B3W, il piano dei big del G7 per aiutare i Paesi del terzo mondo. SOS di Calabria e Sicilia per il Ponte sullo Stretto

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Presentato oggi B3W, il piano “Build back better world” voluto dai leader delle grandi democrazie occidentali per contrastare l’avanzata economica cinese nei Paesi del terzo mondo. “Fondamentale realizzazione di infrastrutture nei Paesi a basso e medio reddito”: disperato appello di Calabria e Sicilia per il Ponte sullo Stretto

Si chiama “Build back better world“, ricostruire un mondo migliore, il piano per le infrastrutture globale che i leader del G7 hanno lanciato oggi dal vertice della Cornovaglia per “una competizione strategica con la Cina ed impegnarsi a concrete azioni per venire incontro all’enorme esigenza di infrastrutture nei Paesi a basso e medio reddito“. La notizia è stata diffusa ufficialmente tramite un comunicato della delegazione della Casa Bianca al vertice G7: illustrando l’iniziativa, una fonte del Governo statunitense ha ricordato come “gli Stati Uniti e molti nostri alleati e amici nel mondo sono da tempo scettici nei confronti della Belt and Road Initiative della Cina“. “Abbiamo visto – ha continuato – il governo cinese mostrare una mancanza di trasparenza, bassi standard ambientali e per leggi di lavoro ed un approccio che ha lasciato molti Paesi in condizioni peggiori. Ma finora non avevamo offerto un’alternativa positiva che riflettesse i nostri valori, i nostri standard ed il nostro modo di fare business“, ha spiegato ancora il funzionario della Casa Bianca presentando “l’ambiziosa, iniziativa di infrastrutture globale con i nostri partner che non sarà solo un’alternativa alla Belt and Road Initiative ma che la batterà perché offrirà una scelta di maggiore qualità“. Una scelta, ha concluso, che conferma la “fiducia che abbiamo nel nostro modello di sviluppo che riflette i nostri valori comuni“.

Nel comunicato della Casa Bianca si precisa poi che l’iniziativa, chiamata B3W, è tesa a creare “un’alleanza guidata dalle maggiori democrazie per aiutare a colmare il bisogno di infrastrutture nei Paesi in via di sviluppo”, stimato intorno ai 40 trilioni di dollari dalla Banca Mondiale, “una situazione esacerbata dalla crisi del Covid“. Per questo avrà un’azione globale in tutti i continenti, con focus sui Paesi a basso e medio reddito anche mobilitando capitali del settore privato in quattro aeree principali: clima, sicurezza sanitaria, tecnologia digitale e eguaglianza di genere. “Insieme con i leader del G7, l’amministrazione Biden sostiene a pieno i principi guida della B3W“, conclude la nota sottolineando che tra questi vi sono: il rispetto dei valori con programmi di sviluppo “portati avanti in modo trasparente e sostenibile, a livello finanziario, ambientale e sociale“; buona governance e standard, con “sforzi che saranno guidati da alti standard e principi per quanto riguarda l’ambiente, le protezioni sociali e sul lavoro, la trasparenza e la lotta alla corruzione e il rispetto degli accordi di Parigi sul clima”.

Ponte sullo StrettoPur facendo parte dell’Italia da un punto di vista politico e amministrativo, la Calabria e la Sicilia hanno tutti gli indicatori economici in linea con i Paesi del terzo mondo: reddito, tasso di occupazione, occupazione giovanile e femminile, carenza di infrastrutture sono in linea, se non peggiori, con molti Paesi che le grandi democrazie occidentali intendono aiutare con il piano B3W per contrastare l’avanzata economica cinese. I continui “no” e rinvii per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, dell’alta velocità ferroviaria, dei termovalorizzatori, delle centrali di ogni natura per produrre energia elettrica e di tutte le altre opere strategiche assolutamente carenti nelle Regioni più meridionali, povere e marginali d’Italia, non possono che sensibilizzare coloro che hanno a cuore lo sviluppo di queste aree a chiedere disperatamente aiuto includendo anche tali territori nel piano delle grandi democrazie occidentali, affinchè finalmente – e una volta per tutte – si adottino scelte volte a rilanciare il Sud dall’arretratezza, dal sottosviluppo e dal degrado di questi tempi tramite la realizzazione di quelle infrastrutture necessarie per la crescita economica, sociale e culturale. Anche perchè sarebbe difficile intraprendere interventi in favore di Paesi africani, asiatici o sudamericani mentre nei territori delle grandi democrazie occidentali persistono ancora tali sacche di povertà, isolamento e marginalità come appunto accade oggi in Calabria e Sicilia.  Chissà che dove non riesce Roma, si impegni direttamente Washington

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