Ponte sullo Stretto, che fallimento la Commissione istituita dal Governo Conte: gli studi del 1990 che bocciano il progetto a tre campate

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La relazione della Commissione di esperti organizzata dal Governo Conte, oltre ad essere arrivata con cinque mesi di ritardo, si è rivelata un clamoroso flop perché ha ripreso ipotesi escluse già trent’anni fa

Si è espressa finalmente la Commissione di 16 esperti, coordinata dal direttore Giuseppe Catalano, istituita questa estate dal Ministro Paola De Micheli, che doveva valutare i possibili progetti per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Il lavoro avrebbe dovuto essere presentato entro il 31 ottobre 2020, successivamente entro il 31 dicembre, invece è arrivato soltanto a maggio, giusto in tempo per non permettere (eventualmente) all’opera di non essere inserita all’interno del Recovery Plan presentato all’Europa. Visti i mesi necessari per elaborare il tutto, ci si sarebbe aspettati almeno grande precisione, invece a quanto pare la relazione che in questi giorni finirà nella mani dei parlamentari si rivelerà un clamoroso flop: oltre il ponte a campata unica, l’unico approvato dal punto di vista tecnico e scientifico, gli esperti avrebbero incluso anche l’opzione di un progetto a tre campate.

Questo ha scatenato la reazione dei rappresentanti locali di Calabria e Sicilia, ma anche degli esperti di #Lettera150, team di professori e ingegneri che sta seguendo attentamente la vicenda al fianco dei presidenti Nino Spirlì e Nello Musumeci. Il ponte a tre campate, oltre a presentare incertezze sui costi effettivi e sulla realizzabilità per le problematiche delle fondazioni e delle pile in mare, è già un’idea totalmente scartata nel 1990 dagli autorevoli Prof. Whitman e Van Weele. In conclusione di un loro studio entrambi gli esperti si dichiararono d’accordo “sul fatto che l’utilizzo di un pilone centrale per la sospensione del ponte sullo Stretto di Messina appare essere irrealistico dal punto di vista irrealistico dal punto di vista della costruibilità e irrealizzabile dal punto di vista della tenuta rispetto ad un terremoto della massima intensità”. A sostegno di questa tesi inoltre gli esperti all’epoca spiegarono che il costo di una pila in mare sarebbe comunque molto elevato e comporterebbe maggiore complessità, senza vantaggio economico o prestazionale. L’assessore siciliano Marco Falcone ha quindi avanzato un appello ai parlamentari pro-Ponte, affinché si prende in considerazione il progetto a campata unica, su cui WeBuild ha più volte dato disponibilità di partire subito coi lavori. E’ un’occasione questa imperdibile per la Sicilia, la Calabria e il rilancio di tutto il Meridione in generale. Basta quindi perdere altro tempo o far prevalere tesi ideologiche volte solo a penalizzare il progresso di una terra che vede ogni anno partire tanti giovani per mancanza di lavoro e opportunità.

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