Il coraggio di Felicia Impastato, la mamma del “piccolo siciliano di provincia”

Non solo Aldo Moro, non solo Peppino ma anche chi ha lottato con e per loro: nell'anniversario della morte di Impastato, ricordiamo il coraggio di mamma Felicia

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“La mafia è una montagna di merda”, gridava Peppino Impastato dai microfoni di Radio Aut, anche la notte in cui venne fatto fuori come un delinquente e fatto passare come tale. Ma la storia di Peppino Impastato, che nel 9 maggio del ’78 venne legato già morto ai binari della ferrovia Palermo-Trapani con del tritolo per farlo passare per un moderno terrorista – o vecchio brigatista – non ci crede più nessuno.

Cinisi, la vera Mafiopoli

Perché tutti sappiamo ormai che è stata quella montagna di merda ad ucciderlo; perché li prendeva in giro, sfidava il loro delirio di onnipotenza e, per dimostrare che non gli facevano paura, paragonava le loro meschine figure ad animali sulla scia di Orwell: quanti versi di porco ai microfoni di Radio Aut! Una satira politica spietata ambientata nel fantomatico paese di Mafiopoli.

Ma quel paese era vero: Mafiopoli era il nome astratto, Cinisi (nel palemritano) è fatto di carne, ossa e sangue. Quello di Peppino Impastato, quello del padre Luigi, legato alla mafia e che la stessa mafia ha ucciso, quello del cognato capoclan Cesare Manzella, tutti vittime della mano sporca della mafia. A comdandare Cinisi era Tano Badalamenti il boss che, culo e camicia con Luigi Impastato, si è rivelato il mandante dell’omicidio del figlio Peppino (e del presunto incidente in cui morì lo stesso Luigi).

Felicia, madre coraggio

Ma c’è anche il sangue che non si asciuga ma ribolle nelle vene, per la rabbia, per l’ingiustizia. Perché, in tutta questa tremenda vicenda di morti e ammazzatine, c’è anche chi è morto di vecchiaia ma senza gli affetti più cari: è il caso di Felicia Bartolotta, moglie di Luigi e madre di Peppino. Perché lei, come loro, ha visto la mafia in faccia: anzi, come lei stessa ha ricordato in un suo libro, “la mafia in casa mia”.

Con quella montagna di merda, Felicia ha fatto i conti sin da ragazzina: nonostante fosse figlia di un dipendente comunale, estraneo a fatti di mafia, si è “ritrovata” sposata con Impastato, famiglia da sempre associata al clan di Cinisi. Lo stesso Luigi, proprio perché “fifone”, non si è mai ribellato al suo destino di piccolo mafioso.

Felicia ha da sempre dimostrato un grande coraggio: venendo a conoscenza di che tipo era, cercò di annullare il matrimonio. Ormai coniugata, ebbe tre figli e, con resilienza, si sobbarcò quel calvario di morti.

Felicia e Peppino, odi et amo

Peppino fu causa di gioie e dolori per Felicia: amava follemente il figlio ma, allo stesso tempo, era preoccupata che qualcuno lo uccidesse. E così fu: Badalamenti prima eliminò il padre e poi, non avendo più legami di amicizia in sospeso, massacrò il figlio. Felicia, da quel 9 maggio 1978, portò avanti la causa del figlio: ruppe i rapporti con i parenti criminali e, affiancata dal figlio Giovanni, lottò tutta la vita contro quella merda che le portò via il suo bambino.

Trovò pace solo nel 2002, quando Badalamenti venne condannato per l’omicidio di Peppino. Capì, quindi, che la sua missione di mamma era finita e, solo due anni dopo, raggiunse il figlio all’età di 88 anni. Di lei resta la forza di una donna, mamma e attivista che ha lottato per amore dei figli, di quelli morti ammazzati, degli amici di Peppino, di chi, ogni giorno, dice di no al quella montagna di merda.

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