Il caso del Bocale Calcio, società dilettantistica di Reggio Calabria che milita nel campionato di Eccellenza e la scorsa settimana ha annunciato con entusiasmo di aver messo la bandiera della Palestina sulle maglie ufficiali della squadra “come nobile gesto di solidarietà“, è divampato nelle scorse ore per la scomposta reazione del suo Presidente Cogliandro nei confronti di StrettoWeb. ProPal convinto, da sempre esponente della sinistra più estrema, non ha accettato un articolo di StrettoWeb – tra l’altro molto equilibrato e moderato – che si permetteva di esprimere alcune considerazioni critiche su una scelta così controversa.
Che la decisione di mettere la bandiera della Palestina sulle maglie del Bocale abbia “inevitabilmente diviso le opinioni pubbliche” lo ha scritto persino il Bocale stesso in un post Facebook con cui ieri ha ritenuto di dover commentare il nostro articolo dell’ottimo Mirko Spadaro. Il Presidente, però, evidentemente la pensa diversamente dalla società che guida e non accetta opinioni diverse dalle sue: chi ritiene che quella della bandiera palestinese sulle maglie sia una scelta sbagliata diventa subito un “cesso“, un “animale“, un “cerebroleso“. Cogliandro, infatti, dopo l’articolo di Mirko Spadaro ha iniziato a scrivere compulsivamente su WhatsApp al direttore di StrettoWeb per lamentarsi dell’articolo pubblicato da Spadaro, e ha alzato subito i toni. “Naturalmente lo metterò alla gogna“, “sei vergognoso“, “Ma vaffanculo cesso“, “Sei un piccolo uomo purtroppo guai a te se metti pezzi del Bocale su quella pagina fascista“.
Quando abbiamo fatto notare a Cogliandro che già in passato avevamo deciso di non dare più visibilità al Bocale Calcio su StrettoWeb, in quanto lui avesse già in precedenza volgarmente espresso disgusto per i nostri “click“ – come li definiva – sono iniziati mesi di scuse, richieste di pubblicazioni, visibilità, vere e proprie elemosine di spazio e contenuti. E così, raccogliendo le richieste di tante persone perbene che credono nel Bocale e sostengono le iniziative sociali che realizza intorno al contesto del campo, avevamo ricominciato a pubblicare notizie e comunicati della squadra reggina. Quando, dopo gli insulti e le minacce di ieri, abbiamo comunicato a Cogliandro che non avremmo più ceduto ad eventuali nuove richieste elemosinanti e che irrimediabilmente da ieri la sua squadra non si sarebbe mai più dovuta umiliare dal comparire negli articoli di StrettoWeb o essere intervistato dai nostri microfoni (lasciando così che a parlarne siano le più autorevoli e prestigiose colonne dei vari New York Times, Washington Post, Guardian e Figaro, ma questo ieri a Cogliandro non lo abbiamo detto), lui ha reagito con ulteriore rabbia. Esattamente così:
Il fascismo dei ProPal
Questo gravissimo episodio, oltre a rappresentare un volgare e violento attacco alla libertà di stampa e di opinione, testimonia la vera natura dei ProPal: personaggi che si riempiono la bocca di umanità e pacifismo, ma che nella loro vita quotidiana sono in realtà i più intolleranti, i più violenti, i più assolutisti nella voglia di imporre la loro visione personale come un pensiero unico, assoluto e insindacabile. Non accettano il confronto, l’opinione differente, la democratica e civile libertà di espressione del pensiero.
Sono, insomma, gli unici veri fascisti dei nostri tempi.
Anche perchè in tutta la vicenda della Palestina, dimenticano sempre di menzionare Hamas. L’organizzazione terroristica che da 20 anni governa ufficialmente la Palestina con il capo assoluto, il pluri terrorista e criminale Mohammed Sinwar, autore di eccidi e massacri, eliminato da Israele il 13 maggio 2025 mentre si nascondeva come un verme tra le macerie di un palazzo abbandonato persino dai suoi, oggi sostituito da Izz al-Din al-Haddad. Hamas ha anche una serie di Ministri che governano ufficialmente il territorio palestinese e il popolo palestinese (c’è ad esempio il Ministero della Salute, che è l’unica fonte ufficiale che fornisce i numeri sui morti della guerra, ed è una fonte di Hamas, quindi terroristica, quindi senza un briciolo di credibilità!).
