Il Tribunale delle Imprese di Roma ha pubblicato la sentenza nella causa civile di primo grado rispetto alla cosiddetta “class-action” dei 104 ‘No-Ponte’ che avevano fatto ricorso per opporsi alla realizzazione dell’opera, pronunciandosi anche sulla richiesta dei ricorrenti di tenere segreti i nominativi. Ebbene, per i No Ponte è stata una clamorosa sconfitta legale su tutta la linea. Il ricorso è stato considerato “inammissibile“, e i 104 ricorrenti sono stati condannati a pagare circa 340 mila euro di spese legali alla Società Stretto di Messina S.p.A.. I 104 No Ponte, quindi, dovranno adesso sborsare circa 3 mila euro a persona.
Lo stesso tribunale, inoltre, ha rigettato l’istanza di tenere segreti i nominativi dei ricorrenti. Il Presidente Claudia Pedrelli, coadiuvata dal giudice Daniela Cavaliere e dal giudice relatore Luigi D’Alessandro, spiega nelle motivazioni che “i ricorrenti hanno prospettato il pregiudizio in termini del tutto evanescenti ed ipotetici” in quanto, “come loro stessi hanno ammesso“, la procedura non ha ancora superato la fase di approvazione del progetto definitivo adottata dal CIPESS. Si legge inoltre che fino al momento tutto è stato realizzato perfettamente in regola, con tanto di aggiornamento del progetto definitivo.
Tra i legali che hanno firmato il ricorso, c’è anche l’avvocato Aurora Notarianni, diventata popolare a Messina nei giorni scorsi per la sua controversa vacanza a Shanghai dove ammirava sviluppo e progresso.
Si tratta di una sentenza storica: una clamorosa condanna nei confronti dei ricorrenti che, evidentemente, hanno persino sbagliato i termini del ricorso. E poi qualcuno si scandalizza se li chiamiamo “cavernicoli“…






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