Messina, ulteriore presa in giro! C’è chi si defila. E non tutti i tifosi abboccano alle donazioni: “non siamo coglioni”

Brahim Thiam si defila dalla proprietà dell'ACR Messina, mentre non tutti i tifosi abboccano al lancio della raccolta fondi

StrettoWeb

Un disastro. Su un disastro. Su un disastro. A Messina la situazione è drammatica e non tutti lo hanno capito. I mancati pagamenti hanno scoperchiato un vaso pieno di dubbi e incertezze, mascherate in parte dalle belle parole di queste settimane dei vari Alaimo e Cissè. Ma la tifoseria ora è delusa e incazzata, la proprietà ha perso credibilità, la squadra – con mister e DS – ha chiesto chiarezza. In tutto questo caos, c’è anche chi comincia a defilarsi e chi invece – ancora, senza vergogna – “chiede” soldi alla città.

Brahim Thiam chiarisce e si chiama fuori

Partiamo da Brahim Thiam, ex calciatore presente qualche settimana fa alla conferenza con Cissé. Thiam si è defilato. “Buongiorno a tutti i sostenitori e amanti del Messina, volevo chiarire e condividere con voi la mia posizione e il mio sincero sentimento. Dopo il mio ritorno da Messina, non ho avuto alcun contatto con Doudou Cissè, che ho incontrato per la prima volta quando sono venuto a Messina. Sono venuto su consiglio di Wally Dieng, che è un mio amico d’infanzia, e per fare una valutazione dello stato del club”, ha scritto.

“Ho scoperto un cantiere aperto e un club abbandonato, con dilettantismo a tutti i livelli. Ho avuto il piacere di essere a contatto con i giocatori e lo staff, che sono persone straordinarie e di qualità. Purtroppo non ho alcuna informazione aggiuntiva riguardo ad un aspetto che non mi riguarda: le finanze. Sono anche nella posizione e nel diritto di rifiutare di entrare in questo progetto se nulla viene fatto correttamente, perché sono una persona molto professionale e onesta e non mi piacciono le cose fatte male e non lascerò che il mio nome venga usato in modo improprio”.

“Partecipare a questa conferenza stampa mi ha in un certo senso costretto a fare i conti con il fatto compiuto, perché avrei preferito restare nell’ombra. Sono molto deluso e arrabbiato per quello che sta succedendo oggi alla società, ai giocatori e ai tifosi. Ecco perché non ho mai voluto avere alcun contatto con questa azienda Aad prima di essere sicuro che tutto fosse fatto correttamente e in modo professionale. E per questo mi dispiace e su questa base mi dissocio completamente da Cissè. Vi sono accanto fino in fondo e parteciperò anche alla raccolta fondi in segno di solidarietà con tutti voi. Saluti a tutti”, ha concluso Thiam.

La raccolta fondi e l’ira di “Biancoscudati”

Ma il fatto ancora più grave riguarda il lancio – con tanto di appello e hashtag – di una sorta di raccolta fondi. Da chi parte? Dal consulente La Fauci e dall’addetto stampa Gambale, che fanno partire l’iniziativa con tanto di donazione. In pratica, la società chiede aiuto per supportare la… società. Un po’ come se Ballarino facesse partire una raccolta fondi per aiutare la Reggina, di cui è maggiore azionista. Perché sì, la raccolta fondi parte da La Fauci e da Gambale, e cioè – praticamente – dalla società, ma sotto mentite spoglie. La società che chiede aiuto ai tifosi, come già accaduto in passato, nonostante il fresco passaggio di proprietà. Un disastro.

Questa, per i tifosi, è una ulteriore presa in giro. Vergognosa. Fuori luogo. E infatti c’è chi lo ha notato, lo ha capito e per questo rivendica il gesto, bollato pesantemente come negativo. Anche perché già accaduto. La pagina social “Biancoscudati” così si esprime: “Alcuni membri della società, ossia Gambale e La Fauci, hanno lanciato nelle ultime ore una raccolta fondi per pagare entro domani i 130.000 euro di contributi. Ciò servirebbe solo a ridurre di qualche punto la penalizzazione (che si attesterebbe dunque ad 1 o 2 punti) e permettere alla squadra di non staccarsi pesantemente da Casertana e Latina. Gesto lodevole, se non fosse che chi ha lanciato questa campagna ha, di fatto, portato l’impostore in casa e fatto di tutto per portare a conclusione il passaggio di proprietà”.

“Aggiungiamo anche che dentro la società vi é un ‘garante’ che detiene il 20% delle quote. Quest’ultimo porta il nome di Pietro Sciotto, e costui deve sapere che non é esente da colpe, ma anzi é il primo colpevole per avere affidato la “sua” creatura a gente senza soldi. Inutile continuare a chiedere soldi ai messinesi (che tra l’altro donarono 40.000 euro in un’iniziativa crowfunding pochi anni fa, da capire che fine hanno fatto quei soldi). É evidente che se questi soldi non verranno sborsati, ciò sará l’ennesimo sgarbo di Sciotto verso città e tifosi. Non siamo coglioni, ormai conosciamo bene il quadro della situazione e non ci facciamo fottere da nessuno”.

Biancoscudati non sostiene questa raccolta fondi ed invita i messinesi a non donare soldi alla società. Son problemi che devono risolvere loro stessi, se ne hanno la capacità e se soprattutto chi é colpevole di tutto ciò (Sciotto, giusto per ribadirlo) avrà quantomeno la dignitá di versare sti soldi e far sí che si evitino problemi grossi proprio per il bene della sua tanto decantata creatura. Non ci meritiamo questo, e non vi meritate i nostri soldi. Ve ne abbiamo dati anche troppi”.

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