqui successivi in Aula. Le parole sono importanti, dicevano. Ora invece non lo sono più? Tuttavia, non è da ricercare adesso una coerenza che in politica non c’è mai stata. Coloro che allora attaccavano Minicuci, adesso difendono l’amico e compagno parlando di correttezza e serietà. Come se qualcuno avesse messo in dubbio queste doti. Né a Latella ora, né a Minicuci allora, si contesta tutto ciò. Anzi, a dirla tutta Minicuci possiede pure delle lacune a livello di dizione, ma gli argomenti li tratta con assoluta competenza, padronanza del tema e sicurezza. Anche dopo 8 ore. Ma anche dopo 10. E questo a prescindere da come avrebbe amministrato se fosse stato Sindaco.

Detto ciò, escludendo l’aspetto esclusivamente politico, i pensieri di Meduri e Tuccio hanno fatto tornare alla ribalta quel bel noto problema sociale che attanaglia Reggio Calabria: gli elettori. Non si vota per merito, spesso, ma per ben altre logiche. Alle ultime elezioni, il problema era proprio la scarsa capacità dialettica del maggiore avversario del Sindaco uscente. Come se questo significasse qualcosa. E infatti abbiamo visto.

A Reggio Calabria l’apparenza e l’immagine hanno sempre superato ogni altro aspetto. Basta sapersi presentare, saper parlare, ed è tutto risolto. Non importa se poi il Sindaco è condannato e sospeso. Non importa se anziché fare un passo indietro nomina suoi “amici” per “tenersi stretto il comando della città”, lasciandola altresì sospesa. Tutto questo non importa. Ciò che importa è che abbia vinto quello che sapeva parlare. Che però ora non c’è e a sua volta “delega” un Consigliere che oltre a non saper parlare, non sa neanche quello che dice. E fa fare alla città una figuraccia.

Chi pensa che qualche elettore possa essersi reso conto dell’errore, sbaglia di grosso. Queste logiche a Reggio ci sono sempre state, ci sono e continueranno ancora. Basta riempire la bocca di belle parole, o “sistemare a me cumpari”, e il voto è assicurato. Però per farlo bisogna parlare bene. “Il vero dramma cittadino – scrive Tuccio – resta la carenza di intelligenza degli elettori che continuano a non comprendere il valore della propria arma, consistente nel valore esplosivo della matita nel chiuso della cabina elettorale che, caricata con i pallettoni della cultura e della competenza, consentirebbe di sterminare ogni forma di mediocrazia imperante nel malgoverno della cosa pubblica”. Ma evidentemente a Reggio la mediocrazia piace…

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