Reddito di Cittadinanza a ex brigatista, Scandurra: “perché la situazione della Saraceni è considerata più grave rispetto a chi ha commesso delitti analoghi ma con vittime meno illustri?”

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Reddito di Cittadinanza a ex brigatista, Scandurra: “perché la situazione della Saraceni è considerata più grave rispetto a chi ha commesso delitti analoghi ma con vittime meno illustri? Qual è il metro di giudizio? Frasi di Di Maio mi sorprendono molto”

Alessio Scandurra, membro del Comitato Direttivo e Coordinatore dell’osservatorio nazionale sulle condizioni di detenzione dell’associazione Antigone, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

Sul caso del reddito di cittadinanza all’ex brigatista Federica Saraceni. “L’esecuzione della pena è un momento delicato, per certi versi drammatico, che segue a fatti gravi compiuti –ha affermato Scandurra-. In questa fase è importantissimo il rispetto della legge. Le persone sono lì perché hanno violato la legge e l’esecuzione della pena deve avvenire nel rispetto della legge, alla lettera. Dunque il punto è la legge. L’altro punto è che il mondo della detenzione è fatto di marginalità, esclusione sociale. Non è semplice vivere all’altezza delle proprie aspirazioni. Tante persone che sono in carcere sono determinatissime a vivere nel rispetto della legge per non tornare in carcere. Poi però c’è una recidiva alta perché si tratta di un percorso complicato. Tutto quello che aiuta, come la formazione professionale, la scuola, è una risorsa preziosa per chi sta scontando la pena e anche per la società che un domani dovrà riaccoglierla. In questo senso vanno anche le misure di welfare come il reddito di cittadinanza. La situazione di Saraceni perché è considerata più grave rispetto a chi ha commesso delitti analoghi ma con vittime meno illustri? Qual è il metro di giudizio?”.

Di Maio punta il dito anche contro chi non è arrivato a sentenza definitiva. “Questo mi sorprende molto. La sospensione dei diritti per chi non è ancora stato condannato non è prevista dalle leggi del nostro Stato”.

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