Guerra in Ucraina, primo blocco del gas russo verso l’Europa

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Guerra in Ucraina, l’operatore della rete del gas naturale ucraino ha interrotto il trasporto di gas russo attraverso Sokhranivka

Il gestore della rete di trasporto gas ucraina Gas Tso of Ukraine ha annunciato ieri pomeriggio che come conseguenza “delle azioni degli occupanti russi” è stato interrotto il flusso di gas al punto di ingresso di Sokhranivka, nella regione di Luhansk, da cui transita circa un terzo del gas russo diretto in Europa attraverso la rotta ucraina. A causa della presenza di forze militari russe, il Tso ha detto non poter più garantire il flusso regolare sul punto, che quindi cesserà di offrire servizi di trasporto dalle 7 di oggi, 11 maggio, avvio del nuovo giorno gas. Il gestore ha aggiunto che per ottemperare ai propri obblighi di trasporto di gas verso l’Europa cercherà di compensare i volumi che non transitano da Sokhranivka incrementando quelli che passano dall’altro punto maggiore di interconnessione, quello di Sudzha, da cui passano di solito gli altri due terzi di gas russo in transito dalla rotta ucraina. Per la giornata gas di ieri erano previsti in tutto circa 24 mln mc in ingresso da Sokhranivka e 64,1 mln mc da Sudzha. Per quella di oggi i dati attuali del Tso vedono 0 flussi a Sokhranivka e circa 72 a Sudzha. Quest’ultimo punto ha una capacità massima di 77 mln mc/g.

Gli effetti dell’interruzione si sono visti anche in Italia dove i flussi di gas in ingresso a Tarvisio si sono ridotti nella serata di ieri a meno di 2 milioni di mc all’ora contro i 2,8 circa della prima metà della giornata. Questa mattina alle 7, all’avvio del nuovo giorno gas, erano scesi sotto 1,8 mln mc/ora. Nel comunicato il gestore di rete ucraino spiega in particolare che la forza maggiore riguarda la stazione di misura di Sokhranivka e la stazione di compressione di confine Novopskov, che si trovano in territori occupati, nella regione di Luhansk, che Mosca ha riconosciuto come repubblica indipendente subito prima di invadere l’Ucraina. Novopskov è la prima stazione di compressione della regione di Luhansk, attraverso la quale possono transitare fino a 32,6 mln mc/giorno.

“A seguito dell’aggressione militare della Federazione Russa contro l’Ucraina – si legge ancora nella nota – diverse strutture del gestore di rete si trovano in un territorio temporaneamente controllato dalle truppe russe e dall’amministrazione dell’occupazione. Attualmente, il gestore non può svolgere il controllo operativo e tecnologico sullla stazione di Novopskov e altre risorse situate in questi territori. Inoltre, l’interferenza delle forze di occupazione nei processi tecnici e i cambiamenti nelle modalità di funzionamento degli impianti, compresi i prelievi di gas non autorizzati dai flussi di transito del gas, hanno messo in pericolo la stabilità e la sicurezza dell’intero sistema di trasporto del gas ucraino”, aggiunge il comunicato.

GTsoU sottolinea che si tratta di “circostanze di forza maggiore che rendono impossibile adempiere agli obblighi al punto di interconnessione fisica Sokhranivka e alla stazione di compressione di confine Novopskov, che attualmente non sono controllate da GTsoU”. A fronte dell’interruzione del punto da questa mattina, si legge ancora, “è possibile trasferire temporaneamente capacità non disponibile dal punto di interconnessione fisica Sokhranivka al punto di interconnessione fisica Sudzha situato in territorio controllato dall’Ucraina”. GTsoU rimarca di aver “ripetutamente informato Gazprom delle minacce per il transito del gas create dalle azioni delle forze di occupazione controllate dalla Russia e ha sollecitato l’interruzione delle interferenze nel funzionamento delle strutture, ma questi appelli sono stati ignorati”.

Il gas russo raggiunge l’Europa attraverso tre rotte maggiori, quella Ucraina, da cui negli ultimi giorni stavano arrivando circa 95 mln mc/g, e le due rotte con la Germania, il Nord Stream 1 via Mar Baltico, su cui da prima della guerra i flussi sono rimasti e restano tutt’ora stabili intorno al massimo tecnico, a 170 mln mc/g, e il Yamal via Bielorussia e Polonia, che invece da dicembre è sostanzialmente fermo, per assenza di richiesta di capacità da parte di Gazprom e dei suoi clienti europei. A queste tre rotte va aggiunto il TurkStream, che raggiunge i Balcani attraverso il Mar Nero e la Turchia. Nel 2021 l’Europa ha importato dalla Russia circa un 40% del suo fabbisogno di gas. Quest’anno in particolare dopo l’attacco russo all’Ucraina, i paesi europei hanno cercato di massimizzare gli apporti da fonti alternative, a cominciare dal Gnl e dal Nord Africa, ridimensionando, pur ancora in misura limitata, la quota russa.

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