La verità sui fantomatici “bambini morti”
In una intervista concessa a StrettoWeb dal giornalista Lion Udler meno di tre mesi fa, l’esperto spiegava come funziona il conteggio dei fantomatici “bambini morti“: “Tutti i numeri dei morti a Gaza sono forniti da Hamas, che controlla il territorio. Quando dicono Ministero della Salute o Ministero dei Soccorsi, sono sempre e solo Hamas. Sono tutti dati falsi, inventati, non controllati. Ogni giorno Hamas fornisce una lista di civili morti, ma ad oggi, a quasi due anni dall’inizio della guerra, non hanno mai fornito il numero di quanti terroristi siano morti. Una persona ragionevole dovrebbe chiedersi come mai ogni giorno pubblicano una lista dettagliati in cui parlano di donne, bambini, donne incinta, ma non hanno mai detto quanti terroristi sono stati uccisi, quindi senza questo dato fondamentale, quei numeri non hanno alcuna credibilità, sono completamente falsi. Anche perché lo sanno tutti che la stragrande maggioranza dei morti sono terroristi. Posso fare una precisazione su questa lista che loro pubblicano: non hanno mai scritto bambini, ma scrivono minorenni. Minorenni non significa bambini, minorenni significa anche 16-17 anni, e infatti queste organizzazioni utilizzano ragazzini di 15-16-17 anni come terroristi, sono ragazzini armati che appartengono alle varie organizzazioni terroristiche e che combattono armati. Se loro muoiono, vengono contati come minorenni, quindi nel mondo poi i media Occidentali dicono che sono bambini. Ma in realtà sono terroristi, e non sono bambini ma sono minorenni, terroristi minorenni: sparare a 17 o 19 anni non fa alcuna differenza. I palestinesi utilizzano i ragazzi come bambini-soldato, è un crimine di guerra, e non ne parla nessuno. I crimini li fanno loro, e quei morti non sono bambini innocenti come vorrebbero far credere, non è così”.
Perché stiamo e staremo sempre con Israele
La bandiera della Palestina, quindi, è la bandiera di Hamas, che governa ufficialmente e controlla la Palestina da decenni. Sventolare la bandiera della Palestina oggi equivale al 100% a ciò che significava sventolare la bandiera della Germania durante il regime nazista. E oltre a dimenticare Hamas, i ProPal dimenticano anche che la guerra a Gaza è iniziata il 7 ottobre 2023 con l’invasione di Israele da parte di Hamas e lo sterminio di 1.200 civili, donne e bambini inermi anche in culla, e il rapimento di 250 ostaggi, di cui ancora 25 tenuti imprigionati nei bunker sotterranei di Gaza. E’ stata Hamas, quindi, a dichiarare guerra a Israele, ed è Hamas che per statuto non accetta l’esistenza di Israele, ponendosi il suo sterminio come l’obiettivo finale della propria esistenza.
Ecco perchè Israele, che invece è una civile e matura democrazia, ha risposto: si sta difendendo. E sta difendendo la propria esistenza, per l’ennesima volta minacciata dopo l’Olocausto compiuto dal nazi-fascismo nel secolo scorso, quello sì un vero genocidio che gli ebrei hanno subito drammaticamente. Difendendosi, Israele tutela anche l’Europa e l’Occidente (quindi anche Cogliandro, sigh!): è l’unico avamposto di civiltà e democrazia nel Medio Oriente, è l’ultimo baluardo che evita alla barbarie, al buio, al terrore, al fondamentalismo religioso di prendere il sopravvento anche in Europa.
