La veglia al defunto…Agenzia Beni Confiscati lasciata nel catafalco dell’oblio!

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agenzia beni confiscati Caro Direttore,

Questa Città e questo Paese sono veramente mondi strani da capire. Dopo quattro anni dalla sua nascita, voluta dall’allora Ministro dell’Interno Maroni e dal Ministro della Giustizia Alfano, rincorsi politicamente dal Sindaco dell’epoca, Giuseppe Scopelliti, l’importante sede legale nazionale dell’Agenzia per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, istituita nella Città di Reggio Calabria, non ha un’identità, un suo organico, una visibile strategia di operatività, un semplice elenco dei beni in gestione.

E’ triste ma è così!

All’eccellente idea di creare un apposito Ente capace di garantire integrità e redditività ai patrimoni illeciti sottratti alla criminalità organizzata da parte delle Forze di Polizia e della Magistratura, oggi ci ritroviamo di fronte all’ ennesimo carrozzone senza ruote, motore e locomotiva, una sorta di “pentolaccia” riempita fino all’ orlo di un’enorme quantità di beni (preziosi e costosi) confiscati in tutta Italia alla malavita senza un filo di sottofuoco che ne alimenti la vitalità e senza nemmeno un mestolino che li rimesti soltanto per rimuoverne la polvere.

I cinque “centri” operativi sparsi nel Paese (Reggio C, Palermo, Roma, Napoli e Milano) sorretti da un organico in pianta in-stabile di circa 90 unità, provenienti dalla più disparata esperienza lavorativa (poliziotti, carabinieri, funzionari statali, regionali, comunali, di enti e amministrazioni diverse), sono aggregati solo dalla consapevolezza di mantenere vivo l’interesse di rimanere a lavorare  a “casa” propria (nella migliore delle ipotesi) ovvero per “fare curriculum” per futuri avanzamenti di carriera.

Duole, come cittadino italiano e reggino,  constatare che un’importate struttura di tale rango con un alto valore civico, morale e sociale volta a  recuperare e restituire alla collettività il patrimonio ad essa sottratto con ogni forma di prevaricazione e taglieggiamento, resti  ancorata a così bassi profili di dignità istituzionale, producendo solo un millesimo della sua principale attività e privilegiando, per converso, una miriade di piccoli interessamenti  di natura privata – pur legittimi – di pochi che possono godere del vantaggio della sede di lavoro e non sia invece indirizzata alla sua vera mission.

Di chi la colpa di tale stato?

Come sempre la si porta a carico dello Stato in quanto ente astratto e indefinito come le responsabilità che tutti sfuggono quando sono in ballo interessi personali. Lo Stato, perché non fornisce le risorse, sia strumentali che finanziarie e umane, che non fa bene le leggi, che non sa mettere gli uomini giusti al punto giusto: insomma che non sa amministrare, dimenticando che ad amministrare sono soltanto uomini e donne di questa stessa Italia. Come ad amministrare l’Agenzia sono uomini e donne, dipendenti dello Stato.

Se le cose non vanno bene, se l’Agenzia non ha un organico fisso e sufficiente allo svolgimento delle innumerevoli incombenze che dovrà espletare per portare a compimento il compito ad essa affidata, se non si è riuscito a restituire alla collettività tutti i beni di cui viene in possesso, se non sono stati prontamente rinominati il Consiglio Direttivo (per nominare il Direttore, scaduto il 28 febbraio, ci sono voluto ben oltre 4 mesi), il Collegio dei Revisori; ed ancora, se l’Agenzia non si è data un’organizzazione e una dotazione organica qualificata ed esperta, beh, certamente la colpa non è dello Stato, ma degli uomini che lo rappresentano.

Svegliamoci, e diamo voce alla ribellione pacifica, per l’efficientamento di questa preziosa struttura, di cui il Paese e la Città di Reggio Calabria devono andar fieri di aver realizzato. Ora occorre farla funzionare! Non vegliamo soltanto il …defunto! Facciamo che esso riviva negli eredi e nelle idee che ha portato avanti.

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