La Usb Calabria per il “No” al referendum costituzionale

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referendumLa USB Calabria ha deciso di aderire “da subito ai tanti Comitati per il NO al Referendum costituzionale formatisi nella nostra regione, così come accaduto in tutta Italia. Il NO al referendum nasce da tante considerazioni. Innanzi tutto per contrastare il chiaro tentativo di attaccoalla democrazia e di limitazionedell’esercizio della scelta politica da parte degli elettori che, attraverso la riforma, sta provando ad eliminare la “fastidiosa incombenza” di andare a votare. Infatti, dopo aver abolito le province,i consigli provincialiesistono ancora, ma solo che adesso sono nominati dai partiti e scelti tra i consiglieri comunali e non più, quindi, eletti da noi; allo stesso modo, dopo la riforma, il Senato rimarrà, ma non sarà più scelto dai cittadini, bensì anch’esso nominato dalla politica: ma non volevano limitarlo il potere della politica? Oltre a ciò il NO al referendum serve a frenare gli ennesimi attacchi ai diritti dei cittadini e dei lavoratori, che questo referendum si propone. I fautori della riforma, alimentati dalla massiccia presenza nei media, con una vera e propria occupazione delle televisioni e dei giornali, usano dei mezzi di persuasione che, purtroppo, hanno facile presa nell’immaginario collettivo e tra i cittadini distratti. Uno degli argomenti dei sostenitori della modifica costituzionale è che finalmente abbiamo un governo che, di fronte al monumentale immobilismo degli altri, fa le riforme! Il termine riforma è un termine che ha un’accezione positiva ed il governo punta molto su questo concetto, ma, sappiamo perfettamente che, negli anni, dietro questa parola riforma, si sono nascosti attacchi violenti alla democrazia, basti pensare alla riforma del mondo del lavoro (jobsact), che ha comportato una perdita dei diritti dei lavoratori e dei loro salari.Non di riforma, quindi, ma di controriforma si deve parlare, una controriforma che vorrebbe lanciare la guida di un uomo solo al comando, svincolandolo dai “lacci e lacciuoli” dei controlli parlamentari; una modifica della Costituzione, quindi, che assume l’inquietante forma della spinta verso l’autoritarismo e l’oligarchia, paventando una deriva davvero assai pericolosa. Ancora, i fautori del referendum dicono che se vincesse il sì, si ridurrebbero i costi della politica, ma, in realtà con la riduzione da 315 a 100 senatori, il nuovo Senato anziché 540 milioni costerà circa 510 milioni, con un risparmio che è davvero risibile! Inoltre questo sarà formato da consiglieri regionali e comunali, che si stanno caratterizzando più per le vicende giudiziarie in cui sono coinvolti, che per azioni politiche, ma che, grazie all’elezioni a senatori, godranno dell’immunità. Un’altra argomentazione portata a sostegno del sì, è che si sta modificando l’organizzazione del potere, ma che non si stanno toccando i punti salienti della costituzione, cioè la parte prima, quella riguardante i diritti fondamentali e, quindi, sono fatti salvi i fini della costituzione stessa! Ma davvero si può pensare di modificare ben 47 articoli su 139 e ritenere che lo spirito della Carta possa rimanere lo stesso?Ma un sistema nel quale l’Esecutivo assume un potere enorme e prevalente rispetto agli altri organi costituzionali, non rappresenta di per sé una minaccia per chi non è rappresentato e per chi cerca di contrastare le azioni di un governo senza alcun controllo? E in tutti i casi, costoro dimenticano, o fingono di farlo, che la prima parte della costituzione, è stata già di fatto violata continuamente, attraverso leggi ordinarie che, nei fatti hanno già modificato lo spirito della costituzione: vogliamo fare qualche piccolo esempio? Sono stati limitati i diritti previsti dagli artt, 17 e 21, diritto a riunirsi ed a manifestare: oggi non c’è. una sola manifestazione di contestazione al governo, che non veda l’attacco gratuito e “preventivo” delle forze dell’ordine; artt. 18 e 39, dirittodi associarsi liberamente e della libertà sindacale: la modifica della legge sulla rappresentanza sindacale, che tanto è piaciuta anche a Cigl, Cisl e Uil, di fatto tende ad annullare questo diritto; art. 32, 33 e 34 diritto alla salute e all’istruzione: questi diritti oggi sono praticamente annullati da attacchisenza precedenti alla sanità ed alla scuola pubblica; artt. 35 e 36, diritto al lavoro e ad avere una giusta retribuzione: oggi non solo non c’è il lavoro, ma questo è stato violentemente precarizzato e le retribuzioni sono ferme da anni ed anni, per non parlare dei tanti lavoratori sottopagati o in nero; art. 40 diritto di sciopero: sempre più compresso da vincoli che ne rendono quasi impossibile il suo esercizio. Per tacere della modifica dell’art. 81 che ha introdotto il pareggio in bilancionella costituzione, per cui si dovrà anteporre l’esistenza delle risorse economiche all’esercizio dei diritti costituzionali fondamentali. Quindi, come si vede lo spirito della costituzione è già stato profondamente rivisto, quello che serviva ora era lo strumento per poter continuare l’opera, attraverso un Parlamento composto da nominati ed un Governo senza controlli.Infatti il governo, per mezzo della nuova legge elettorale, pur essendo prevedibilmente largamente minoritario, avrà comunque il potere assoluto!Senza contare che questo Parlamento, che sta stravolgendo la Costituzione è stato eletto in un modo dichiarato incostituzionale. Ma c’è un altro aspetto che ci preoccupa tantissimo: quello cioè di poter pensare che si possa cambiare la carta costituzionale in modo così radicale a colpi di maggioranza.La nostra bellissima costituzione, al di là dell’importanza dei padri costituenti (citiamo solo, Vittorio Foa, Leo Valiani, Benedetto Croce, Calamandrei, Togliatti, Di Vittorio, De Gasperi, La Pira, Pertini, La Malfa, Nenni, Einaudi) è solida e di grande spessore perché è stata condivisa, è stata, cioè, frutto di diverse opinioni e di diverse culture e, soprattutto, è stata cementata sull’antifascismo. Non dovrebbe poter essere tollerabile, quindi, fare riforme costituzionali di tale portata senza che vi sia una maggioranza quanto più ampia possibile. Infine, c’è un altro motivo alla base del NO al referendum. Il potente gruppo finanziario JP Morgan (la cui banca, per chi non lo sapesse, è stata coinvolta, tra l’altro, nello scandalo dei subprime, che ha provocato una crisi, le cui conseguenze le stanno pagando ancora oggisolo e soltanto i lavoratori) ha scritto, qualche tempo fa, che “le riforme liberiste nei paesi europei periferici, Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, non si erano potute realizzare pienamente a causa degli ostacoli frapposti dalle relative costituzioni nazionali, figlie della sconfitta del fascismo e quindi con eccessive tutele sociali”. Oggi, con questa riforma, questo governo ha deciso di andare incontro ai desiderata delle grandi lobbies finanziarie eliminando le tutele sociali; non a caso, tutti i potenti si sono già favorevolmente espressi nei confronti della “riforma”: ma se i ricchi, i potenti e le grandi lobbies affaristiche sono tutti per il sì, non basterebbe solo questo a farci votare NO al referendum? Per concludere, contro questo tentativo di cancellare la sostanza della Costituzione antifascista attraverso modifiche antidemocratiche, la USB ha preso posizione aderendo ai comitati del NO al referendum ed invita tutto il mondo del lavoro calabrese, i disoccupati, i pensionati ed i cittadini tutti a contrastare questa controriforma, affinché l’Italia sia ancora una Repubblica democratica fondata sul lavoro e non sulle banche”.

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