Le elezioni di Netanyahu e il gabinetto di guerra condiviso con l’opposizione
E’ una democrazia compiuta, Israele: ha un parlamento rappresentativo, la Knesset, e l’attuale Presidente Netanyahu è stato democraticamente eletto nelle elezioni parlamentari del 1° novembre 2022, risultando il candidato più votato. Le prossime elezioni si terranno regolarmente il 1° novembre 2026 (in Israele si vota ogni quattro anni), anche in caso di guerra: i combattimenti non fermano la democrazia israeliana. Una democrazia così evoluta, che prevede che quando non si riesce a formare un governo, si torna al voto e decidono i cittadini. Netanyahu, infatti, aveva già vinto le elezioni nel 2021 ma successivamente non era riuscito ad ottenere la maggioranza della Knesset: in Italia avremmo visto giochi di palazzo, grandi coalizioni, governi tecnici come accaduto più volte negli scorsi anni. In Israele invece sono tornati a votare e i cittadini hanno dato a Netanyahu una maggioranza più ampia. Si chiama democrazia.
In ogni caso, tutte le decisioni sulla guerra a Gaza – che lo ribadiamo, è una guerra difensiva contro il terrore barbaro dei terroristi di Hamas – sono condivise da un gabinetto di guerra di cui fanno parte anche i leader dell’opposizione, Benny Gantz e Yair Lapid, che condividono con Netanyahu ogni decisione militare, confermando che quello che sta succedendo a Gaza non è affatto una “guerra di Netanyahu“, fake news raccontate dai ProPal, ma una vitale difesa di Israele per la sua esistenza condivisa da tutta la politica e da tutto il popolo israeliano. Un po’ come se in Italia a prendere le decisioni insieme a Meloni, in una situazione di emergenza, ci fossero anche Conte e Schlein.
Ecco perchè l’unica bandiera che oggi può sventolare chi crede nei valori dell’umanità, della vita, della pace, della democrazia, della civiltà, è quella israeliana; e l’unica lotta da fare è quella contro Hamas e contro i terroristi, affinché liberino gli ostaggi e liberino anche – loro sì che sono gli unici a doverlo fare – la Palestina, dandole un futuro di libertà. Il problema è proprio che oggi la Palestina è Hamas e Hamas è la Palestina.
Adesso il Bocale rischia multe e penalizzazioni
Rispetto alla vicenda della bandiera della Palestina sulla maglia, la novità delle ultime ore è che il Bocale rischia multe e penalizzazioni per questa decisione. Se davvero scenderà in campo con la bandiera sulle maglie, la società verrà deferita e finirà sanzionata in quanto il regolamento di Lega Nazionale Dilettanti – LND – e Federazione Italiana Giuoco Calcio – FIGC – vieta espressamente l’utilizzo di simboli politici sulle divise da gioco, tantomeno la possibilità di indossare bandiere di Stato straniere. Il regolamento federale è chiarissimo: l’articolo 72 del Titolo IV, che fornisce le regole sulla disciplina dei calciatori in campo e si occupa della tenuta di gioco dei calciatori indicando anche i limiti di spazio consentiti per ogni simbolo, al comma 5 evidenzia in modo inequivocabile come “Non è consentito apporre sugli indumenti di giuoco distintivi o scritte di natura politica o confessionale“.
Le bandiere di Paesi stranieri sono considerate universalmente simboli politici, essendo gli Stati delle istituzioni di natura politica: lo conferma il precedente dell’Ucraina. Sull’onda della solidarietà all’Ucraina attaccata dalla Russia nel 2022, tante squadre di calcio hanno provato a sondare il terreno legale per mettere la bandiera ucraina sulle loro maglie. Nessuno l’ha fatto, proprio perchè lo vieta il regolamento. Soltanto la Roma, per una sola partita, ha vestito una maglia con un cuore composto dal giallo e dal blu, i colori della bandiera ucraina: ma per farlo aveva in precedenza chiesto specifica deroga alla FIGC, che l’aveva concessa per una sola partita a patto che non fosse la bandiera dell’Ucraina ma un simbolo universale che riportava quei colori (da qui l’idea di un cuore disegnato con il giallo e il blu).
Insomma, mettere le bandiere di qualsiasi Paese sulle maglie di squadre di calcio è vietato dai regolamenti federali. Se, quindi, il Bocale lo farà, non si dovrà sorprendere se andrà incontro a multe, sanzioni e penalizzazioni in classifica.
Provvedimenti che può ancora evitare facendo un passo indietro. La figuraccia, in ogni caso, rimarrà.




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