Bilinguismo italo-greco a Reggio Calabria, Ventura: “ecco cosa non è chiaro all’Amministrazione”

Francesco Ventura, giurista ed attivista per la rivitalizzazione linguistica del greco-calabro, pone alcuni dubbi sull'attività del Comune riguardante il bilinguismo italo-greco

StrettoWeb

Ho preso visione della delibera di giunta 294/22 approvata lo scorso dicembre dal Comune di Reggio Calabria, in cui si chiede l’attivazione di un tavolo di lavoro tra il Comune, la Regione Calabria e l’Ufficio Scolastico Regionale per la definizione di un piano operativo per l’attuazione del bilinguismo italo-greco nelle scuole dell’obbligo presenti sul territorio comunale. Nel merito ho inviato una nota agli uffici coinvolti per avviare un dialogo a tal proposito”. Così in un comunicato ha dichiarato il giornalista Francesco Ventura, giurista ed attivista per la rivitalizzazione linguistica del greco-calabro, di recente intervenuto presso la Città Metropolitana a proposito di un avviso pubblico esplorativo relativo all’attivazione degli sportelli linguistici, per il cui annullamento ha esperito un ricorso gerarchico tuttora pendente.

Sulla buona volontà delle Istituzioni coinvolte ripongo una piena fiducia, ma sulla preparazione in materia da parte di alcune di esse ho motivo di nutrire alcune perplessità, che ho ritenuto necessario ed opportuno condividere – commenta Ventura – Temo che il Comune di Reggio tenda a confondere la tutela della minoranza linguistica per come indicata all’articolo 6 della nostra Costituzione con una più generica azione di promozione della cultura locale, inquadrabile invece nell’ambito dell’articolo 9. L’assessore Lucia Anita Nucera, avente delega alle minoranze linguistiche, in una sua recente intervista sull’attuazione del bilinguismo espressa attraverso la delibera in questione, sembra non cogliere questa differenza sostanziale.

Infatti, la volontà politica di intervenire con un’azione massiccia di alfabetizzazione in lingua greco-calabra rivolta indistintamente a tutta la popolazione scolare reggina non tiene in considerazione il contesto sociolinguistico in cui si andrà ad operare, facendo così ulteriormente emergere appieno questo cortocircuito.

Mentre si dovrebbe operare in punta di bisturi, ci si ostina ad invocare a gran voce un colpo di falce, tanto per dare un’immagine plastica alla situazione. Sugli effetti di questa problematica si è più volte espresso il Comitato Regionale delle Minoranze Linguistiche, il quale, proprio per tentare di arginare alcune condotte verificatesi e cronicizzatesi nel reggino, ha tentato senza successo di introdurre il concetto di “lingua di cultura” per ricalibrare l’azione istituzionale“.

Condividi