Fausto Bertinotti: “la sinistra è finita nel 1980. Per la guerra serviva il comunismo”

Fausto Bertinotti, ex leader di Rifondazione Comunista, parla della sinistra e della deriva che, in Italia, ha preso da ormai 44 anni

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E’ stata la vertenza sindacale della Fiat a stabilire la fune della “storia della sinistra italiana del dopoguerra, il 14 ottobre del 1980“. Lo ha dichiarato senza mezze misure Fausto Bertinotti, ex leader di Rifondazione Comunista e già presidente della Camera, nel corso di un’intervista al Corriere della Sera. Dopo 18 anni la sinistra sarebbe arrivata a Palazzo Chigi con Massimo D’Alema. “Ma quella è tutta un’altra storia. Ricordo che pochi mesi dopo la nomina di D’Alema a presidente del Consiglio, quando iniziò l’attacco della Nato contro Belgrado, Francesco Cossiga mi confidò che ‘serviva un post comunista per fare la guerra'”.

“A seguito della sconfitta del movimento operaio negli anni Ottanta, il capitalismo non solo si liberò del suo avversario storico ma inglobò anche coloro i quali sarebbero dovuti diventare i suoi nuovi avversari, portandoli al governo. E infatti in Germania, in Francia, in Gran Bretagna e ovviamente in Italia, si affermarono i leader del centrosinistra, cioè quelli che avevano accettato la sconfitta del 1980 come una liberazione”, ha spiegato il leader comunista.

Nel 1980 – ha concluso Bertinotti – il capitalismo si convinse che era l’ora dell’aut-aut in tutto l’Occidente. E decise di mettere fine al ciclo storico che negli anni Settanta aveva prodotto un forte avanzamento dei diritti sociali e civili. E in Italia la Fiat annunciò quattordicimila licenziamenti. La Fiat, che era stata madre e matrigna, luogo di repressione anti-operaia e di sicurezza del posto di lavoro, aveva pronunciato la parola indicibile“.

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