Incontro-dibattito dell’Unuci su “il capofamiglia” a Gambarie

StrettoWeb

CLa Sezione provinciale di Reggio Calabria dell’ U.N.U.C.I. – Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’ Italia ha organizzato, recentemente, nella sala conferenze di un noto albergo di Gambarie d’ Aspromonte un incontro – dibattito che ha preso lo spunto dalla presentazione del libro “Il Capofamiglia” di Salvatore Borrelli, medico e socio Unuci. I lavori sono stati introdotti e moderati da Nicola Pavone, presidente della Sezione reggina dell’ U.N.U.C.I.. Dopo il saluto delle Autorità: l’Assessore ai lavori pubblici ed ambiente Diego Coppola delegato del Sindaco Francesco Malara del Comune di Santo Stefano in Aspromonte, il maresciallo Suraci comandante della Stazione di Gambarie del Corpo Forestale dello Stato e l’ ammiraglio Francesco Ciprioti, socio Unuci, ha avuto luogo la recensione del libro a cura dell’ arch. Veronica Calveri. Nel suo intervento la Calveri ha sottolineato che “il romanzo basato su una storia  di fantasia ma davvero molto verosimile e attuale, fa riflettere sulla nostra società. L’autore dà un giudizio severo ma non implacabile sulla società in cui tutti noi viviamo, lasciando sempre aperte però le porte della speranza, se solo noi tutti diventassimo più consapevoli e meno ottusi. L’idea dell’autore di legare i destini della società al capofamiglia è giusta. Solo un buon padre di famiglia (che sia un genitore, un sindaco, un Presidente della Repubblica) sa che non si possono considerare figli e figliastri, che si deve dare equamente a tutti gli stessi diritti e gli stessi doveri. Se solo tutti noi ci rendessimo conto di quanto è vera questa tesi, allora la società avrebbe certamente un futuro diverso. Un libro che va assolutamente letto e assaporato, a mio parere portato nel mondo della scuola come strumento di formazione e crescita, perché apre squarci su aspetti evidenti della nostra società che vanno visti con occhi diversi, con una mentalità più aperta e più consapevole”.

A seguire, il primo interventoA Da sx Nicola Pavone, Diego Coppola, Veronica Calveri e Salvatore Borrelli programmato della studentessa universitaria Teresa Biondo che in sintesi recita testualmente: “Questo libro è l’emblema di una società che potrebbe  diventare migliore, dove ognuno prenda coscienza che necessariamente deve cambiare anziché cullarsi su tutto quello che  appare facile da raggiungere. Per tutti è semplice rivolgersi al compare che lo aiuta a scavalcare gli altri, per ottenere facilmente i risultati né senza costo, né senza fatica. Purtroppo, non tutti sono d’accordo a cambiare questo mondo, non perché non vogliono, ma semplicemente per paura di un contrasto con chi credono sia “superiore” o semplicemente perché amano molto stare nel silenzio, accontentandosi e cullandosi su ciò che sanno, sia ingiusto, per evitare di alzare un polverone, o perché “così si sta bene. Quindi, assodato che davvero abbiamo bisogno di “un capofamiglia”, come dice il dott. Borrelli, mi chiedo, dov’è veramente il capofamiglia?” Il secondo intervento programmato è stato della giovane Letizia Casile, dipendente dell‘Università di Reggio: “Il capofamiglia è un racconto scorrevole, piacevole da leggere. E’ la storia di un giovane laureato, un docente precario, Dante, un idealista. Nominato supplente in un piccolo paese campano, lascia il suo paese in Calabria. Dante, è proprio nella scuola che incomincia a essere portavoce verso i suoi alunni delle idee di cambiamento. Nella scuola, dalla scuola è necessario che parta il cambiamento sociale, attraverso la formazione, la cultura. La vicenda emblematica della vita di Dante inizia dal quel paesino per poi proseguire nel suo paese calabrese, Bramos. Durante le vacanze pasquali, viene coinvolto in una manifestazione politica, che gli dà notorietà, assieme alla sua amica Clelia. Bramos è un piccolo centro, che rappresenta il tipico paesino del Sud, in cui il potere politico locale, condizionato dal potere del malaffare, un paese che si svuota delle sue anime, in cui esiste tanta solitudine e omertà. Dante è convinto che è necessario dare uno slancio alla collettività, a partire dal proprio paese, dai piccoli centri abitati. Egli parla di un sistema, che deve essere gestito da un capo responsabile, che si rivolge a tutti gli Italiani, a tutti i cittadini del Nord e del Sud per creare una parità, un’uguaglianza tra i cittadini di tutta Italia. Il Capo responsabile è il “Capofamiglia”, garante delle regole, capace di garantire un sistema dinamico, in cui la crescita e il benessere sia uguale per tutti. Uguaglianza, giustizia e non [Digitare il testo] Giustezza. Dante paragona il sistema società al “sistema orologio”, ogni ingranaggio non va per conto proprio, ma è progettato, secondo le regole per il buon funzionamento dell’orologio; ogni parte dell’ingranaggio è importante. Le regole devono essere garantite dal capofamiglia, per l’Italia dal Presidente della Repubblica, dal pater familias, “tutti uguali figli e non figliastri”. Le parole di Dante vengono ascoltate dal Presidente, attraverso un’intervista televisiva, quindi, viene invitato al Quirinale. Ma il viaggio  perché ha osato combattere, andare contro un potere fatto di corruzione, di omertà, di silenzi”.

Prima del dibattito ha prBeso la parola l’autore del libro Salvatore Borrelli: “ Dante, un giovane laureato, con la sua amica d’infanzia è intenzionato a fare conoscere ai suoi compaesani che il problema della disparità tra Nord e Sud (e del mondo) risiede nel non avere un “Capofamiglia” che, trattando tutti i suoi figli allo stesso modo eviterebbe le insoddisfazioni e le disparità. “Un buon padre di famiglia non regala l’automobile a uno e la bicicletta a un altro, non veste firmato uno mentre manda con le pezze un altro”. “Un buon capofamiglia distribuisce in modo equo le sue risorse, senza trattare ad alcuni come figli, ad altri figliastri”. Il romanzo “Il Capofamiglia” invita tutti a guardare il “mondo” in maniera diversa e “contraria” a quella che da sempre ci ha insegnato il più forte, perché quando un membro, un figlio (cittadino), di una famiglia è malato e sofferente, e non è curato, la responsabilità diretta è del “Capofamiglia” che non ha aiutato il figlio (cittadino). Guardiamo ora la nostra realtà socio-economico, e non dall’ottica del più forte, per cui domandiamoci: Chi è il Capofamiglia di una città? Il Sindaco! Chi il Capofamiglia di una regione? Il Governatore! Chi il Capofamiglia di una nazione? Il Presidente! Chi è il Capofamiglia di una parrocchia? Il Prete! Chi è il Capofamiglia di un’Azienda? Il Direttore Generale!”. Senza sottovalutare il “Potere della Burocrazia” che per mezzo dei suoi “Segretari Burocrati” si antepone allo sviluppo, all’economia, alla crescita in generale e anche alla politica.” A conclusione della giornata vi è stato un interessante dibattito animato da numerosi interventi del pubblico presente.

 

Condividi